L’ultima dell’Occidente: il cambio manuale è espressione del patriarcato. Niente niente è un attacco subdolo al predominio della minchia mediterranea usata in tante espressioni?

Secondo i sociologi dell’anti-patriarcato il cambio automatico aumenta il gradimento delle donne (?)

Il cambio manuale nelle autovetture è piena espressione del patriarcato. Il cambio automatico, invece, è inclusivo e aumenta il gradimento delle donne (contente loro…). Insomma, con ‘sto patriarcato se ne sentono ormai di tutti i colori. Ricordiamo che in Sociologia il patriarcato è un sistema sociale in cui gli uomini detengono in via primaria il potere e predominano in politica. Nelle famiglie patriarcali l’uomo esercita la propria autorità sulla moglie e sui figli. Questa è, forse, la parte, come dire?, meno convincente dell’idea di patriarcato da combattere, se è vero in tante famiglie se l’uomo non riga dritto sono guai. Chissà cosa penserebbe il grande Nagib Mahfuz. Ma sorvoliamo e soffermiamoci sul cambio manuale simbolo del patriarcato. Ennesima dimostrazione che nell’Occidente la stupidità è ormai dilagante. Tra gli occidentali che pensano di essere in linea con il progresso queste ‘letture’ anti-patriarcali di tutto ciò che capita a tiro sta diventando la norma. Fino ad oggi, in verità, il patriarcato, vero o presunto, nelle teste di questi liberi pensatori si materializzava, per lo più, negli atteggiamenti e nei sentimenti. Ora stiamo passando all’oggettistica dal sapore patriarcale.

In Sicilia questi si chiamano discorsi di minchia

Agli osservatori ‘mediterranei’ – e in questo la Sicilia fa scuola – non sfugge l’associazione tra il cambio manuale e il fallo: non, ovviamente, il fallo che si commette nelle partite di calcio ma il fallo come organo genitale maschile. Parliamo, in pratica, di quella che in Sicilia viene definita minchia, ‘oggetto’ che entra in tanti aspetti dell’immaginario siciliano: “Ma che minchia fai?”, “Dove minchia vai?”, “Ma chi minchia ti pigghiò” (cosa ti è saltato in mente). Per non parlare del più ‘raffinato’ e declamato con tono alto di voce: “Ma che è, ‘a minchia!” (“Ma veramente questi errori commetti?”). Oppure quando si scansa un pericolo: “Minchia, m’a vitti petri petri” (che si potrebbe tradurre in: “Minchia, sono vivo per miracolo”). O mentre si segue una partita di calcio quando la squadra del cuore è andata vicinissimo al gol: “Minchia, per un pelo”. O ancora quando si cerca di porre fine a un’impropria confusione: “Minchia picciotti, accussì un po’ essiri!” (che tradotto potrebbe essere: “Ragazzi, c’è troppa confusione, vi prego!”). O la classica quanto sublime espressione di fastidio: “Ma va scassaci a minchia!” (“Ora state rompendo le scatole!”). Anche queste espressioni sono simboli del patriarcato come il cambio manuale delle autovetture? Verrebbe da dire: “Ma va scassatici a…“.

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