INCHIESTA/ Ecco come il Governo italiano ‘europeista’ di Giorgia Meloni sta impoverendo l’Italia tra spese folli per guerra in Ucraina e oltre 100 miliardi all’anno di interessi sul debito pubblico

Italia sempre più povera. Tra i pochi a passarsela bene sono i produttori di armi, i parlamentari e gli ex parlamentari (e ti pareva!)

Esiste la ‘Grande economia di guerra’: l’Inghilterra che si arma di qua, la Germania che si arma di là, il Ministro italiano della Difesa, Guido Crosetto bla bla bla. Poi c’è l’economia reale. E c’è soprattutto la disinformazione. Ieri, ascoltando un notiziario della televisione, abbiamo appreso che le università italiane vanno indietro nelle solite classifiche internazionali dei ‘più bravi’; questo perché il Governo italiano, hanno detto alla televisione, ha ridotto i finanziamenti alle ricerca. Non l’Unione europea che taglieggia l’Italia con la truffa tedesca dell’euro, con la truffa del debito pubblico e con quella grandissima buttanata del ‘Patto di stabilità’: per la televisione – e non ha importanza il canale, perché la disinformazione sui disastri che l’Unione europea provoca in Italia va a reti unificate – la responsabilittà delle università italiane che vanno indietro non è dell’Unione europea dell’euro ma dei Governi. Dire che in Italia siamo ormai all’ammasso dei cervelli è un eufemismo. E poi si chiedono perché l’Italia è tra gli ultimi Paesi al mondo per l’informazione.

Tagli per tutti. Colpito anche il cinema

Le università che subiscono i tagli dallo Stato italiano – o meglio, da quello che resta dello Stato italiano: in veritò poco – sono soltanto l’ultima dimostrazione, in ordine di tempo, del Belpaese che sta affondando. Nei giorni scorsi anche il mondo del cinema ha lamentato la carenza di soldi: un problema serio per un settore iper-assistito con il denaro pubblico. Il quotidiano La Verità, in questi giorni, sta facendo il ‘pelo e contropelo’ ai film italiani, raccontando che, nella stragrande maggioranza dei casi, realizzare i film costa un sacco di soldi, in buona parte pagati dallo Stato, con incassi spesso irrisori. In pratica, se non ci fossero le piattaforme che consentono ai film di essere seguiti in televisione, il cinema italiano sarebbe già scomparso. Ed è anche logico: rispetto agli anni passati il livello si è abbassato, oscillando tra film di ‘cassetta’ e film ‘intellettuali’: tranne poche eccezioni, noiosi i primi e noiosissimi i secondi. Tra l’altro, con tutta la buona volontà, andare al cinema in Italia è diventato difficile, se non impossibile, tra ZTL, divieti di transito, divieti di parcheggi, strisce blu, assenza cronica di parcheggi liberi e trasporti pubblici delle persone in molte città grandi e piccole quasi assenti. Come una persona possa uscire di casa per recarsi a godersi un film non si capisce. Almeno nelle grandi e medie città è così. Ma tanto alla politica cosa gliene frega? A Palermo, nel silenzio generale, per mancanza di parcheggi e di servizi pubblici, hanno fatto chiudere il mercato storico della Vucciaria e non glien’è fregato niente a nessuno. Figuriamoci che cosa gliene frega del cinema.

Un altro settore che fino ad ora è stato in buona parte salvato dai tagli è l’informazione che usufruisce di contributi dallo Stato. Ma se proseguirà la guerra in Ucraina…

La verità è che i tagli voluti dall’Unione europea hanno ormai colpito quasi tutti i settori della vita pubblica italiana. Per ora si salvano, per esempio, i giornali cartacei e, in generale, il mondo dell’informazione sostenuta dalla mano pubblica, perché tutti i partiti politici, di maggioranza e di opposizione, hanno interesse a sostenerli. Ma entro un anno, se la guerra in Ucraina proseguirà – e tutto lo lascia pensare, visto che ormai siamo entrati nella fase del terrorismo (qui un articolo) – i tagli travolgeranno anche questa nicchia di privilegiati.

Non si salva la sanità pubblica, che ormai in Italia è un delirio, ogni anno taglieggiata dai Governi, al di là delle bugie che raccontano i governanti. Lo sfascio quasi totale dell’agricoltura, con il Governo che tutela commercianti e industriali. In aumento il grano ucraino in Italia. Rischio inquinamento?

Nella sanità pubblica mancano medici, infermieri e posti letto. Per la cronaca, gli stipendi dei medici pubblici italiani e degli infermieri pubblici italiani sono tra i più bassi d’Europa. Questo spiega perché tanti medici, soprattutto giovani, vanno a lavorare all’estero. La scuola pubblica è boccheggiante. L’agricoltura italiana, al di là delle bugie raccontate dal Governo ,sta precipitando verso l’abisso: nel Sud e in Sicilia, tranne poche eccezioni, il sistema agricolo è in caduta libera, resiste un po’ nel Nord ma – soprattutto con le bizze del clima – anche in questa parte d’Italia le aziende agricole ‘viaggiano’ verso i titoli di coda. Di fatto, i Governi italiani tutela i commercianti che operano nel settore agricolo e gli industriali che lavorano i prodotti agricoli. Eclatante il caso del grano duro e tenero che in Italia, in massima èarte, arriva dall’estero, Canada, Stati Uniti d’America, Ucraina e anche Russia. Sono fatti oggettivi che non possono essere smentiti. Per la cronaca, la Polonia, l’Ungheria e la Slovacchia hanno già sospeso le importazioni di grano e di tutti i prodotti alimentari dall’Ucraina per timori di inquinamento (qui un articolo). Sulla rete leggiamo: “L’Italia ha importato 470 milioni di chili di grano tenero ucraino nel 2023, che è quadruplicato rispetto al 2021, prima dell’inizio della guerra in Ucraina. Questa importazione è stata di 4,3 milioni di tonnellate, con circa il 70% del grano tenero che entra in Europa proveniente dall’Ucraina”.

La crisi delle attività commerciali italiane. Risparmio privato a rischio Unione europea?

In crisi anche le attività commerciali italiane. Le attività commerciali sono in profonda crisi: diminuisce il numero di negozi e calano le vendite al dettaglio. I fattori negativi sono tanti. In primo luogo c’è un calo delle vendite, in parte dovuto a una dominuzione del reddito, in parte perché la gente preferisce risparmiare, se è vero che nel nostro Paese va aumentando il risparmio privato. Il calo delle vendite provoca la chiusra dei negozi. In più va detto che tanti cittadini preferiscono gli acquisti online, perché risparmiano. In ogni caso, l’aumento del risparmio coinvolge anche lo stesso commercio online, che in Italia segna qualche battuta di arresto. Secondo gli ultimi dati di Confesercenti, l’anno 2024 è stato un anno da dimenticare per il commercio, con quasi tre chiusure per ogni apertura. Questa situazione ha un impatto significativo sull’economia locale, con la desertificazione commerciale che causa un calo del valore delle case e una diminuzione della qualità della vita urbana. Quello che gl’italiani non sanno è che nell’Unione europea il risparmio privato è a rischio, perché tra i progetti degli ‘europeisti’ c’è anche la possibilità di utilizzare il risparmio privato per le spese comunitarie, a cominciare dalla guerra. Non è che finirà che la gente tornerà a tenere i soldi in casa?

La crisi dell’ippica italiana: premi dieci volte inferiori a quelli francesi

Da segnalare anche la crisi dell’ippica italiana. Nel corso di una trasmissione di un canale di questo settore abbiamo ascoltato una notizia incredibile. Lo Stato italiano preleva dalle somme degli scommettitori il 50! Una somma enorme che preclude all’80% o giù di lì ai giocatori la possibilità di vincere somme di un certo peso. Anche questo spiega perché, tranne rare eccezioni gli ippodromi italiani sono quasi tutti vuoti. Il Governo scippa soldi agli scommettitori e la gente scommette di meno. Il classico gatto che si morde la coda. La verità è che il Governo ‘europeista’ italiano sta distruggendo anche l’ippica. Il Governo di Giorgia Meloni dice che sta facendo di tutto per rilanciare l’ippica. In realtà, ha fatto solo una cosa: ha ridotto i tempi dei pagamenti dei premi. Il problema è che i premi delle corse italiane sono, in media, dieci volte inferiori – per citare un esempio – ai premi corrisposti dal Governo francese al settore ippico di questo Paese. La scusa è che l’Italia ha un alto debito pubblico, pari a quasi 2 mila miliardi di euro. Poi, però, si scopre che la Francia ha un debito pubblico pari a quasi 2 mila e 400 miliardi di euro. Insomma: il problema non è il debito pubblico italiano, ma il Governo italiano che non sa dove trovare i soldi per andare avanti e sta massacrando tutti i settori della vita pubblica, compresa l’ippica. A cosa serve ridurre i tempi dei pagamenti se i premi per l’ippica italiana sono di dieci volte inferiori a quelli francesi? Ah, dimenticavamo: le uniche cose che sono rimaste invariate sono le indennità dei parlamentari, che anzi vengono regolarmente indicizzate all’inflazione. Non sono state toccati anche i vitalizi degli ex parlamentari. Insomma, qualcuno che non è stato impoverito dal Governo italiano c’è…

La crisi dell’artigianato italiano

Non va meglio per le attività artigianali, dove i costi dell’energia ormai proibitivi, la concorrenza della Grande distribuzione organizzata, la burocrazia ossessiva (che è tale perché lo Stato italiano cerca disperatamente di fare ‘cassa’) e la crescita dei costi in generale stanno letteralmente massacrando questo settore. Resiste (ma fino a quando?) il sistema delle Piccole e medie imprese (Pmi), mentre la grande industria, tranne qualche eccezione, sprofonda. Di fatto, tranne qualche azienda, l’industria automobilistica italiana è alla frutta. E la situazione non puo che peggiorare, perché l’amministrazione americana di Donald Trump vuole proteggere le industrie del suo Paese di acciaio, alluminio e le industrie automobilistiche. Prima che essere chiuso per inquinamento, l’acciaieria di Taranto chiuderà perché non avrà più commesse.

Nella pubblica amministrazione gli stipendi più bassi d’Europa. Fanno eccezione i dirigenti… Con l’Intelligenza Artificiale in arrivo grandi perdite di posti di lavoro nelle banche

Non parliamo della pubblica amministrazione e dei servizi. Solo i dirigenti pubblici non hanno registrato riduzioni delle retribuzioni, grazie alle folli leggi volute nella seconda metà degli anni ’90 del secolo passato dal centrosinistra e avallate dal centrodestra; in cambio, però, tali dirigenti sono al servizio della politica, sia a livello statale, sia a livello regionale, sia a livello comunale e provinciale. Il resto dei dipendenti pubblici fa i conti – amari – con retribuzioni basse. Si salvano un po’ i funzionari, mentre gli altri dipendenti sono al minimo retributivo. Quanto alle pensioni, quello che sta avvenendo è sotto gli occhi di tutti: si va in pensione a 68 anni, le pensioni sono sempre più basse e che cosa succederà tra dieci anni non si sa, dal momento che l’INPS è impegnato a pagare bonus di tutti i tipi, senza i quali la claudicante economia italiana sarebbe già scomparsa, con milioni e milioni di disoccupati in più. Ora è arrivata pure l’Intelligenza artificiale che provocherà un’ondata di licenziamenti nei Call center (qui un articolo). Per non parlare di quello che succederà nelle banche: “Secondo una ricerca di CitiGroup – leggiamo sulla rete – nei prossimi cinque anni ci sarà una perdita consistente di posti di lavoro nel settore bancario. Sempre secondo CitiGroup, l’intelligenza artificiale priverà le banche di posti di lavoro più di ogni altro settore, poiché circa il 54% degli impieghi potranno essere automatizzati”.

Foto Wikipedia

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