Miccichè prova a tornare in campo pensando alle elezioni europee ma dovrà fare i conti con la DC di Cuffaro

La politica siciliana si prepara alle elezioni europee. Le mosse di Gianfranco Miccichè e la lucida analisi del decano dei cronisti parlamentari siciliani, Giovanni Ciancimino

Rieccolo. Dopo essere stato ‘strapazzato’ e messo da parte Gianfranco Miccichè ci riprova. Vorrebbe rientrare nel giro della politica che conta. Come? Ufficialmente sembra voglia fare concorrenza alla Nuova Democrazia Cristiana di Totò Cuffaro. Propone l’attuale presidente della Regione siciliana, Renato Schifani, come coordinatore nazionale di Forza Italia al posto di Antonio Tajani. Più che una proposta politica sembra una provocazione. Parole che servono a scomporre, o meglio, a provare a scomporre il quadro politico. La sensazione è che Miccichè stia provando ad arrivare alle elezioni europee del prossimo anno in alleanza con il Partito Democratico (PD). In un certo senso, la pensa così il decano dei cronisti parlamentari della Sicilia, Giovanni Ciancimino, che a proposito delle mosse di Miccichè scrive: “A Renato Schifani rivolge un ‘fraterno’ invito a ricompattare tutti aprendo ai centristi oltre il destra-centro, ripristinando il trattino per guardare altri orizzonti. Per ridimensionare Fratelli d’Italia allunga lo stivale fino al PD, ma non è compromesso storico. A differenza di Indro Montanelli che si turava il naso, Gianfranco respira a pieni polmoni anche nell’ammucchiata. Gonfia il petto, le suona a Giorgia Meloni che pretende di dominare su tutti. Detta i tempi per ridimensionare Fratelli d’Italia espressione di una destra rospo che non gli va giù. Il 25 Settembre ha cambiato. Immancabile una lisciatina di pelo a Tajani ricordandogli il testamento politico di Berlusconi, ma in un momento di distrazione dimentica che l’ha indicato suo erede politico. Ignora l’attuale coordinatore regionale di Forza Italia Marcello Caruso”.

Quando Miccichè provò a tenersi due scranni parlamentari

Sempre lucido, Giovanni Ciancimino. Noi, però, pensiamo che il ‘pensiero’ di Miccichè sia un po’ meno aulico. A nostro modesto avviso, l’ex coordinatore di Forza Italia in Sicilia sta cercando di ritagliarsi un posto di candidato alle elezioni europee. Ricordiamo che provò ad entrare nel Parlamento europeo anche quando era presidente dell’Assemblea regionale siciliana. Successe nel 2018. Come già ricordato, Miccichè presiedeva il Parlamento dell’Isola. Quattro anni prima era stato candidato alle elezioni europee nel collegio Sicilia-Sardegna ed era stato il primo dei non eletti. Con le dimissioni dall’Europarlamento di Salvo Pogliese (che aveva lasciato il posto di parlamentare europeo per candidarsi a Catania come Sindaco) il posto di eurodeputato toccava a lui. Ovviamente, per entrare a far parte del Parlamento europeo si sarebbe dovuto dimettere dal Parlamento siciliano. Miccichè, invece, avrebbe voluto tenersi, le due cariche. Risultato: intervento della Corte di Cassazione che lo ha ‘sbarellato’ dal Parlamento europeo per fare posto al secondo dei non eletti, Innocenzo Leontini (qui potete leggere tutta la storia).

Qualche nuovo ‘magheggio’ della triade Miccichè-Lombardo-Cracolici?

Oggi vorrebbe riprovare a farsi eleggere eurodeputato? A nostro modesto avviso, sì. Ma non è facile capire come. Forse con una nuova formazione politica-elettorale (forse più elettorale che politica) da creare insieme con il PD (di Antonello Cracolici e Giuseppe Lumia?) e, magari, con l’ex presidente della Regione, Raffaele Lombardo? Anche il PD siciliano, sotto il profilo elettorale, è in difficoltà. Anche i grillini siciliani sono in difficoltà (soprattutto dopo che è stato sbaraccato il grosso del Reddito di Cittadinanza). Considerato che la sinistra siciliana – come del resto la sinistra italiana – è ‘zavorrata’ dal PD, partito che si presenza come espressione della sinistra ma che, in realtà, è al servizio permanente ed effettivo dell’Unione europea ultra-liberista e globalista; rilevato che il movimento di Cateno De Luca si va un po’ ‘sgonfiando’ (i deputati dell’Ars eletti con De Luca non sembrano irresistibili: anzi!), nell’agone elettorale della nostra Isola si aprono ampi spazi. E lì vorrebbe ‘infilarsi’ Miccichè, che però appare un po’ troppo appesantito non tanto dagli anni che inesorabilmente passano, quanto dalle contraddizioni politiche – e dagli errori politici – che costellano la sua ormai trentennale carriera, dalla perdita del Governo siciliano alla fine degli anni ’90 del secolo passato fino alle ‘scorribande’ con i suoi ‘compagni di merenda’ preferiti, Raffaele Lombardo, Antonello Cracolici e magari Lumia.

Alle prossime europee quanti deputati europei verranno assicurati alla Sardegna togliendoli alla Sicilia?

E’ evidente che in questo scenario il ritorno di Totò Cuffaro preoccupa tutta la politica siciliana. Perché nel gioco d’interdizione politico-elettorale l’ex presidente della Regione siciliana non è secondo a nessuno. Cuffaro, fino ad ora, ha detto di non essere interessato a una sua candidatura. E, in effetti, fino ad oggi, ha lavorato con profitto al rilancio della Democrazia Cristiana in una terra dove questo partito ha visto la luce all’indomani della Seconda guerra mondiale. Anche se di anni, dalla fine della cosiddetta Prima Repubblica, ne sono passati trenta o giù di lì, la ‘scuola politica democristiana’ non ha mai smesso di fornire personale politico e amministrativo a tanti partiti presenti in Sicilia. Ex democristiani e democristiani siciliani si ritrovano nel PD (alcuni di loro con grandi ‘mal di pancia’), dentro Forza Italia e in altri partiti. Forse l’unica formazione politica siciliana che non ospita ex democristiani è Alleanza nazionale (An), ma non ne siamo così sicuri. Un fatto è certo: se Cuffaro dovesse riuscire a ricompattare anche una parte dei democristiani e degli ex democristiani siciliani, beh, la Nuova DC non dovrebbe avere grandi problemi ad eleggere almeno un eurodeputato, anche con la legge elettorale cambiata: sembrerebbe, infatti, che almeno un seggio dovrebbe essere assicurato alla Sardegna (c’è chi parla addirittura di due seggi da garantire ai sardi), se è vero che fino ad oggi, nel collegio Sicilia-Sardegna, quasi tutti i parlamentari eletti sono stati siciliani.

Foto tratta da Canale Sicilia

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