Il ricordo di un viaggio in Normandia e poi a Lisieux sulle orme di Santa Teresa del Bambino Gesù dichiarata Dottore della Chiesa da Giovanni Paolo II

di Frate Domenico Spatola

“Finalmente sullo sfondo vidi il grande complesso che oggi ingloba il monastero che fu per nove anni l’abitat della Santa”

Fui turista in Normandia. Visitai il luogo dello sbarco degli Americani il 6 giugno 1944. Lunghissima costa pianeggiante di sabbia e senza scogliera. Emergente l’edificio museo dei cimeli dello sbarco e del cruento conflitto. Anche il cimitero di croci bianche e di stelle a sei punte, sterminato a perdita d’occhio sulla collina, ben curata per gli eroi, mi impressionò coi loro nomi e l’anagrafe impietosa dell’età troppo giovane. “Tutti ventenni, morti per garantirmi libertà”, pensavo e dissi una prece, ne sentivo necessità e come a richiesta da loro, che immaginavo pulsanti nei loro cuori interrati. Mi trasfigurai pellegrino. Conclusi opportunamente il viaggio a Lisieux, che non mi parve lontana. Ero stato devoto di Santa Teresa del Bambino Gesù, affascinato dalla sua spiritualità. Quel mattino di fine Agosto era fresco e il paesaggio luminoso ad ogni curva della statale dal panorama conciliante con la vita e la natura. Finalmente sullo sfondo vidi il grande complesso che oggi ingloba il monastero che fu per nove anni l’abitat della Santa. Vi entrò a quindici anni, oer deriga all’età canonica che era di sedici, e vi morirà a ventiquattro per malattia ai polmoni.

Iniziò il suo cammino a quindici anni, un cammino, fatto di piccole cose ma vissute con crescente amore per il suo Gesù

Breve la vita, ma intensa di spiritualità autobiografica nella “Storia di un’anima”. In linguaggio semplice e accattivante per esperienze speciali narrate con la disinvoltura del feriale vissuto. Le tre sorelle l’avevano preceduta in monastero. Anche Teresa, morta la mamma, le voleva seguire. Ma per l’età necessitava la dispensa papale. Con il Papà, cui era legatissima, venne a Roma, per l’udienza con Leone XIII. Ottenne quanto chiesto, e nel monastero di Lisieux a quindici anni iniziò il suo cammino, fatto di piccole cose ma vissute con crescente amore per il suo Gesù, ricordato nel nome assunto “bambino” come lei. Era alla ricerca della “piccola via”, e narra di averla trovata negli Scritti dell’apostolo Paolo. Vi lesse che la Chiesa come “corpo” ha tante membra, e ciascun membro una funzione. Essa si ricavò la sua. Sentì che doveva essere il cuore pulsante vitalità d’amore. Improntò così, ogni gesto all’ideale, cui era tendente per natura e ora consapevolmente per grazia, e lo propose alle Novizie di cui fu Maestra. Avevo letto e riletto più volte la sua “Storia…”, la intesi fare mia, e con soddisfazione, qualche anno dopo anche Giovanni Paolo II, per questo Scritto, e il metodo originale e innovativo che in tante anime aveva facilitato spiritualità intensa, la dichiarò “Dottore della Chiesa”. Quel mattino stetti chiesa, considerando che Dio l’aveva glorificato per la semplicità, “avendo svelato ai piccoli i misteri del Regno”. Tutto parlava di lei, riprodotta distesa serena, sotto l’altare maggiore e meta incessante dei pellegrini come me.

Foto tratta da San Francesco

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