Cosa possono fare i consumatori per evitare di portare in tavola derivati prodotti con grano estero? Una chiacchierata con Margherita Tomasello che produce pasta con grano siciliano

L’analisi della situazione nella nostra Isola e le possibili soluzioni

In queste ore in Puglia i porti sono pieni di navi cariche di grano estero. E il prezzo del grano duro pugliese è andato giù. In Sicilia ieri c’è stata una manifestazione di protesta nel porto di Pozzallo, dove è arrivata la solita nave carica di grano estero. Si può fare qualcosa per difendere i consumatori siciliani? La questione è complicata. Così abbiamo deciso di porre qualche domanda a Margherita Tomasello, imprenditrice nel settore della pasta. Con Margherita siamo legati da una lunga amicizia e conosciamo la sua competenza e la sua correttezza.

Allora Margherita, cosa pensi di questa invasione di grano duro estero?

“La solita vecchia storia. Purtroppo fino ad oggi i nostri governanti si sono riempiti la bocca di evanescenti aiuti che hanno portato a un nulla di fatto. Visto che si parla tanto di Made in Italy e che sembrerebbe che l’attuale Governo nazionale si presente come attento alle produzioni locali, ebbene, si dovrebbe pretendere qualcosa in più del nulla di fatto. Ricordo che il Governo americano, dal 1994 ha messo forti dazi per le importazioni di pasta italiana e turca. Noi invece siamo il Paese dell’accoglienza al contrario. Accogliamo il peggio del mercato alimentare non solo in termini quantitativi, vista l’abbondanza del grano che si coltiva in Italia, ma anche in termini qualitativi, se è vero che dalle nostre parti arriva grano con residui di glifosato e di micotossine. Certo, sono contaminanti presenti entro i limiti di legge. Ma sono comunque presenti, quando invece il grano duro siciliano non continene queste sostanze non esattamente benefiche. Si sa, davanti al potere degli accordi economici tutto diventa relativo”.

Cosa si dovrebbe fare a tuo giudizio?

“Basterebbe copiare gli Stati Uniti d’America che, sotto questo profilo, è virtuoso. Mettere dazi piuttosto forti nell’importazione di grani esteri ed intensificare il controllo nelle aziende. La tracciabilità è fondamentale. Sia nelle industrie, sia tra i piccoli artigiani del settore. È inspiegabile questo enorme afflusso di import di grano duro estero quando la maggior parte delle aziende dichiarano ormai che usano solo grano italiano… Sarà davvero così?”.

Come si potrebbe articolare la tracciabilità del grano duro in Sicilia? Controllando, ad esempio, dove finisce il grano estero che arriva nei molini siciliani?

“Non è semplice ma neanche impossibile. Basterebbe dividere il grano italiano in silos diversi dai grani esteri e così anche per i molini. Basterebbe analizzare le fatture di carico e fare una proporzione sulla resa. Va specificato che tipo di grano si sta vendendo. Il vero problema, poi, è solo ed esclusivamente l’etica dei produttori. Che non è poco”.

I pastifici siciliani, le pizzerie siciliane e i panifici siciliani collaborerebbero?

“Secondo me sì, magari i furbi ci sono sempre, anche i piccoli, gli artigiani a volte cadono nella tentazione. Sappiamo bene che più proteine ha il grano, più tenuta di cottura ha la pasta; e sappiamo anche che il grano duro siciliano non ha proteine elevatissime, anche se i nostri agricoltori fanno un lavoro ottimo proprio per produrre grano duro con un buon valore proteico. Io dico sempre che, al di là della lettura delle etichette, bisognerebbe anche conoscere bene i produttori, la storia, l’etica e come hanno sempre affrontato il mercato. È importante principalmente per la nostra salute ed anche per la nostra economia”.

Una domanda tecnica: quando analizzano il grano estero di solito risulta in regola con i parametri dell’Unione europea. Se non ricordiamo male, questi parametri sono stati cambiati, sia per il glifosato, sia per le micotossine. Per la precisione, sono stati innalzati i limiti relativi alla presenza nel grano sia per il glofosato, sia per le micotossine DON. Tu la mangi la pasta prodotta con grano estero con i parametri cambiati dall’Unione europea?

“Purtroppo l’Europa è il vero danno su questi parametri. Ultimamente sono stati cambiati soprattutto quelle delle micotossine che sono particolarmente dannose per i bambini. Io chiaramente mangio solo la pasta che produco. L’unica cosa che mi sento di dire è che, a breve, con le elezioni europee dovremmo pensare quantomeno di mandare al Parlamento persone veramente interessate ai problemi della Sicilia. Ad oggi mi sembra che gli eurodeputati uscenti abbiano fatto un grande lavoro”.

Tu hai inaugurato una linea di pasta fatta con grano duro siciliano. Ti va di illustrare la tua iniziativa?

“Ho sempre creduto che il lavoro di gruppo sia fondamentale e Sicilia naturalmente è il marchio che riunisce vari produttori artigianali che ho ricercato negli anni. Sicilia naturalmente unisce queste competenze, la mia esperienza e, soprattutto, riflette una storia di anni che continua grazie a queste meravigliose sinergie. Oggi siamo presenti negli aeroporti siciliani e siamo i top seller delle vendite. Abbiamo già un grosso importatore negli Usa e siamo presenti in una catena importante in Francia. Insomma la squadra vince e la squadra è fatta anche dai negozi e dai consumatori che ogni giorno ci scelgono”.

2 commenti

  1. Tutto giusto quello detto dalla Tomasello. Conoscono molto bene la storia della sua famiglia. Per i controlli, sarebbe molto facile tenuto conto che questa grande massa di grano arriva non a locollettame ma, per nave. Fare il controllo nei porti di arrivo dove esistono le traduzioni strutture di controllo. E tutto sarebbe risolto. Non ci vuole l’intelligenza salomonica ma, la buona volontà del buon padre di famiglia.

  2. L’unico modo è bloccare i camion e distruggere il carico.
    Altrimenti e a parer mio è la cosa migliore, uscire dall’Europa.

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *