La grande partecipazione popolare al congresso della DC di Cuffaro spaventa gli alleati (e anche il PD) che temono la grande fuga verso i democristiani

I partiti del centrodestra e anche il PD non temono soltanto una fuga di dirigenti verso la Nuova DC ma anche il ritorno al voto di una parte del 55% di siciliani che da anni non si reca più alle urne

Impressionante. Non c’è parola più appropriata per definire la partecipazione al congresso della Nuova Democrazia Cristiana di Totò Cuffaro all’Hotel Astoria di Palermo. Tanta gente davanti l’entrata: tanta gente nella hall: tanta gente lungo le scale che conducono ai due piani interrati. Il salone dove si celebra il congresso è al secondo piano interrato, ma anche il primo piano interrato è pieno di persone. A fatica riusciamo a raggiungere il salone del secondo piano interrato. Proseguiamo, sempre a fatica, provando a entrare nel salone dove si svolgono i lavori congressuali. E’ un affollarsi di gente che preme per cercare di trovare un posto, qualunque esso sia. Di posti a sedere, ovviamente, non se ne deve nemmeno parlare: sono tutti occupati tranne cinque o sei poltrone della prima fila riservate al presidente della Regione e ad altri ospiti. La gente in piedi occupa ogni angolo della sala. La domanda sorge spontanea: quanti politici, oggi, in Sicilia, sono in grado di mobilitare tanta gente? Cuffaro ci riesce. Poniamo la domanda a un nostro vecchio amico, ovviamente dal passato democristiano. Risposta: “C’è il carisma del personaggio, certo. Ma c’è soprattutto il fatto che Totò Cuffaro sta in mezzo la gente, lo puoi toccare. Non è un politico che si circonda di guardaspalle e collaboratori segnando la distanza con il popolo. Questo conta tantissimo”.

La designazione del nuovo segretario al posto di Cuffaro

Cuffaro lascia la segretaria. Il nuovo segretario sarà Stefano Cirillo. Lascia per modo di dire, perché resta sempre il punto di riferimento centrale della rinascita della DC. Detto questo, la grande partecipazione popolare spiega meglio di tante parole il perché, nel centrodestra siciliano, ci siano tante fibrillazioni. Non ci vuole molto a capire che le tante persone presenti oggi – adulti, anziani e tanti giovani (c’è un delegato di 12 anni arrivato da Ribera, provincia di Agrigento) – spingano esponenti politici a passare nella nuova DC. E’ un fatto, come dire?, fisiologico, considerato che a partire dalla fine della cosiddetta Prima Repubblica gli ex democristiani sono passati nelle file di forze politiche di centrodestra e centrosinistra. Oggi che la politica italiana non dà più risposte concrete ma solo penalizzazioni è normale che anziani e adulti guardino alla rinascita della Democrazia Cristiana. Anche perché bisogna veramente essere in malafede per non ammettere che quando la DC governava, l’Italia era una delle grandi potenze del mondo, mentre oggi è un Paese in crisi, privo di sovranità monetaria e, nelle scelte economiche, privo di sovranità politica, se è vero che il Ministro dell’Economia lo designa l’Unione europea. Non è un caso se una parte del discorso del segretario uscente, Totò Cuffaro, è dedicata proprio a rasserenare gli alleati del centrodestra siciliano, che cominciano a considerare la Nuova DC come una forza politica competitiva. Ci sarà riuscito, Cuffaro, a rasserenare i ‘capi’ del centrodestra? Secondo noi, no. Così come non saranno molto sereni i ‘capi’ del PD, dove gli ex democristiani non sembrano molto in sintonia con la segretaria Elly Schlein, che sta accentuando una linea politica imperniata sulle ‘fantasie sessuali’ al potere. Tematiche più da Partito Radicale che da forza politica di sinistra. Valori che hanno poco o punto a che vedere con i cattolici. Insomma molti cattolici ancora oggi nel PD sono destinati a lasciare questo partito per tornare nella ‘casa madre’ democristiana. E’ solo questione di tempo. Ma andiamo alla cronaca.

Qualche pasticcio con l’inno di Mameli – d’ispirazione massonica e non cattolica! – e il populismo

Apre i lavori Renato Grassi, segretario del partito prima di Cuffaro e oggi presidente onorario. C’è il richiamo a Don Luigi Sturzo, ad Alcide De Gasperi e ad Aldo Moro. Ci sta. E un passaggio sulle donne e sulla ricostituzione del movimento giovanile. C’è il richiamo ai valori cristiani e la presa di distanza dal populismo. Qui c’è un po’ di confusione, sia perché il populismo, piaccia o no, è un movimento popolare, sia perché l’anti-cristianesimo non è rappresentato dai populisti ma dall’Unione europea, che qualche anno fa ha cercato di approvare una Costituzione europea senza le radici cristiane! Grasso fa finta di non saperlo nel nome dell’europeismo, formula sempre più fallimentare? Nel frattempo arriva il presidente della Regione siciliana, Renato Schifani, e parte l’inno di Mameli: inno che, in verità, se proprio la dobbiamo dire tutta, non ha nulla a che vedere con il cristianesimo e, soprattutto, con il Cattolicesimo, essendo parole e musica d’ispirazione massonica (come potete leggere qui). Oltre a Schifani sono presenti Salvo Pogliese, ex parlamentare ed ex Sindaco di Catania, coordinatore di Fratelli d’Italia in Sicilia; Marcello Caruso, coordinatore di Forza Italia in Sicilia; i deputati regionali della DC Ignazio Abbate e Carmelo Pace; l’ex assessore regionale Giovanna Candura; l’assessore comunale democristiano al Comune Palermo, Giuliano Forzinetti; gli ex parlamentari regionali Nino Dina e Tony Rizzotto; il parlamentare nazionale Saverio Romano; Decio Terrana e Antonio Ferrante del PD. Sparsi tra la folla ci sono tanti altri esponenti politici, di scuola democristiana e non soltanto democristiana. Non c’è il Sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, assessore alla Sanità quando Cuffaro ricopriva il ruolo di presidente della Regione. Certo, Lagalla si deve barcamenare nel centrodestra. Ma anche la DC fa parte del centrodestra, quindi… Quindi c’è qualche problema. Idem con il vecchio amico di Cuffaro, Raffaele Lombardo: nessuno dei suoi in sala.

L’intervento di Cuffaro

Cuffaro parla della “gioia dopo la sofferenza” e ricorda alla platea che manterrà l’impegno di leggere le circa 40 mila lettere che ha ricevuto quando si trovava in carcere. Una parte dell’intervento del segretario uscente della Nuova Dc è dedicato ai carcerati. E’ un passaggio importante, perché da quando l’Italia non è più una grande potenza economica ma un Paese in via di impoverimento, i vari Governi che si sono succeduti non hanno fatto altro che tagliare risorse alle carceri. Lo sanno tutti che nelle carceri italiane la sofferenza è tanta e i suicidi sono all’ordine del giorno. Il fatto che di questo dramma si occupino pochissime persone non significa che il problema non esiste. Ascoltare una forza politica che nel proprio congresso affronta tale tragica questione, ricordando che la permanenza nelle carceri non è solo punitiva ma punta anche a recuperare chi ha sbagliato, beh, non è cosa di tutti i giorni. Poi arrivano i messaggi politici: “Il sogno siete voi”, dice Cuffaro rivolto alla platea. Quindi l’illustrazione del “perché siamo democristiani”. Intanto “perché non vogliamo lasciare nessuno indietro”, dice con orgoglio Cuffaro. Anche in questo caso è inevitabile il raffronto con l’Italia della Prima Repubblica, quando la spesa sociale per i deboli non era in discussione, così come non era in discussione l’assistenza sanitaria gratuita. Con i massoni, liberisti e ultra-globalisti dell’Unione europea la spesa sociale, in Italia, è stata ridotta al lumicino; si va in pensione al 67 anni (se prima del pensionamento si va miglior vita lo Stato ‘risparmia’…) mentre la sanità pubblica è allo sbando tra mancanza di posti letto, mancanza di medici e mancanza di infermieri. Per non parlare dei tanti farmaci che un tempo erano prescrivibili e che oggi si pagano (peraltro oggi, in molti casi, con la stessa prescrizione il risparmio è minimo: una farsa!).

L’importanza di rilanciare la legge regionale sulla Famiglia

Un passaggio anche sulle Province di fatto abolite ai tempi del Governo Renzi per ‘risparmiare’ e pagare all’Unione europea gli interessi sul debito pubblico truffaldino. “Rivogliamo le Province”, ha detto Cuffaro, ricordando che da quando le Province pagano solo stipendi per gestire appalti la viabilità provinciale è un delirio. Un passaggio pure sull’agricoltura siciliana, oggi allo sbando come la sanità pubblica. E uno sui termovalorizzatori che per il segretario uscente della DC vanno realizzati. In verità, Cuffaro provò a costruirli quando era presidente della Regione: operazione bloccata dalla Magistratura europea che ‘sgamò’ la spartizione degli appalti per quattro termovalorizzatori tra maggioranza e opposizione in barba alla legislazione europea. Forse il passaggio politico più interessante di Cuffaro riguarda la legge regionale sulla Famiglia che risale al 2003. Legge che i Governi regionali successivi hanno quasi del tutto ignorato. Questa legge, dice Cuffaro, va rivisitata e rilanciata, con le famiglie che debbono tornare a svolgere un ruolo attivo e non passivo. Poi il sì convinto al Ponte sullo Stretto e l’appoggio al presidente della Regione Schifani che sta combattendo contro i monopolisti dei cieli: “Non possiamo essere ricattati e vessati sui voli”. Su legalità e mafia il segretario uscente è netto: “la mafia fa schifo”. Quindi la riproposizione del celebre appello sturziano ai “liberi e forti”.

Il colonialismo di Ryanair frutto del liberismo e dell’ultra-globalismo dell’Unione europea

Tanti gli interventi. noi, per questioni di spazio, riportiamo quale passo del discorso del presidente Schifani. Partendo dal rapporto di stima che lega Cuffaro all’attuale capo del Governo dell’Isola. “Quando ero Presidente del Senato – ha detto Schifani – Totò mi impedì di fargli visita in carcere per non mettermi in difficoltà. Due giorni dopo la nomina del nuovo Presidente del Senato, Piero Grasso, andai immediatamente da lui”. Schifani ricorda che nei giorni scorsi, anche grazie alla “sensibilità di Cuffaro”, è intervenuto per sbloccare le nomine nei Consorzi di Bonifica. Ci permettiamo di aggiungere che se da un lato è importante far ripartire gli investimenti in un settore abbandonato da anni, con riferimento agli impianti per la distribuzione dell’acqua, è altrettanto importante capire chi dovrà pagare i debiti pregressi dei Consorzi di Bonifica che, fino ad oggi, la politica ha cercato di appioppare agli agricoltori. Sulle Province Schifani ha scaricato la ‘patata bollente’ sull’Assemblea regionale siciliana “che è sovrana”. In realtà mancano i soldi per pagare gli eventuali presidenti delle Province, gli assessori e i consiglieri provinciali. Una ‘botta’ Schifani la riserva a Michael Kevin O’Leary, l’amministratore delegato della compagnia aerea Ryanair che in Sicilia, forte dell’appoggio dei liberisti e globalisti europei, ha sempre fatto il bello e il cattivo tempo. Anche in questo caso va detto che Ryanair si imita ad applicare i principi liberisti dell’Unione europea in un’Italia che, peraltro, sulla base di false accuse, ha sbaraccato la compagnia di bandiera Alitalia per consegnare i cieli italiani ai tedeschi. Non a caso il ‘capo’ di Ryanair è alla Ue che si rivolge per avere riconosciuti i propri ‘diritti’…

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