Gli incendi boschivi, parla Giuseppe Fiore (Sifus): “Le opere di prevenzione del fuoco in Sicilia mai completate”

Non solo: almeno il 20% degli operai forestali che dovrebbe lavorare 78 giorni all’anno non ha lavorato nemmeno un giorno. In compenso hanno lavorato gli aerei Canadair…

Sono bastati due giorni di vento di scirocco e in Sicilia ed è scoppiato il caos incendi. La sensazione è che nei boschi della nostra Isola e anche nelle aree comunali e private non siano state effettuate le opere di prevenzione del fuoco. Gli operai forestali hanno avuto il tempo e la possibilità di lavorare alla prevenzione degli incendi? Abbiamo posto questa ed altre domande a Giuseppe Fiore, segretario regionale del Sifus Confali operai forestali. Per la cronaca, questa organizzazione sindacale si batte da anni per la stabilizzazione degli operai forestali. “L’80% degli operai forestali – ci dice Fiore – è stato assunto i primi giorni di Maggio fino a fine Luglio. A causa delle piogge che si sono protratte fino a di Giugno, i lavori di prevenzione degli incendi (ripulitura, fasce tagliafuoco) sono iniziati a metà Giugno. Nel frattempo si sono fatti lavori selvicolturali. Le opere di prevenzione non sono state completate per carenza di giornate lavorative e operai forestali. Ad oggi almeno il 20% di operai forestali che fanno 78 giorni di lavoro l’anno sono a zero giornate“.

Sarebbe interessante capire quanti soldi il Governo regionale ha ‘risparmiato’ sugli operai forestali non avviandoli al lavoro e quanti soldi ha invece speso per pagare il servizio degli aerei Canadair antincendio. Gli arbusti secchi nel Parco della Favorita e in altre aree di Palermo

Scopriamo così quello che abbiamo intuito: e cioè che l’attuale Governo regionale ha ‘risparmiato’ sugli operai forestali. Non c’è da stupirsi, quindi, se i boschi siciliani pieni si erbe secche ed arbusti secchi siano stati dati alle fiamme dai soliti criminali. Sarebbe interessante capire quanti soldi il Governo regionale ha ‘risparmiato’ sugli operai forestali non avviandoli al lavoro e quanti soldi ha speso per pagare il servizio degli aerei Canadair antincendio. Ricordiamo che fino a qualche anno fa un’ora di volo di un Canadair costava 14 mila euro l’ora. Ci auguriamo che a Sala d’Ercole qualche parlamentare di opposizione presenti un’interrogazione al Governo chiedendo tali dati. Fino a quando non si farà chiarezza su questo punto – anche dal punto di vista contabile – avremo altri incendi boschivi. Nei giorni scorsi abbiamo scritto e pubblicato il seguente articolo: “La Sicilia è piena di arbusti ed erbe secche e poi si chiedono perché gli incendi non danno tregua”. Non ci siamo sbagliati. Siccome nei giorni scorsi abbiamo appurato con i nostro occhi che a Palermo il Parco della Favorita, l’area verde del quartiere ZEN e altre aree della città sono piene di erbe secche e arbusti secchi, chiediamo a Fiore chi è che si deve occupare della rimozione di questi residui vegetali infiammabili, considerato che in Sicilia il rischio incendi si protrae fino a Novembre inoltrato. Lapidaria la risposta del segretario regionale del Sifus operai forestali: “Delle aree verdi della città di Palermo si deve occupare il Comune con relativo personale o in convenzione attraverso personale forestale“.

In Sicilia non esiste una programmazione delle opere di prevenzione degli incendi. Il Governo regionale va avanti alla giornata. I risultati disastrosi di questa politica forestale sono sotto gli occhi di tutti

Altra domanda: abbiamo la sensazione che anche l’attuale Governo regionale di Renato Schifani abbia privilegiato Corpo forestale, Protezione civile e aerei Canadair al posto degli operai forestali, con riferimento soprattutto all’attività di prevenzione degli incendi. E’ così? “Si continua sulla scia dei passati Governi regionali – ci risponde Fiore -. Non si esegue la programmazione annuale con relativa stabilizzazione del personale forestale per i lavori di prevenzione incendi e per i lavori selvicolturali, secondo le necessità del ciclo biologico dei boschi e le necessità di manutenzione del territorio regionale”. Insomma, nessuna programmazione delle opere di prevenzione degli incendi, che rimangono sulla carta. Altro argomento: i responsabili degli incendi boschivi, che sono quasi tutti dolosi. Sullo sfondo c’è sempre l’accusa demenziale agli operai forestali di appiccare gli incendi per ‘creare’ lavoro per gli stesso operai forestali. Chi è che, secondo voi, dà fuoco ai boschi? E che tecniche utilizzano? Perché da qualche anno a questa parte si registrano incendi boschivi in tante parti del mondo dall’Alaska alla California, dalla Russia all’Europa, dall’Africa al Sudamerica. Da Maggio, ad esempio, sono in fiamme i boschi del Canada e sembra che le fiamme abbiano incenerito quasi 14 milioni di ettari di boschi, quasi il 10% del patrimonio boschivo di questo Paese. Che sta succedendo? “Dal mio modesto punto di vista – risponde sempre Fiore – chi brucia i boschi e le aree a verdi dei vari territori sicuramente fa parte di organizzazioni malavitose che si muovono per interessi puramente economici e di parte. Il problema è che a questa guerra dichiarata all’ambiente e al territorio i vari governi non rispondono mettendo in atto tutti gli strumenti preventivi e repressivi utilizzando uomini e mezzi all’altezza degli annunciati danni a cose e persone”.

Chi è che si oppone alla stabilizzazione degli operai forestali della Sicilia?

Noi abbiamo più volte proposto – a partire dal Novembre del 2021, anno di grandi ed estesi incendi boschivi in Sicilia – l’assunzione in pianta stabile di almeno 30 mila operai forestali che dovrebbero tutelare il verde siciliano 365 giorni all’anno, con riferimento anche al verde privato e al verde dei Comuni, spesso abbandonati. In raccordo, ovviamente, con privati e amministrazioni comunali. Chi è che si oppone alla stabilizzazione degli operai forestali? Che interessi si celano dietro la volontà di lasciare gli operai forestali nel precariato? “Intanto – dice sempre il segretario del Sifus operai forestali – bisogna precisare che ad oggi gli operai forestali sono circa 16 mila unità divisi in 4 contingenti: operai a tempo indeterminato (1200) e a tempo determinato che prestano servizio 78 giorno all’anno, 101 giorni all’anno e 151 giorni all’anno. Nel complesso, gli operai a tempo determinato sono circa 14 mila e 800; di questi, circa 5000 vengono utilizzati per il servizio antincendio boschivo, mentre la rimanente parte si occupano di realizzare opere selvicolturali, di manutenzione e di prevenzione. La responsabilità della mancata stabilizzazione degli operai forestali, precari da oltre 40 anni, ricade sui governi regionali e nazionali che si sono succeduti fino ad oggi. Si continua a lucrare sulla precarizzazione degli operai forestali per fini elettorali e interessi sindacali – vedi l’articolo 46 bis del CCNL 2021 -2024 firmato dai sindacati CGIL, CISL, UIL che hanno sancito per legge la stagionalità dei lavori forestali e quindi la precarizzazione di chi ci lavora” (come potete leggere qui).

Gli incendi boschivi predispongono il territorio al dissesto idrogeologico in una Sicilia dove, senza incendi dei boschi, la situazione è già assai problematica

Ultima domanda: qual è la ‘ricetta’ del Sifus per porre fine agli incendi boschivi in Sicilia? Fiore non si tira indietro: “La ricetta del Sifus, organizzare sindacale nazionale nata per la stabilizzazione dei lavoratori forestali, che da alcuni anni si occupa anche di altre categorie (Consorzi di bonifica, ESA, ecc) è la stabilizzazione degli operai forestali, attraverso una riforma che faccia sistema con il territorio, il patrimonio boschivo, il turismo e il lavoro, progettando interventi anche a valere sui fondi extra regionali, sull’esempio di quanto avviene in altre Regioni italiane, vedi Campania, Calabria, Basilicata e via continuando. In conclusione, senza la presenza e il presidio dei lavoratori forestali tutto l’anno difficilmente si potranno reprimere gli incendi, vera e propria piaga sociale e ambientale che incide negativamente sulla qualità dell’aria che respiriamo, sui cambiamenti climatici, aumentando i rischi di dissesto idrogeologico“.

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