Il contestatissimo depuratore consortile di Priolo verrà finalmente bloccato per chiudere la pagina dell’inquinamento ambientale o continuerà ad operare?

A deciderlo sarà la Consulta che dovrà esaminare un ricorso della Magistratura di Siracusa

Ancora una volta la Magistratura si sta sostituendo alla politica siciliana per provare a tutelare i cittadini siciliani dalla politica siciliana. La storia è quella del depuratore consortile di Priolo, un mega impianto che si stende per circa 18 ettari. Per essere chiari: un ettaro equivale a 10 mila metri quadrati, 18ettari sono 180 mila metri quadrati. Il problema non sta solo nell’estensione mostruosa di questo depuratore: il problema è che questo depuratore inquina l’ambiente. E lo fa in un angolo della Sicilia che da decenni viene massacrato dall’inquinamento nel nome della chimica ‘pesante’ con la connivenza di politici e sindacalisti. Il motto è sempre lo stesso: sì, è vero, si inquina, però l’operai travagghianu. Già, gli operai lavorano mentre i morti e i malati nel ‘triangolo’ Augusta-Priolo-Melilli, in provincia di Siracusa a causa dell’inquinamento provocato da raffinerie e da industrie chimiche non si contano più. Riordiamo che nel mare di Augusta, negli anni passati, hanno buttato tanto di quel mercurio che ancora oggi nessuno sa come toglierlo dai fondali marini di queste zone. Anche allora, se non fosse stato per un giovane magistrato, le industrie chimiche, per ‘risparmiare’, avrebbero continuato a inquinare con la connivenza di politici e sindacalisti del luogo. Quello che succede oggi con il depuratore di Priolo: è stata la Magistratura a bloccarlo non certo politici e sindacalisti siciliani. Ora sulla vicenda l’ultima parola la pronuncerà la Corte Costituzionale. Riassumiamo. (sopra foto del depuratore di Priolo della Regione siciliana)

Il grande inghippo internazionale che va in scena a Priolo all’ombra del depuratore consortile tra russi e israeliani

La Magistratura ha provato a bloccare lo scempio ambientale di Priolo. Ma è intervenuto il Governo nazionale con un decreto che, nella testa di politici e sindacalisti, dovrebbe travolgere le iniziative della Magistratura a tutela dei cittadini. La tesi di chi comanda è che siccome il depuratore consortile di Priolo ha un interesse “strategico” non può essere bloccato. La vicenda è finita sui tavoli della Corte Costituzionale, su ricorso della Magistratura di Siracusa. Come leggiamo in un articolo di LiveSicilia, “Secondo la Procura di Siracusa, i decreti ‘salva Isab/Ias’ vìolano i principi di bilanciamento tra le esigenze dell’attività produttiva e dell’occupazione e la tutela della sicurezza sul luogo di lavoro, della salute e dell’ambiente”. L’Isab, per la cronaca, è una grande raffineria di petrolio oggi gestita dai russi e dagli israeliani. E’ stato il Governo israeliano di Netanyhau a dare una mano alla Lukoil, la multinazionale russa che negli anni passati ha acquisito la raffineria di Priolo. La Lukoil avrebbe dovuto essere penalizzata dalle sanzioni contro la Russia adottate dall’Occidente. Di fatto i russi hanno aggirato le sanzioni grazie a Israele (i retroscena di questo accordo li trovate qui). Secondo Legambiente, i Decreti del Governo nazionale dello scorso Settembre avrebbero di fatto aggirato le iniziative della Magistratura a tutela della salute dei cittadini (come potete leggere qui). Sarà interessante capire cosa deciderà la Corte Costituzionale: darà ragione alla Magistratura (che a nostro modesto avviso ha ragione da vendere)? O darà ragione al Governo nazionale e, di conseguenza, il depuratore potrà continuare a funzionare?

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *