La parabola immortale del “figlio prodigo” ci dice che Dio è padre crea la vita e unisce

di Frate Domenico Spatola

2 Marzo 2024, Sabato della seconda Domenica di Quaresima: Luca 15,1-3.11-32

L’uomo divide e separa. Da fariseo. Dio è Padre crea vita e unisce. È il senso della parabola immortale, che va sotto nome di “figlio prodigo”. Ma prodigalità è virtù e si addice piuttosto alla generosità del Padre che si svelò anche madre dei due figli, rivali tra loro e insensibili con il genitore. Il più giovane pretese anzitempo l’eredità che gli spettava per andarla a scialacquare lontano con quelli della sua risma. Abbandonato dai falsi amici, nel bisogno fece anche il porcaio e, per la fame, pensò di fare ritorno dal Padre per un posto da sguattero nelle sue cucine. Continuava a non conoscerlo e a non immaginare lontanamente lo speciale trattamento che a lui avrebbe riservato il padre. Infatti gli corse incontro, lo abbracciò e lo baciò. Quel figlio morto era per lui risorto, e lo riaveva in casa con il vestito dell’erede. Per lui la festa più grande, con suoni, balli e il vitello ingrassato, ucciso per il banchetto. Il figlio maggiore, al ritorno dai campi, non sopportò la festa nella casa, e rimproverò al Padre tanta prodigalità per un figlio scialacquatore. Il padre gli ricordò che era suo fratello, e che toccava anche a lui festeggiarlo, perché da morto era finalmente risuscitato. I farisei, destinatari della parabola, ascoltarono ma preferirono, come il figlio maggiore, a non condividere con i peccatori l’eredità del Padre: il suo amore.

Foto tratta da Paoline

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