Chi non è d’accordo con le tesi di Diego Fusaro su Papa Francesco dovrebbe se è in grado di farlo confutarle non rispondere con la denigrazione del filosofo

Si chiama civiltà. Chi ricorre all’offesa è solo un soggetto che non sa argomentare, forse anche perché non ha argomenti

Riprendiamo spesso i post del filosofo Diego Fusaro. Lo facciamo anche questa volta, sempre con grande piacere. “Nel mio libro La fine del Cristianesimo – scrive Fusaro – ho provato a chiarire per quali ragioni il capitalismo assoluto contemporaneo aspiri a far evaporare definitivamente il cristianesimo e in che senso Bergoglio, anziché opporsi a questo processo, operi acciocché si compia. Ho altresì chiarito, sulle orme di Andrea Cionci e della tesi della sede impedita, perché Ratzinger si oppose a questo processo, rimanendo Papa anche dopo il 2013. Attendo con piacere critiche argomentate. Per ora, purtroppo, non sono pervenute. In compenso, ghigni e diffamazioni, che poco dicono del mio libro e molto sui soggetti che ricorrono a queste strategie, che sono poi l’argomento di chi non ha argomenti”. Il filosofo sottolinea il fatto che oggi, in Italia, sono veramente poche le persone che su argomenti complessi riescono a criticare argomentando. Fusaro, da tempo, critica l’attuale pontefice, Papa Francesco; le sue critiche non vanno a genio, soprattutto a chi ragiona (o quasi…) ‘tifando’ per l’attuale Papa. Chi contesta le tesi di Fusaro sul Papa dovrebbe entrare nello specifico, provando a confutarle. Ma siccome critici del filosofo – questa sembra essere l’amara verità – non ha argomenti o, peggio, non sa nemmeno cosa significa confutare una tesi, si preferisce la denigrazione. Senza comprendere che chi risponde a una tesi che non si condivide non con una corretta confutazione ma con l’offesa non descrive chi sta denigrando: descrive, in realtà se stesso e la propria inadeguatezza.

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