La scarcerazione di Giovanni Brusca? Con la scomparsa di mio fratello Emanuele mi hanno già tolto tutto. Nelle stragi del 1992 il ruolo dei mafiosi è stato apparente: a operare erano le Intelligence internazionali

di Andrea Piazza

Razionalmente cerco di non pensare a mio fratello per istinto di sopravvivenza, ma lui è anche una parte di me

La mia vicenda familiare mi ha svuotato, nel senso che con la scomparsa di Emanuele ho perso la spensieratezza e nessuno potrà mai restituirmi mio fratello. Nei confronti di questi soggetti è come se vivessi in un limbo. Mentalmente è come se non esistessero ma mi hanno svuotato dall’interno. Non ho nessuna reazione, perché mi hanno già tolto tutto. Come familiare ho vissuto il processo contro gli esecutori materiali di Emanuele in una modalità diversa dall’ordinario. Sono stato codifensore di mio padre, testimone processuale e parte civile. Razionalmente cerco di non pensare a mio fratello per istinto di sopravvivenza, ma lui è anche una parte di me.

Non vivo nell’odio, perché la tragedia personale mi ha svuotato e non messo in condizione di avere una reazione, perché non esiste una speranza

Giovanni Brusca (foto sopra tratta da ilSicilia.it) è stato indubbiamente un super sanguinario e mai le persone come lui potranno restituirmi l’affetto che mi hanno strappato. Non vivo nell’odio, perché la tragedia personale mi ha svuotato e non messo in condizione di avere una reazione, perché non esiste una speranza. In conclusione, la scarcerazione di un mafioso per fine pena, o l’avere buttato le chiavi, non cambierà mai le tragedie collaterali inferte a chi perso i propri cari. Se dobbiamo parlare di rabbia, la provo in modalità controllata verso la ricerca della verità reale e non processuale.

Si continua a parlare a sproposito di mafia nelle stragi del 1992

Si continua a parlare a sproposito del ruolo preponderante della mafia nella programmazione ed esecuzione delle stragi del 1992, mentre acquisisce sempre maggiore certezza che il ruolo attivo di questi assassini per costituzione è stato meramente apparente, mentre le intelligence internazionali operavano al mutamento irreversibile in peius della storia italiana. Continuare a tenere slegati i fatti, la complessità degli attentati, i depistaggi sistemici addebitandoli marginalmente ad altro, a mio parere costituisce un crimine contro la ricerca della verità. L’indignazione dovrebbe tentare di alzare il tiro e non a limitarsi come sempre alla variazione umorale del momento.

Garantire dignità a tutte le vittime della mafia: per questo abbiamo pensato al ‘Marciapiede della memoria’

Credo che sia necessario un luogo che garantisca pari dignità a tutte le vittime della mafia che potrebbero essere ufficialmente indicate, per esempio, in una specifica sezione delle pagine web dei siti regionali. Riteniamo sia doveroso istituire luoghi simbolo comuni. Per questo, insieme ad altri amici, abbiamo pensato alla realizzazione di un Marciapiede della memoria. Abbiamo individuato il luogo dove dovrebbe vedere la luce a Palermo, in viale Croce Rossa, nel tratto che collega Piazza Vittorio Veneto e Piazza Giovanni Paolo II. Abbiamo pensato all’istituzione di una commissione di maestri siciliani della ceramica, espressione di ogni singola realtà produttive artigianale, per realizzare in pietra lavica ceramizzata i cartelli personalizzati. Potrebbero essere utilizzati disegni classici rappresentativi della nostra cultura artistica e la descrizione di scene della cultura popolare siciliana. Nell’elenco vorremo anche inserire patrioti siciliani dimenticati. La logica della proposta dei ‘marciapiedi della memoria’, oltre a sviluppare un naturale principio di equità sociale, si pone anche l’obiettivo di dare concretezza alle iniziative etiche, promuovendo una logica di intervento di opere sul territorio con una doppia finalità, materiale e morale. Questo progetto è stato presentato al Comune di Palermo sotto forma di mozione. Dovrebbe essere il Consiglio comunale della città ad approvarlo.

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