In effetti all’ospedale ‘Cervello’ di Palermo, ormai ‘Ruota di scorta’ di Villa Sofia, ci mancavano solo le sbarre per il pagamento all’ingresso a spese dei cittadini

Davvero una scelta notevole che risolve alla radice tutti i problemi di questo ospedale…

di Settimio Augusto III

Martedì 7 Novembre, ore 7 e 56, ospedale ‘Cervello’ di Palermo. Va in scena una grande novità. La Regione siciliana ha finalmente aumentato il numero dei medici in servizio, con riferimento soprattutto al Pronto soccorso? Ha incrementato il numero degli infermieri e dei posti letto nei vari reparti? Ha finalmente coperto con la gabbia di Faraday il deposito di ossigeno? Niente di tutto questo: la novità ‘intelligente’ è il ripristino del pagamento per chi deve entrare in questo ospedale, un tempo fiore all’occhiello della sanità di Palermo e della Sicilia, oggi sgarrupata ‘ruota di scorta’ dell’ospedale Villa Sofia. Un ‘regalo’ che ai cittadini palermitani da parte del Governo ribaltonista di Raffaele Lombardo 2008-2012 che, in materia di gestione della sanità, è stato il peggiore Governo della storia dell’Autonomia siciliana. E’ stato il Governo Lombardo a ‘squagliare’ l’ospedale ‘Cervello’ dentro Villa Sofia, determinando la crisi ormai irreversibile di quello che fu uno dei migliori ospedali della Sicilia.

Una totale mancanza di indicazioni con la confusione che regna sovrana

Dunque ieri ci siamo accorti della grande novità del ‘Cervello’. All’entrata, però, non c’è alcuna indicazione. Insomma, si procede alla siciliana… Chi vuole, invece di dirigersi verso la sbarra di entrata dove si prende il cartoncino per accedere all’ospedale, può procedere sulla destra verso la rampa di accesso che porta al Pronto soccorso. Del resto, se non c’è alcuna indicazione perché non percorre questa strada? Superata l’entrata del Pronto soccorso si procede verso la discesa della rampa e qui c’è la sbarra chiusa. Quindi si può percorrere la rampa – ribadiamo, non c’è alcuna indicazione che lo vieta – ma per uscire c’è una prima sbarra. Attendiamo due o tre minuti e la sbarra si alza. Qualcuno ci ha graziati? Chissà. Arriviamo così alla sbarra di uscita dall’ospedale. Qui troviamo cinque o sei addetti. Inevitabile la riflessione: al Pronto soccorso di questo ospedale mancano medici e infermieri ma alla sbarra di entrata e di uscita ci sono cinque o sei persone. Insomma, qui il personale abbonda. Ci chiedono il cartoncino che, ovviamente, non possiamo esibire perché non l’abbiamo. Spieghiamo che abbiamo accompagnato un nostro congiunto che lavora in questo ospedale. “Sì, ma lei per entrare con l’auto deve passare da qui”. A parte l’irrazionalità e il disagio che si crea a chi lavora qui, ribattiamo: “Scusate, perché non mettete un cartello con l’indicazione? Se sulla destra la strada per accedere al Pronto soccorso è libera, perché una persona sana di mente, per accompagnare qualcuno, dovrebbe passare da questa parte?”. Nessuna risposta.

Si paga dopo venti minuti per incassare di più sulla pelle dei cittadini

Questo già dà la misura della disorganizzazione di questo ospedale. Nel pomeriggio cambierà qualcosa? No. Alle 15 e 45 di ieri siamo di nuovo all’ospedale ‘Cervello’. Ancora nessuna indicazione. Per evitare discussioni passiamo dalla sbarra per prendere il cartoncino. Sulla sinistra della sbarra di entrata c’è la sbarra di uscita. Dove si è formata un fila di cinque-sei automobili. Perché? Perché un signore anziano si rifiuta di pagare. “Sono venuto a trovare mia moglie che è ricoverata – dice il signore che dovrebbe essere un ultrasettantenne -. Ho controllato l’orario e sto uscendo prima di mezz’ora. Non devo pagare nulla”. Replica uno dei cinque-sei addetti alla sbarra: “Se un’auto sosta dentro l’area dell’ospedale più di 20 minuti deve pagare. Lei ha superato i venti minuti e deve pagare”. Il signore anziano si rivolge a noi: “Ma non è un’assurdità? Ho portato una cosa a mia moglie e devo pagare. Io non pago”. Nel frattempo noi abbiamo pigiato il bottone per prendere il cartoncino di entrata. Una, due, tre quattro, dieci, venti volte. Inutile rivolgerci all’addetto che cerca di convincere il signore anziano a pagare per uscire. Non ci resta che abbassare il finestrino di destra e, come diciamo dalle nostre parti, “ittari ‘nna vuci” al capannello di addetti che si trova, appunto, sulla nostra destra. “C’am’a comminari ‘ccà? Sono qui già da cinque minuti, ho ripetutamente pigiato il pulsante ma il cartoncino non viene fuori”. Risposta: “Si vede che è finita la carta”. Nostra replica: “E’ un problema mio o vostro?”. Risposta: “Ora prendiamo il rotolo di carta nuovo”.

Bellissima la scena di cinque-sei addetti alle sbarre mentre dentro l’ospedale mancano medici e infermieri. Un raffronto che è una fotografia perfetta della Sicilia di oggi

Nel frattempo, dietro di noi, ci sono cinque auto in fila. Qualcuno suona il clacson. Caos di qua, caos di là. Intanto, sulla nostra sinistra, prosegue la discussione tra il signore anziano e l’addetto. “Lei adesso – dice l’addetto al signore anziano – fa marcia indietro, parcheggia l’auto e va a pagare alla cassa”. Scopriamo così che non si paga all’uscita ma all’interno dell’ospedale, se non abbiamo capito male negli uffici che si trovano di fronte l’entrata dei medici e degli infermieri del Pronto soccorso. Però non ne siamo sicuri, perché l’ospedale ‘Cervello’ nell’anno di grazia 2023 è ormai il luogo dell’improbabile. Ovviamente, per far fare marcia indietro al signore anziano deve spostarsi all’indietro tutta la fila di auto in uscita. Per evitare il ‘bordello’ si poteva lasciare andare l’anziano. Invece, no: deve pagare. I picciuli prima di tutto. Intanto, è arrivato finalmente il nuovo rotolo di carta e riusciamo ad acciuffare il cartoncino. In questo ‘bordello’ abbiamo regalato ai gestori geniali di questo ospedale circa dieci minuti del nostro tempo. Tutto per scippare l’obolo a chi arriva al ‘Cervello’. Non ci resta che complimentarci per il nuovo ‘servizio’ con i gestori di questo ospedale. Bravi, bravissimi, avete aggiunto un tocco finale di classe a quello che resta dell’ospedale ‘Cervello’, pardon, della ‘Ruota di scorta’ di Villa Sofia. Notevole l’idea di far pagare per uscire non all’uscita ma chissà dove: opzione che aumenta i disagi per i cittadini. Notevolissima l’idea di soli 20 minuti ‘a gratis’ così aumentano gli incassi sulla pelle dei cittadini. Bellissima, infine, la scena di cinque-sei addetti alle sbarre mentre dentro l’ospedale mancano medici e infermieri. Un raffronto che è una fotografia perfetta della Sicilia di oggi.

La Cappella ancora chiusa e la benedizione su WhatsApp.

Adesso ‘riassumiamo’ l’ospedale ‘Cervello’ versione fine 2013. Hanno chiuso il reparto Ortopedia. Geniale chiudere Ortopedia in un ospedale che sta a ridosso dell’autostrada, no? Lo hanno accorpato con Ortopedia di Villa Sofia. Da dove, qualche mese fa, hanno fatto ‘scappare’ il dottore Massimiliano Mosca, uno dei migliori ortopedici della Sicilia, finito in una struttura privata. Si pensava alla chiusura di Ortopedia di Villa Sofia. E’ noto, infatti, che il dirigente generale dell’assessorato alla Sanità, occhio lungo, ha avvistato ‘doppioni’ di Ortopedia. A quanto pare Ortopedia di Villa Sofia non è un ‘doppione’. C’è ancora. Forse perché a Villa Sofia c’è il Trauma Center e sarebbe stato ‘sconveniente’ chiudere ortopedia e lasciare il Trauma Center… Non c’è più, invece, il reparto di Urologia. Sbaraccato anche il reparto di Endocrinologia. Idem per un reparto di Chirurgia. Volatilizzato anche l’ambulatorio di Dermatologia. E la Cardiologia? E’ rimasta solo la Terapia intensiva: l’hanno lasciata perché c’è ancora il Pronto soccorso. Scommettiamo che tra qualche tempo chiuderanno ‘nta ‘nna botta sula Terapia intensiva e Pronto soccorso? Tutto è possibile alla ‘Ruota di scorta’ di Villa Sofia. Ah, dimenticavamo: c’è il dubbio che nel reparto di Medicina abbiano ‘infilato’ qualche altro reparto togliendo posti alla stessa Medicina. Fine dei tagli? No. Ormai, è noto, causa carenza di posti letto nei reparti, hanno creato il reparto del Pronto soccorso dove vengono piazzati i pazienti che non trovano posto nei reparti. Ebbene, il reparto del Pronto soccorso è stato ‘infilato’ nei locali dello stesso Pronto soccorso. Quanto ai medici del Pronto soccorso, su una pianta organica di 14 medici ce ne sono solo 7, dimezzati come a Chemin de fer. In compenso c’è l’integrazione di 7 ‘Specializzandi’ di Medicina interna: ognuno di loro svolge un turno a settimana. Sì, un servizio ‘ottimo e abbondante’. Abbiamo finito? Ancora no. Sempre per ‘sparagnare’ all’ospedale ‘Cervello’ hanno chiuso anche la Cappella. Niente assistenza spirituale, niente preghiere, niente cappellano. Sì, proprio come la Costituzione dell’Unione europea ‘spurgata’ dalle radici cristiane… Sulla vicenda, lo scorso Luglio, è intervenuto il segretario della Nuova Democrazia Cristiana, Totò Cuffaro. E’ successo qualcosa? No e sì. No perché la Cappella è ancora chiusa. Sì perché il cappellano si può rintracciare al telefono cellulare. Può venire o dare conforto se può, sennò si fa tutto per telefono, magari su WhatsApp. Meglio di niente.

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