Ma quale ‘caduta’ del Governo Schifani all’Ars! Dietro il voto anomalo potrebbero esserci i piccoli partiti che non vogliono l’abbinamento tra elezioni europee e elezioni provinciali

Quanto avvenuto ieri a Sala d’Ercole – la sala del Palazzo Reale di Palermo dove si riunisce il Parlamento dell’Isola – più che la ‘caduta’ del Governo sembra una recita pre-goldoniana

Leggiamo qua e là dotti commenti di ‘acuti’ analisti politici in salsa sicula, con riferimento alla legge sulle ex Province della nostra Isola ‘bocciata’ ieri dall’Assemblea regionale siciliana. La frase più gettonata riguarda l’esecutivo presieduto da Renato Schifani: “Il Governo Schifani non ha più la maggioranza in Aula”, “Il Governo Schifani è caduto”. Considerazioni che, forse, prima di essere messe nero su bianco, andrebbero meditate un po’, perché da quando esiste il Parlamento dell’Isola i Governi, in Aula, sono sempre andati giù, ma non per questo si aprivano le crisi di Governo. Se proprio dobbiamo essere precisi, quando i presidenti venivano eletti dai parlamentari dell’Ars, che allora erano 90, raramente un presidente veniva sfiduciato in Aula. Per un motivo semplice: perché prima del voto in Parlamento sapeva che non lo volevano più e si faceva da parte evitando di ‘cadere’ in Aula. (sopra, una seduta di Sala d’Ercole, foto tratta da Siciliaunonews)

Questa volta la voracità poltronizia di Fratelli d’Italia potrebbe essere estranea al voto di ieri a Sala d’Ercole

Sul voto d’Aula di ieri le tesi sono tante: i ‘mal di pancia’ di Fratelli d’Italia, infastiditi dal disegno di legge salva-ineleggibili che è stato ‘impiombato’ da Sala d’Ercole nei giorni scorsi. Tesi che convince fino a un certo punto, perché riguarda tre attuali deputati meloniani che andranno presto a casa perché ineleggibili. I conti di questa tesi non tornano. Perché i franchi tiratori – cioè i deputati della maggioranza di centrodestra che hanno votato contro un provvedimento portato in Aula dal Governo dello stesso centrodestra – sono un po’ di più di tre: forse quindici, forse sedici, forse anche di più. Un’altra tesi sarebbe legata al fatto che le nomine ai vertici della sanità pubblica siciliana non avrebbero accontentato qualche forza politica, per la precisione sempre Fratelli d’Italia, i cui vertici, dopo le elezioni politiche del 25 Settembre 2022, pensano che tutta l’Italia si dovrebbe genuflettere ai propri piedi in mistica adorazione. Ora, che Fratelli d’Italia, in virtù delle ultime elezioni politiche, chieda tutte le poltrone disponibili – Ministeri, Regioni, Comuni e sottogoverni vari – è un fatto oggettivo che è sotto gli occhi di tutti. Ma che questa voracità poltronizia dei meloniani sia alla base del voto malandrino di ieri all’Ars ci sembra un po’ improbabile.

Non è da escludere che il voto di ieri sia legato ad un obiettivo (raggiunto): evitare l’abbinamento tra elezioni europee ed elezioni provinciali

Ma allora come si potrebbe spiegare il voto di ieri? A nostro modesto avviso, il problema potrebbe risiedere nella scelta di tempo del Governo Schifani, che potrebbe essere stata errata o giusta, a seconda dei punti di vista. Ci spieghiamo meglio. Questa legge sulle ex Province (che in realtà sono sempre le vecchie Province alle quali hanno cambiato solo il nome), se approvata, avrebbe consentito l’abbinamento del voto con le elezioni europee di Giugno. Siamo sicuri che tutti i ‘capi’ dei partiti politici siciliani avrebbero gradito l’abbinamento? A nostro modesto avviso, ci sono partiti che, dall’abbinamento delle elezioni europee con le elezioni provinciali, avrebbero usufruito del cosiddetto ‘effetto di trascinamento’. Questo potrebbe valere per i grandi partiti. Invece i partiti medi e piccoli, con l’abbinamento delle elezioni europee e provinciali, sarebbero stati penalizzati. Questo perché, i piccoli e medi partiti, con le elezioni provinciali, per fatti legati a vicende locali, possono erodere consenso ai grandi partiti, che alla fine ormai sono solo due: Fratelli d’Italia e il PD e, in minima parte, anche il Movimento 5 Stelle ormai in fase calante. Insomma, per dirla in breve, chi deve andare a votare per un grande partito, se nello stesso giorno si vota per le europee e per le provinciali, vota per il suo partito e basta. Ma se le elezioni si svolgono in tornate diverse, gli elettori dei grandi partiti, per fatti locali, possono votare diversamente. A nostro modesto avviso, la spiegazione del voto di ieri è in buona parte questa. Non c’è alcuna crisi del Governo Schifani e, se proprio dobbiamo essere maliziosi, non ci sembra che in Sicilia Forza Italia – il partito del presidente Schifani – sia un grande partito, se è vero che alle europee di cinque anni fa non arrivò nemmeno al 6-7%. Ma da qui ad affermare che il presidente Schifani abbia portato in Aula il disegno di legge sulla Province sapendo che sarebbe stato matematicamente ‘impiombato’ ne passa…

P. s.

Se la nostra tesi è corretta dopo le elezioni europee l’Ars approverà la legge sulle Province.

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