L’Italia sta entrando in guerra nel Mar Rosso ma tutto sta passando in cavalleria nell’indifferenza quasi generale

Si tratta delle demenziale missione militare per difendere le navi mercantili bloccate nello Stretto di Bab al-Mandab dai ribelli Houthi. Con le navi da guerra italiane ci sono anche quelle tedesche, francesi e del Belgio. E’ una missione temeraria, perché dietro i ribelli Houthi ci sono Iran, Russia e Cina

Mentre in Israele si pensa a un percorso alternativo al Mar Rosso, i Governi di Germania, Francia, Italia e, forse, anche il Belgio sono pronti a mandare nel Mar Rosso navi militari per proteggere le navi mercantili. Di fatto, l’Italia sta entrando in guerra contro i ribelli Houthi. Non a caso il Ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha detto che informerà il Parlamento. Si tratta di una follia bell’e buona che abbiamo più volte illustrato ai nostri lettori (come potete leggere qui). Piaccia o no, oggi lo Stretto di Bab al-Mandab (foto sotto tratta da Il Messaggero) – da dove devono passare le navi che arrivano dal Canale di Suez o che debbono attraversare lo stesso Canale di Suez passando per il Mar Rosso – non è di ‘proprietà’ americana ed europea ma è un’area marina controllata dal mondo arabo, oggi schierato in massa con Cina e Russia. I ribelli Houthi sono appoggiati dall’Iran, che oggi è una potenza militare mondiale. Accanto all’Iran, da alleati, ci sono la Cina e la Russia. Mandare navi militari dalle parti del Golfo di Aden e del Mar Rosso, significa sfidare l’Iran e, indirettamente, Russia e Cina (sopra foto tratta da Il Fatto Quotidiano).

Ricordate quando gli Stati Uniti d’America, alla fine degli anni ’60, si andò ad infognare in Vietnam? Ecco, la stessa cosa rischia di avvenire oggi nel Mar Rosso soprattutto per Germania, Francia, Italia e Belgio

Va notato che in questa nuova avventura di guerra l’Unione europea arriva divisa. Solo quattro Paesi si stanno imbarcando in questa follia. Facendo finta di non sapere che la chiusura del Mar Rosso e del Canale di Suez è stata decisa, a tavolino, da Cina, Russia, Iran e, con molta probabilità, da altri Paesi del mondo arabo come ritorsione alla guerra che Israele ha scatenato nella Striscia di Gaza dopo l’attacco di Hamas e anche come risposta alla guerra dell’Occidente alla Russia in Ucraina. La mossa di Cina, Russia, Iran e mondo arabo punta a raggiungere due obiettivi. Primo obiettivo: costringere le navi mercantili dirette in Europa a passare da Capo di Buona Speranza e dallo Stretto di Gibilterra per far crescere i costi di trasporto e far aumentare l’inflazione in Europa, mettendo in crisi i porti commerciali europei. Secondo obiettivo: rendere difficoltoso e più costoso l’export di prodotti europei (agricoli in testa ma non solo) verso i Paesi asiatici. Si tratta di due obiettivi che Cina, Russia, Iran e mondo arabo stanno raggiungendo. Catapultarsi nel Mar Rosso con le navi da guerra per scortare le navi mercantili e, contemporaneamente, bombardare lo Yemen, come stanno facendo gli americani sono atti politicamente e geopoliticamente demenziali. Di fatto, Stati Uniti d’America e Germania, Francia, Italia e Belgio si stanno ‘auto-incaprettando’ con una sorta di mega-Vietnam dove, come si dice in questi casi, ‘ci lasceranno le penne’. Ma tant’è.

Siamo alla frutta: stanno mettendo in vendita ‘pezzi’ di aziende statali – Poste italiane, Ferrovie dello Stato e ENI – per pagare i costi della guerra in Ucraina e della nuova guerra nel Mar Rosso. Tutto questo mentre gli ospedali pubblici italiani – Pronto Soccorso in testa – sono al collasso e non si trovano i soldi per tutelare gli agricoltori

Non è difficile immaginare quello che succederà. In primo luogo molte compagnie di navigazione si rifiuteranno di passare dal Mar Rosso scortate da navi militari, perché passare da un teatro di guerra in mare è sempre rischioso. Tra l’altro, non è detto che risparmino, perché le compagnie assicurative aumenteranno il prezzo delle polizze. In più, c’è sempre il rischio di essere colpiti. Anche i titolari delle compagnie di navigazione sanno come stanno le cose: sanno, cioè, che i ribelli Houthi non sono ‘scappati di casa’ che combattono con armi rudimentali, ma guerrieri professionisti sostenuti da Iran, Russia e Cina. Tra l’altro, sanno che la guerra potrebbe estendersi nel Mar Rosso e nel Canale di Suez. Ribadiamo: il mare che oggi viene interdetto alle navi mercantili occidentali non appartiene al cosiddetto Occidente industrializzato, che oggi nel mondo è minoranza: un miliardo di persone circa contro 7 miliardi di persone. Americani ed europei debbono rassegnarsi: hanno perso la guerra in Ucraina e perderanno anche lo scontro nel Mar Rosso. Punto. Tra l’altro, l’Italia si trova in una condizione economica e finanziaria difficilissima: è di questi giorni la notizia che il Governo di Giorgia Meloni, dopo aver dato il via libera alla cessione della rete fissa di Telecom a un fondo americano, si accinge vendere altri ‘pezzi’ dell’economia italiana: un terzo di Poste italiane, il 49% di Ferrovie dello Stato e un ‘pezzo’ di ENI. Sembra incredibile: in un’Italia con gli ospedali pubblici privi di medici e infermieri e con i Pronto Soccorso al collasso si vendono ‘pezzi’ di aziende statali anche per pagare la guerra in Ucraina (già persa) e per la nuova guerra nel Mar Rosso (persa in partenza). L’unica nota positiva è che queste follie renderanno sempre più vicina la fine dell’Unione europea.

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