La sigla ‘LGBTQ’ ai tifosi del sesso ‘convenzionale’ (che sono ancora tanti) provoca un senso di confusione, quasi di disperazione. E’ tempo di cambiarla

di Nota Diplomatica

Ma a chi è venuto in testa di utilizzare questa sigla?

A quanto pare, la completa estensione attuale dell’una volta familiare sigla ‘LGB’ – poi ‘LGBT’, ‘LGBTQ’, et al. – sarebbe quella presente qui sopra, dove le singole lettere starebbero per: “Lesbian, Gay, Bisexual, Pansexual, Transgender, Transsexual, Queer, Questioning, Intersex, Intergender, Asexual, Ally.” Per “Ally”, non è del tutto chiaro quale sia nel contesto il senso voluto. Rimpiazza comunque la ‘A’ dello scomparso termine “Aromantico”, cioè, ‘senza impegno affettivo’…

In questa storia c’è, alla base, un errore di comunicazione

Ad ogni modo, tutto questo comincia a essere un errore, serio, di comunicazione. Per gli ‘aderenti’, l’acronimo è ormai diventato decisamente ingombrante. Ogni volta che lo si utilizza, occorre fare una ricerca per determinare quale sia la versione corrente per non dimenticare nessuno, un’offesa grave. Inoltre, ai molti tifosi rimasti del sesso ‘convenzionale’, la sigla sterminata comunica un senso di confusione, quasi di disperazione. Da una parte può portare a infelici battute di spirito, dall’altra suggerisce che la fine dei tempi si stia avvicinando. È ora – più che ora – che si trovi un’alternativa a questo acronimo oggi improponibile. Il concetto di fondo, che parrebbe approssimativamente che tutto sia ormai ammesso, può avere un suo valore. L’espressione attuale non coglie però quest’aspetto, non comunica più l’idea di ’sfrenata libertà’. Non tocca a Nota Design lanciare sfide, ma invitiamo la comunità dei creativi a trovare una soluzione più efficace. Ciò prima che la sigla raggiunga gli eccessi visivi della bandiera ‘arcobaleno’ del momento, ormai un intollerabile pasticcio grafico.

Foto tratta da New Jersey Istitute of Technology I

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