Il disavanzo della Regione siciliana? Un imbroglio romano: una riflessione del professore Massimo Costa del 2021. Sbagliato l’accordo di Schifani a Roma

Domani racconteremo perché l’accordo finanziario siglato dal presidente della Regione siciliana con il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti è sbagliato. In questo articolo si illustrano i presupposti errati su cui si fonda il nuovo accordo finanziario tra Sicilia e Stato

Questo articolo riprende una riflessione del professore Massimo Costa, docente di Economia all’Università di Palermo, del gennaio 2021. Si racconta del disavanzo della Regione che è stato provocato dallo Stato. E’ interessante leggere questo articolo, perché in queste ore il presidente della Regione siciliana, renato Schifani, ha siglato un nuovo accordo con il Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che penalizza ancora una volta la Sicilia. Di questo nuovo accordo scriveremo domani. Intanto cerchiamo di capire cos’è e come nasce il disavanzo della Regione siciliana. La parola al professore Costa:

Il disavanzo della Regione siciliana lo ha creato lo Stato nel 2015, quando il Governo e l’Assemblea regionale siciliana, ‘schiavi’ di Roma, hanno rinunciato a circa 6 miliardi di euro di crediti che la nostra Regione vantava verso lo Stato. Non solo Roma si è tenuta circa 6 miliardi di euro nostri, ma ha creato un ‘buco’ (il disavanzo) che ci sta facendo pagare! Così gli ignari cittadini siciliani stanno pagando due volte!

“E allora ricapitoliamo – scrive Costa -. La spesa pubblica pro capite in Sicilia è già tra le più basse in Italia, questo si deve mettere come premessa. L’economia siciliana è crollata nel 2020 per effetto dei provvedimenti conseguenti alla crisi del Covid-19, e con essa il gettito tributario di cui solo una parte viene girata dallo Stato alla Regione per provvedere a quasi tutti i servizi pubblici. Lo Stato negli anni passati ha strangolato la Regione, costringendola nel 2015 a rinunciare a tutti i crediti tributari che vantava presso lo Stato, e facendola precipitare in un disavanzo pauroso, da ripianare nei prossimi trent’anni”. Qui il professore Costa spiega con parole semplici quello che lo Stato italiano sta facendo pagare a 5 milioni di Siciliani: “Per capirlo meglio – scrive il docente universitario – noi in trent’anni non stiamo ‘restituendo un debito’, ma stiamo ‘restituendo un credito’ che avevamo, peraltro lo stiamo restituendo dopo averlo già regalato. Questo disavanzo è comunque una partita puramente contabile, non è un debito vero. Quando i residui attivi sono risultati inesigibili, l’amministrazione ha già fatto fronte in qualche modo a questo ammanco: o con nuovi debiti o con tagli. Quindi si tratta di una partita puramente contabile. Ripianare il ‘disavanzo’ significa solo realizzare spaventosi avanzi che vanno a finire alla Tesoreria unica, quindi in sostanza allo Stato, ma non ne beneficia nessuno. La crisi del mancato gettito dovuta al Covid (l’abbiamo già illustrato qui) ha visto la Sicilia come l’unica Regione che non ha ricevuto niente: meno di un quinto pro capite di quanto riconosciuto alla Provincia autonoma di Bolzano (30 milioni in tutto). In queste condizioni il Bilancio la Regione non riesce più neanche a chiuderlo, se non a prezzo di sanguinosi tagli, a meno che lo Stato non consenta di spalmare per molti anni questo impagabile (e inconsistente nella sostanza) disavanzo, in modo da tenere la Sicilia sempre al guinzaglio. Lo Stato ‘c’è’ come dice Provenzano (si riferisce all’ex Ministro per il Sud, Giuseppe Provenzano ndr), ma in cambio letteralmente ricatta la Regione: io ti faccio chiudere i bilanci, ma tu in cambio devi: Rinunciare di fatto a TUTTA la tua autonomia recependo la normativa statale sino alle virgole, molto più delle stesse Regioni a Statuto ordinario; fare tagli spregiudicati alla spesa pubblica, PER I PROSSIMI DIECI ANNI”.

Il problema è che la Sicilia è una colonia di sfruttamento dell’Italia. I Siciliani al potere sono i migliori collaborazionisti di questo sistema, sia che siedano a Palermo, sia che siedano a Roma

“Quindi, in sostanza – precisa il professore Costa (nella foto sopra) – lo Stato dà, come risposta alla crisi in Sicilia, soltanto maggiori tasse (le addizionali saranno sparate tutte al massimo) e maggiori tagli. Lo Stato italiano è la nostra Trojka. L’Italia vuole la MORTE della Sicilia. Non c’è altra interpretazione davanti a questi numeri”. A questo punto il professore Costa cita il predecessore del presidente Schifani, l’ex presidente della Regione, Nello Musumeci, e il predecessore dello stesso Musumeci, l’ex presidente Rosario Crocetta. “Musumeci – scrive il professore Costa – sigla accordi peggiori di quelli siglati da Crocetta a suo tempo (incredibile vero?). E se la qualità della vita in Sicilia sarà pessima, se non ci saranno soldi né per la raccolta dei rifiuti, né per i trasporti pubblici, né per qualunque prospettiva di sviluppo, sappiamo qual è il nostro problema. Il problema è che la Sicilia è una colonia di sfruttamento dell’Italia. I Siciliani al potere sono i migliori collaborazionisti di questo sistema, sia che siedano a Palermo, sia che siedano a Roma. Dei parlamentari eletti in Sicilia non ho grandi notizie. A questo punto anche un grande sciopero fiscale, se ben organizzato, credo sia legittimo secondo il diritto naturale, di fronte a questa palese apartheid alla quale siamo condannati. Se non mi credete, e se avete stomaco, leggete la tabella che trovate alla fine nell’articolo che trovate qui“.

Foto del presidente Renato Schifani tratta da Antudo

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