Ragionando sui sette ragazzi ‘eroi’ che hanno stuprato una ragazza a Palermo

Lo stupro operato da sette ragazzi ai danni di una diciannovenne mette a nudo l’assoluta incapacità della nostra società a fronteggiare tali eventi

di Ammiano Marcellino III

Il dubbio – atroce – è che tra qualche anno i sette ragazzi che hanno violentato la ragazza di 19 anni saranno tutti fuori a gironzolare per le vie di Palermo. In questo momento può sembrare assurdo ma tra qualche tempo, quando l’attenzione dell’opinione pubblica sarà scemata, vedere in libertà questi sette ‘eroi’ sarà normale. Anche in questo caso – è inutile che ci giriamo attorno – la Giustizia italiana punterà sul ‘recupero’ di questi stupratori. La verità è che tali fatti mettono a nudo l’assoluta incapacità della nostra società a fronteggiarli. E’ interessante sottolineare lo sdegno che accompagna i cosiddetti femminicidi. Tutti a chiedere “pene severissime” per chi uccide le donne, poi quando sette ragazzi che hanno violentato una ragazza vengono presi – al netto della rabbia del momento destinata ad evaporare – inizia il tragitto che porterà inesorabilmente verso l’indulgenza che poi degenererà nel sostanziale perdono sapientemente nascosto dall’oblio. Il ‘recupero’ vale per gli assassini, figuriamoci per sette persone, peraltro giovanissimi, praticamente ragazzi. Insomma, alla fine verranno ‘recuperati’. La legislazione italiana è questa, inutile prendersela con i giudici che applicano la legge. E l’informazione, di fatto, gli tiene bordone. Rassegniamoci: è così che andrà a finire.

Tra Jean-Jacques Rousseau e Arthur Schopenhauer

E’ interessante esaminare le posizioni politiche rispetto ai fatti. La Lega – “sempre un passo avanti” verso il nulla – chiede la castrazione chimica dei sette stupratori. Il mondo cattolico attende ‘escatologicamente’ lo sviluppo degli eventi. Mentre gli eredi di quella che un tempo era la sinistra ci spiegano che darle in testa a questi ragazzi non serve a nulla. La solita storia che va avanti da Jean-Jacques Rousseau in poi: non è l’uomo ad essere cattivo ma è la società che lo rende tale. E’ il degrado di certi quartieri di Palermo a rendere cattive certe persone – in questo caso i sette ragazzi – non certo l’anima degli stessi ragazzi, che è stata ‘traviata’ dalla ‘società’. Seguendo tale ragionamento, in questa storia abbiamo due tipi di vittime: la ragazza che è stata violentata e che per tutta la vita si porterà dietro i segni di questa violenza e i sette ragazzi che l’hanno violentata perché ‘vittime’ della società che li ha ‘traviati’, ragazzi ‘incolpevoli’ che la legge italiana provvederà a ‘recuperare’. Si potrebbe citare Arthur Schopenhauer che, come pensatore – con tutto il rispetto per Rousseau – non è proprio da buttare via: “Non esiste indizio più infallibile di un cuore profondamente cattivo, della più bassa indegnità morale, che un tratto di pura e cordiale gioia del danno altrui”. Leggendo le intercettazioni, con i sette ragazzi che avrebbero voluto punire la ragazza violentata per farle rimangiare la denuncia di stupro (come potete approfondire qui), Schopenhauer prende decisamente il sopravvento su Rousseau…

Le considerazioni di Carmine Crocco sulla disonestà umana

Non mancano le considerazioni che ci riportano alla Sicilia pre-Franca Viola: “La ragazza era consenziente” e bla bla bla. Tutto nella norma. Tutti hanno diritto alla difesa, recita il nostro ordinamento. Ed è evidente che qualche preoccupazione c’è, perché se è vero che lo Stato italiano ‘recupera’, beh, ci potrebbe essere il passaggio di questi ragazzi dal carcere, dove gli stupratori non sono esattamente riveriti. A noi questa brutta storia fa tornare in mente una considerazione sulla disonestà umana di Carmine Crocco, che non è stato un brigante come la fasulla storia italiana lo ricorda ma un grande patriota che, dopo la ‘presunta’ unificazione italiana avvenuta nel 1861, ha difeso il Sud Italia dagli invasori piemontesi. Crocco era un autodidatta che in galera familiarizzò con i libri. Questa considerazione che leggerete noi l’abbiamo letta nella Storia d’Italia di Indro Montanelli e, se non ricordiamo male, nel volume L’Italia dei Notabili: “Io non ho mai potuto comprendere come sia composto il consorzio sociale; so che il disonesto nessuno lo può vedere, tutti lo fuggono, la legge non lo capisce… e non si vuole affatto comprendere come non tutti gli uomini siano degni di vivere”.

Foto tratta da Nanopress

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