La crisi di Radio 24 (Il Sole 24 Ore) e il grande imbroglio del salario minimo

Non condividiamo nulla di Radio 24 – mezzo di informazione legato a Confindustria – ma il suo ridimensionamento sarebbe una iattura per tutti

Radio 24 – la radio de Il Sole 24 Ore, il gruppo editoriale che fa capo a Confindustria – è un po’ in subbuglio. Motivazione: i tagli. Eh sì, la crisi, a quanto pare, tocca anche l’organizzazione che associa gli industriali italiani, che vorrebbero ridurre i costi togliendo risorse a Radio 24. Il segnale è brutto: significa che la crisi economica italiana non risparmia il mondo confindustriale. Non condividiamo quasi nulla della linea editoriale de Il Sole 24, soprattutto a partire dal 2020. Non ci ha convinto la linea di questo gruppo editoriale sulla pandemia, sulle elezioni presidenziali americane del Dicembre del 2020 (che a nostro avviso sono state vergognosamente ‘taroccate’ per fare vincere i Democratici, con i disastrosi risultati che sono sotto gli occhi di tutti) e sulla guerra in Ucraina che l’Occidente ha già malamente perso: una guerra stupida, voluta dagli Stati Uniti d’America per difendere l’area del dollaro, altra battaglia che gli americani stanno perdendo. Non ci convince la ‘lettura’ che Il Sole 24 Ore dà dell’economia italiana: un’economia che è in crisi, una crisi molto più profonda e più grave di quanto i mezzi di informazione di Confindustria raccontano. Ciò posto, Radio 24 è una voce importante e il suo ridimensionamento sarebbe una iattura per tutti, anche per chi, come noi, non condivide quasi nulla di quanto raccontano ogni giorno i mezzi di informazione di Confindustria.

La barzelletta del Governo Meloni: effettuare il taglio del cuneo fiscale con gli introiti che lo Stato ha incassato grazie all’aumento del prezzo di benzina e gasolio!

Le difficoltà dei mezzi di informazione degli industriali italiani è la dimostrazione che la crisi economica italiana è sottovalutata e in parte nascosta. Come si fa, ad esempio, a non sorridere di un Governo nazionale – il Governo di Giorgia Meloni – che vorrebbe ridurre il cuneo fiscale facendo ‘cassa’ con l’aumento del prezzo di benzina e gasolio? Tutti sanno che l’attuale Governo di centrodestra, grazie all’aumento del prezzo dei carburanti, ha incassato oltre 2 miliardi di euro. Quindi togliamo i soldi dalle tasche dei cittadini che si spostano con le automobili per effettuare il taglio del cuneo fiscale? Ma che serietà è mai questa? Non va meglio per le opposizioni di centrosinistra, che vorrebbero che i soldi incassati dallo Stato con l’aumento del prezzo di benzina e gasolio venissero utilizzati per il taglio delle accise sui carburanti. Un altro modo per prendere per i fondelli i cittadini: paghi di più i carburanti ma tagliamo le accise: e quale sarebbe l’utile per gli automobilisti? Del resto, che c’è da aspettarsi da un centrosinistra che ha riesumato una vecchia e fallimentare battaglia per il costo del lavoro del regime fascista?

Il salario minimo è un retaggio fascista che oggi serve al sistema ultra-liberista e globalista della Ue per colpire i lavoratori

Il salario minimo venne sperimentato da Mussolini – che lo chiamò con un altro nome ma la sostanza era questa – e finì con le imprese licenziavano i dipendenti che guadagnavano di più rispetto alla “minima paga” per poi riassumerli con la stessa “minima paga”. Una manovra del padronato dell’epoca per colpire i lavoratori e favorire il capitale. Uno strumento che è stato riesumato da Movimento 5 Stelle e PD per conto dell’Unione europea. Un volgare sotterfugio per cominciare a eliminare la libera contrattazione, secondo i voleri del nuovo padronato ‘europeista’. E non c’è da stupirsi se Cgil, Cisl e Uil, di fatto, si siano accodati, dal momento che sono sulla stessa lunghezza d’onda di PD e grillini. Ennesima dimostrazione che in Italia PD e grillini non hanno nulla a che vedere con la sinistra e lavorano solo per consegnare i lavoratori all’Unione europea ultra-liberista e globalista.

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