Il mistero dei migranti che non arrivano più a Lampedusa dalla Tunisia e le verità scomode sui migranti che arrivano dalla Libia: 531 solo in queste ore

Per non arrivare più migranti dalla Tunisia qualcosa deve essere accaduta. Con molta probabilità, i fatti li conoscono i vertici della Re, il Governo italiano e la Repubblica della Tunisia

Nei giorni scorsi una barca di grandi dimensioni con 426 migranti. In queste ore una seconda banca, un po’ più grande della prima, con 531 migranti (foto sopra tratta da PalermoLive). Entrambe le imbarcazioni sono arrivate a Lampedusa dalla Libia. Dopo gli sbarchi incontrollati di qualche mese addietro, quando il numero di migranti ha superato il numero degli abitanti di Lampedusa, dalla Tunisia non giungono più migranti (ricordiamo che qualche mese fa a Lampedusa sono sbarcati oltre 6 mila migranti arrivati dalla Tunisia, cosa mai accaduta prima di allora). Come mai non arrivano più migranti dalla Tunisia? In genere, queste cose non avvengono per magia. Ricordiamo che nei giorni caldi, quando Lampedusa era piena di imbarcazioni di migranti arrivate dalla Tunisia erano in corso le trattative tra l presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, il capo del Governo italiano, Giorgia Meloni, e il presidente della Tunisia, Kaïs Saïed. In pratica, La Ue offriva soldi alla Tunisia per bloccare le partenze di migranti. All’inizio Kaïs Saïed dichiarava a chiare lettere che la cifra offerta dall’Unione europea con il cosiddetto Memorandum era troppo bassa. La Ue offriva poco meno di 130 milioni di euro. Una cifra che il presidente tunisino definiva “elemosina”. Poi sulla vicenda è calato il silenzio. Nei giorni successivi, con il mare che era una tavola, si è improvvisamente interrotto il flusso di migranti tunisini a Lampedusa e in Sicilia. Cosa è avvenuto? Che accordi sono stati siglati tra Ue, Italia e Tunisia? Qualcosa deve essere successa, perché la fine del grande flusso di migranti dalla Tunisia verso Lampedusa non può essere spiegato altrimenti.

Si è interrotto il flusso di migranti dalla Tunisia ed è iniziato il flusso di migranti dalla Libia

Si è interrotto il flusso di migranti in arrivo dalla Tunisia ma ha ripreso vigore il flusso di migranti che arrivano a Lampedusa dalla Libia. In pochi giorni sono arrivati quasi mille migranti. E’ cambiata la metodologia: dalla Tunisia arrivavano tanti barchini, dalla Libia arrivano barconi. In entrambi i casi queste imbarcazioni non possono affrontare la traversata senza l’ausilio delle cosiddette navi-madri: grandi imbarcazioni che accompagnano fino sotto le coste della Libia barconi zeppi di migranti. Succedeva con i tanti barchini che arrivavano dalla Tunisia, succede ora con i barconi che arrivano dalla Libia. Con i barchini che arrivavano dalla Tunisia sembrava che il prezzo pagato dai migranti per attraversare il Mediterraneo fosse sceso; oggi invece apprendiamo che ogni migrante che arriva dalla Libia a Lampedusa paga non meno di 4 mila e 700 euro. Molti si chiedono dove trovano tanti soldi i migranti che arrivano a Lampedusa e, in generale, in Sicilia, dalla Libia. Lo ha illustrato Michelangelo Servegnini. regista di un film – L’urlo – che in un’intervista rilasciata lo scorso anno racconta una tesi scomoda sui migranti: scomoda soprattutto per le ONG. Il film è stato censurato. Servegnini è anche autore di un libro: Senza speranza senza paura.

Cosa c’è dietro il flusso di migranti che arriva a Lampedusa dalla Libia? Ci sono due verità: la verità delle ONG e la verità raccontate da un regista scomodo che è stato censurato, Michelangelo Servegnini

Cosa racconta Servegnini? “La maggioranza dei migranti in Libia – ha raccontato il regista – non chiede di arrivare in Europa, in Italia, ma di essere riportata a casa. Sembrerebbe inspiegabile, secondo la consueta narrazione, ma bisogna scendere in profondità nelle storie di questi ragazzi per capirlo. La maggior parte di loro arriva in Libia dietro raggiro, attraverso un sofisticato sistema di tratta di esseri umani. Raccontano loro che raggiungeranno l’Europa in tre mesi, invece dopo quattro anni si ritrovano ancora bloccati in stato di schiavitù. Solo uno su diciotto sbarca effettivamente in Italia, gli altri diciassette non ci approderanno mai“. A questo punto una domanda è d’obbligo: chi è stato raggirato e, magari, vuole tornare nel proprio Paese di origine, perché non lo fa? Lo spiega nell’intervista lo stesso regista: “Sulle loro gambe non possono farlo perché di mezzo c’è il deserto del Sahara. E le mafie non forniscono il servizio a ritroso. L’unica è che qualcuno li carichi su un aereo, come ad esempio l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, che ha rimpatriato 60 mila migranti negli ultimi cinque anni, con voli volontari e gratuiti. Ma le stesse autorità di Tripoli non li autorizzano troppo volentieri, perché hanno bisogno di mantenere una costante forza lavoro gratuita di neri africani”. Morale: queste persone, una volta raggirate, nella stragrande maggioranza dei casi restano in Libia per essere sfruttate. A questo punto l’intervistatore chiede: “Aspetti, sta dicendo che non è vero che le milizie di Tripoli fermano i migranti, come ci viene raccontato?”. Agghiacciante la risposta di Servegnini: “Non è affatto così. Al contrario, li sfruttano. Per questo dico che le milizie non hanno fermato la migrazione, l’hanno aumentata. Il loro vero scopo è portare questi ragazzini in Libia per farli diventare schiavi e sottoporli impunemente a tortura a scopo di estorsione, in combutta con le mafie subsahariane”. Il regista racconta che tutto questo avviene nella Tripolitania, che rappresenta il 20% del territorio libico controllato da gruppi armati. Mentre il resto della Libia è uno Stato sovrano con un Parlamento eletto dai cittadini e un Governo. Per il regista oggi non c’è una grande informazione, né sulla Libia, né sulle vere cause delle migrazioni. “Ci hanno portato a parlare dei poveri cristi che muoiono in mezzo al mare, così ci siamo dimenticati della vera storia: le cause politiche. Noi abbiamo finanziato queste milizie perché saccheggino ogni anno il 40% del petrolio libico. Ma in realtà i migranti danno anche un’altra risposta”. Amare le conclusioni di Servegnini: “Mi sono reso conto che la realtà sul campo in Libia è completamente capovolta rispetto a quanto è stato raccontato in Europa e in Italia negli ultimi dieci anni. Allora, se è possibile depistare completamente un intero Continente su un fatto così grave, a quel punto ci possiamo permettere di tutto. Il controllo del consenso è peggiore rispetto a un regime totalitario. Questa è la mia conclusione” (qui trovate per esteso l’articolo di DiariodelWeb).

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