La morte di Novalny: come birilli Putin ha pianificato gli oppositori, eliminandoli con la sagacia del ragno quando tesse la tela

di Frate Domenico Spatola

Ha ritenuto di spegnere una voce, che però del Sangue è diventato grido di vendetta

Morto è Putin e tutti i persecutori dei profeti. Il grido di Novalny, come quello di Abele, risuona esplosivo e assordante da oltre le tundre del Circolo polare Artico, dove era stato internato. Avvelenato e scampato, era voluto tornare nella sua Patria, per dare voce a chi non l’aveva e il podio onde gridarla. Ma stavolta il Davide, che ha voluto sfidare Golia e il suo sistema, ne è rimasto sconfitto. Putin ha agito da pari suo. Lo ha giustiziato, relegandolo dove sperava che non facesse più notizia. Si sbagliava. Oggi, alla sua morte, quella voce è urlo planetario. “Beati i perseguitati per la giustizia… Di essi è il Regno dei cieli!”. Cicerone avverso al malavitoso Catilina, in pubblico Senato, aveva tuonato: “Fino a quando, abuserai della nostra pazienza?”. A Marzo, in Russia, saranno elezioni. Dagli esiti scontati. Ennesima “farsa” del dittatore e dei suoi oligarchi. Come birilli Putin aveva pianificato gli oppositori, eliminandoli con la sagacia del ragno quando tesse la tela. Navalny era l’ultimo in ordine di tempo. Il veleno è stato, anche se non il solo, suo strumento. Ha ritenuto di spegnere una voce, che però del Sangue è diventato grido di vendetta. “Quousque tandem?”: Fino a quando?

Foto tratta da Il Fatto Quotidiano

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