La storia di San Tommaso Becket vescovo di Canterbury che non si arrese alla prepotenza di Enrico II e accettò il martirio nel nome della verità

di Frate Domenico Spatola

29 Dicembre 2023 San Tommaso Becket

Assassinio nella cattedrale, fu il dramma di Eliot che, nel 1935, raccontò il martirio per la fede del vescovo di Canterbury, ucciso sull’altare della sua cattedrale per volontà del re, Enrico II. Era il 29 Dicembre 1170. Già screzi sempre più insistenti tra i due poteri, civile e religioso, avevano diviso i cuori dei vecchi amici, appunto i protagonisti del dramma: Enrico II, re e Thomas Becket, l’arcivescovo. Erano cresciuti insieme da buontemponi e compagni di scorribande. Si erano amati e il re d’Inghilterra favorì di Tommaso la elezione a succedere al defunto presule, titolare della cattedrale cristiana più importante di Inghilterra. Era, a suo avviso, naturale che l’eletto facesse combutta con lui per ridurre a vassallaggio la Chiesa d’Inghilterra e le sue proprietà. Si sorprese fino all’indignazione quando dovette incassare i dinieghi del vecchio camerata e, per lui, non più amico. Tommaso infatti rivendicava per la Chiesa, con la libertà, anche le proprietà, che Enrico voleva incamerare nel tesoro regale. Il rifiuto del Santo fu ritenuto “alto tradimento alla Corona” e quindi punibile con l’esilio o addirittura con la morte.

Esule in Francia, tornò in Inghilterra cosciente di andare incontro al martirio

Il vescovo andò esule per sette anni in Francia, ma sentì doveroso tornare e fronteggiare il rivale, dichiarando che il martirio non gli faceva paura. Lo disse nella omelia del suo ultimo Natale ai fedeli numerosi che trepidarono per lui. Ma il re fu irremovibile, fino alla follia di pretendere di lavare l’offesa nel sangue del suo rivale. Assoldò quattro cavalieri, che, in cappa e spada, entrarono spavaldi in cattedrale durante la funzione per intimidire il Santo. E questi dichiarò di non essere impaurito dalle minacce, anzi invitò gli sgherri a convertirsi. I preti presenti intanto gli fecero scudo, e con pressioni perché si rifugiasse in sacrestia. Ma Tommaso volle il martirio. Disse, emulo di Socrate in analoga situazione, che non era un bel esempio da dare ai discepoli fuggire per salvarsi, quando bisognava testimoniare la verità. Lo finirono impietosamente. Sull’altare. Le “ragioni di Stato” avevano prevalso, sacrificando la giustizia alle ambizioni del sovrano. Il dramma di Eliot, che pare epigone delle antiche tragedie greche, fu successivamente rivisitato da registi e drammaturghi per l’intriganza del tema evidentemente intramontabile. Fu messo anche in musica dal compositore Ildebrando Pizzetti, che ne fece il suo capolavoro.

Foto tratta da La Luce di Maria

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