Gli americani hanno veramente distrutto i siti di arricchimento di uranio dell’Iran? I dubbi di Medvedev. Mentre è certo che i missili iraniani stanno mettendo a ferro e fuoco Tel Aviv e Haifa

Giusto parlare del discorso di Trump dopo l’attacco all’Iran, che resterà probabilmente nella storia. Ma sta passando quasi inosservato il fatto che il sistema di difesa aerea di Israele fa ormai acqua da tutte le parti. Ue assente

Mentre ancora non si conoscono con precisione i danni subiti da tre impianti di arricchimento dell’uranio iraniani colpiti stanotte dai bombardieri USA, bruttissime scene di distruzione arrivano da Tel Aviv e da Haifa (foto sopra di stamattina tratta un canale Telegram). Giusto concentrarsi sugli attacci americani a sorprpresa nei tre impianti nucleari iraniani. Ma non bisogna perdere di vista quello che succede in Israele dove, come leggiamo su un canale Telegram, “il sistema di difesa aerea israeliano, già pesantemente messo a dura prova nelle scorse settimane, sembra ora aver ceduto. Il tasso di impatto dei missili iraniani è altissimo e i danni devastanti. Israele potrà anche intensificare le campagne di attacco in Iran, ma le sue difese appaiono sguarnite”. Controverso il bilancio degli attacchi iraniani in Israele, c’è chi parla di danni lievi alle persone e chi di decine di cittadini israeliani rimasti feriti. Un canale Telegram scrive che alcuni di questi feriti sarebbero addirittura “in condizioni critiche”. Gli attacchi iraniani non sono stati pesantissimi, ma il sistema di difesa israeliano è in grande affanno. Non a caso gli Stati Uniti d’America stanno evacuando il personale della loro ambasciata a Tel Aviv. Non sappiamo come finirà, soprattutto dopo il bombardamento americano. Ma se gli iraniani hanno a disposizione ancora molti missili, ebbene, c’è il rischio che radano al suolo le città israeliane. Non ci sembra una cosa di poco conto: anzi. E l’Unione europea? Assente, come sempre. Ovviamente, gli americani non si fidano dell’Ue. Agli ‘europeisti’ non resta che fare buon viso a cattivo gioco. Ma è chiaro che contano quanto il due di coppe con la briscola a denari.

Senza voler sminuire le dichiarazioni di Medvedev, facciamo fatica a pensare che i terribili missili americani che penetrano 60 metri sotto terra non siano andati a segno

Andiamo agli attacchi degli americani ai tre siti di arricchimento nucleare iraniani. Gli attacchi hanno preso di mira gli impianti di Fordow, Natanz e un deposito di uranio vicino a Isfahan, utilizzando bombardieri B-2 dotati di bunker buster e missili da crociera Tomahawk. Fonti iraniane affermano che non ci sono stati danni critici. Mentre il presidente americano Donald Trump è tranciante: “Abbiamo devastato i siti nucleari”. Sulla stessa lunghezza d’onda il Segretario alla Difesa americano, Pete Hegseth: “Siamo riusciti a distruggere il programma nucleare iraniano, le ambizioni nucleari dell’Iran sono state eliminate. È tornata la deterrenza americana”. In effetti. le bombe utilizzate dai militari statunitensi sono in grado di penetrare in profondità, fino a 60 metri. Difficile che non abbiano prodotto danni. A meno che gli iraniani non hanno spostato il materiale nucleare. Ma si fa fatica a pensare che il Mossad e i servizi di Intelligence americani abbiano ‘bucato’ una notizia così importante. Chi invece dà una versione dei fatti un po’ diversa da quella di Trump è Dmitrij Medvedev, vicepresidente del Consiglio di sicurezza della Federazione Russa: “Cosa hanno ottenuto gli americani con il loro attacco notturno su tre punti dell’Iran? L’infrastruttura critica del ciclo nucleare, a quanto pare, non è stata danneggiata o è stata danneggiata in modo insignificante”. Per Medvedev, stando sempre a quanto leggiamo su un canale Telegram, ci sarebbero “Paesi sono pronti a fornire direttamente all’Iran le loro armi nucleari”.

Ma la gente in Iran non era stanca del regime degli ayatollah? A quanto pare le cose non stanno così e, con molta probabilità, come per la pandemia e per i ‘presunti’ vaccini, i media occidentali non hanno raccontato la verità

Se proprio la dobbiamo dire tutta, a noi le dichiarazioni dei rappresentati di Russia e Cina sembrano importanti, ma non sono dai toni durissimi. Magari non sono di circostanza, ma nemmeno infuocate. Condannano il bombardamento americano e bla bla bla. Fa più impressione, volendo, il silenzio delle cosiddette opposizioni interne al regime teocratico iraniano. In questi anni ci hanno raccontato di una popolazione iraniana in sofferenza per via di un regime religioso oppressivo. Ma almeno fino ad ora non vediamo reazioni da parte della popolazione iraniana, che sembra invece rimanere fedele all’Iran dell’ayatollah, Ali Khamenei. Questo, almeno, è ciò che vediamo e leggiamo. Ovviamente, l’amministrazione Trump si sta preparando alla possibilità di ritorsioni da parte dell’Iran e i prossimi due, tre giorni saranno importanti. Basi americane sono presenti un po’ in tutto il mondo, compreso il Medio Oriente dove, per inciso, si trovano circa 40 mila soldati americani sparsi tra sette Paesi (qui un articolo). In questo senso il Corpo delle Guardie della Rivoluzione islamica (IRGC) iraniano ha buon gioco a far sapere che “il numero, la dispersione e le dimensioni delle basi militari statunitensi nella regione” le rendono vulnerabili (notizia che leggiamo su un canale Telegram). Staremo a vedere.

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