Un mese fa la comparsa del coccodrillo tra Cammarata e San Giovanni Gemini. Dov’è finito? Un nostro ricordo di 35 anni fa in un invaso abbandonato

Questo ricordo è riaffiorato nella nostra mente dopo una chiacchierata con un sindacalista dei forestali, Franco Cupane, che conosce molto bene l’entroterra siciliano, comprese le aree dove ci sono i tanti invasi artificiali

In queste ore un leone si è avventurato per le vie di Ladispoli. Chissà come, era scappato dalle ‘prigioni’ di un circo e, per qualche ora, ha riassaporato il gusto della libertà. Non era nella savana ma in un Comune della provincia di Roma. Poi è stato acchiappato e riportato nel circo. Questa vicenda ci ha fatto tornare in mente una storia un po’ strana andata in scena in Sicilia un mese fa, tra Cammarata e San Giovanni Gemini, due Comuni dell’Agrigentino praticamente attaccati l’uno all’altro. E’ la storia di un coccodrillo che alcuni abitanti di questi luoghi dicono di avere visto. Un coccodrillo in libertà, proprio come il leone che passeggiava tra piazze e vicoli di Ladispoli. Con la differenza che, come già accennato, mentre il leone in giro per il Comune del Lazio è stato acciuffato e riportato alla sua triste vita nel circo, del coccodrillo siciliano non si è saputo più nulla. Un finale da ‘vecchia Sicilia, insomma: spariu e nuddu sapi nenti.

Come può un coccodrillo sparire nel nulla? Eppure è quello che è avvenuto tra Cammarata e San Giovanni Gemini, nell’Agrigentino

Può un coccodrillo sparire nel nulla? Noi, quando il 14 ottobre scorso abbiamo dato la notizia (qui il nostro articolo), complici anche certi nostri ricordi, ci siamo messi un po’ a fantasticare. Ricordiamo, in particolare, una visita in una diga del centro della nostra Isola alla fine degli anni ’80 del secolo passato. Eravamo finiti lì perché stavamo lavorando a un’inchiesta sugli invasi artificiali lasciati a metà. Questo lago realizzato e abbandonato da qualche decennio, in quel momento, non conteneva molta acqua. In quegli anni in Sicilia c’era un clima subtropicale arido. L’acqua mancava in mezza Isola, tanto che a Palermo avevano piazzato i silos con l’acqua per aiutare i cittadini, dal momento che dai rubinetti di acqua ne arrivava poca, o on ne arrivava affatto. Avevamo deciso di scrivere un’inchiesta sugli invasi artificiali perché allora, in Sicilia, si contavano una cinquantina di questi particolari laghi. Alcuni funzionavano più per dare l’acqua ai centri abitati che agli agricoltori. Poi ce n’erano altri con buoni quantitativi di acqua ma privi di canalizzazioni, con l’impossibilità, di conseguenza, di utilizzare tale acqua; e c’erano le dighe con le canalizzazioni ma con pochissima acqua, che per lo più era fango, visto che, allora come grosso modo oggi, c’era una scarsa o assente manutenzione. Infine c’erano alcuni invasi artificiali abbandonati. Quel giorno ci trovavamo a due passi da un invaso artificiale abbandonato. Come già accennato, non conteneva tantissima acqua. Ma non era certo a secco.

“Qualcuno raccontava che spuntavano animali esotici che entravano e uscivano dal lago artificiale. C’era chi ci credeva e chi non ci credeva”

In questa particolare visita ci accompagnava un signore di quei luoghi. “Quest’anno il lago è messo male perché ha piovuto poco – ci disse il nostro accompagnatore -. Ma quando piove non può immaginare come si riempie d’acqua”. Ricordiamo di aver chiesto come mai era stato abbandonato. Ci rispose che i lavori erano iniziati con i fondi della Cassa per il Mezzogiorno. Nei primi anni ’80 la Cassa per il Mezzogiorno venne sbaraccata e i lavori erano stati interrotti. Noi sapevamo che in tante dighe siciliane c’è chi gli porta i pesci d’acqua dolce per poi pescarli. Qui arrivò il racconto strano. “E’ stato così anche in questo lago artificiale per un certo numero di anni – ci raccontò -. C’era chi pescava con le canne e le lenze da riva e chi andava anche con le barche di plastica. A un certo punto nessuno è andato più a pescare. Qualcuno raccontava che spuntavano animali esotici che entravano e uscivano dal lago artificiale. C’era chi ci credeva e chi non ci credeva”. Questo ricordo di circa 35 anni fa o giù di lì è riaffiorato nei nostri pensieri dopo una chiacchierata con Franco Cupane, segretario regionale dei lavoratori forestali del Sifus Confali Sicilia. Cupane è un grande conoscitore delle aree verdi della Sicilia. A proposito del coccodrillo delle contrade agrigentine ci ha detto: “Che qualcuno abbia introdotto coccodrilli negli invasi siciliani non molto frequentati mi sembra impossibile. Non è impossibile, invece, un altro scenario. Nella nostra Isola non mancano le persone particolari. Non è da escludere che qualcuno, nella propria area recintata, abbia introdotto animali esotici. E allora…”. Insomma, magari per disattenzione qualche animale ogni tanto fugge. E magari se ne va a cercare l’acqua in un invaso artificiale. O anche nei corsi d’acqua, che con le piogge non sono più ruscelli. Alla fine è un racconto che coincide con quanto ci raccontò il signore che ci accompagnò in visita in un invaso abbandonato 35 anni fa: “Qualcuno raccontava che spuntavano animali esotici che entravano e uscivano dal lago artificiale”.

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