I sommi sacerdoti e i farisei sapevano che Gesù li ‘sgamava’ così cercarono di catturarlo ma la paura della folla che lo riteneva un profetà li fermò

di Frate Domenico Spatola

1 Marzo 2024, Venerdì della seconda Domenica di Quaresima: Matteo 21, 33-43.45

La Storia di Israele fu raccontata da Gesù ai capi dei sacerdoti, in parabola. La vigna, che Dio aveva piantata, era il suo popolo. Non mancò di arricchirla di attenzioni. Affittuari furono i capi religiosi. Avrebbero dovuto, a tempo debito, condividere con il padrone i benefici. Questi da lontano, nel tempo del raccolto, mandava i suoi uomini, a richiedere la parte spettante. I coloni li uccidevano. A più riprese, perché il padrone della vigna, da inguaribile ottimista continuava a credere nella loro conversione. Tutti i profeti però fecero la stessa orrenda fine. Pensò, in ultimo, di inviare il proprio Figlio. Unico ed erede. Al vederlo, si dissero: “Uccidiamolo, e saremo i padroni della vigna!”. La provocazione finale fu diretta: “Cosa farà il Signore?”. La sentenza la emisero da se stessi: “Farà perire quei malvagi!”. Continuò Gesù, applicando a sé la sorte della “pietra che, scartata dai costruttori, era diventata fondamento di costruzione”. Amaro il finale per i capi che finalmente compresero che parlava di loro e, presto, altri li avrebbero sostituiti. Volendo però catturare Gesù, non riuscirono, per paura della folla che lo riteneva un profeta.

Foto tratta da La Luce di Maria

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