Morire a Palermo a causa delle strade poco illuminate. Proviamo a capire perché in tanti Comuni trionfa il buio

Già due anni fa l’Associazione Comitati Civici di Palermo denunciava la carente illuminazione in via Messina Marine e dintorni là dove ha perso la vita un uomo in bicicletta

In queste ore monta la polemica sulla carente – se non assente – illuminazione di via Messina Marine, a Palermo. Purtroppo si registra la morte di un uomo originario del Bangladesh che è stato travolto da un’automobile, di sera. L’autista sostiene di non aver visto l’uomo in bicicletta perché la via Messina Marine non è esattamente illuminata. E’ venuto fuori un dibattito fuorviante, quasi che il problema della carente illuminazione delle strade del capoluogo della Sicilia interessi solo questa via. Non è così. Riprendiamo un articolo pubblicato il 3 Dicembre del 2021 su I Nuovi Vespri: “Una nota dell’Associazione Comitati Civici di Palermo segnala che alcuni quartieri ella città sono al buio: ‘Segnaliamo che le vie Giuseppe Triolo di Sant’Anna, via Pigafetta, via Giacomo Alagna, zona Romagnolo, sono totalmente al buio, illuminate solo dalle luci dei condomini e degli esercizi commerciali. Si tratta di traverse di Via Messina Marine, di fronte ex bagni Virzi. Le lampade sui pali di pubblica illuminazione sono quasi tutte spente. In uno addirittura manca la plafoniera tolta dagli operai AMG gas per mettere in sicurezza l’impianto. In queste strade ci sono ingressi di palazzi e sono molto frequentate. Il buio assoluto aumenta il rischio di rapine ed incidenti’”. Già allora si segnalava la carenza di illuminazione in via Messina Marine e zone limitrofe. Ma sempre allora veniva segnalata la carenza di illuminazione in tantissime vie di Palermo, lasciate in alcuni casi al buio. Proviamo a fare il punto della situazione per sommi capi.

Diciamo la verità: le vie di Palermo ancora bene o male illuminate di sera sono quelle dove ci sono gli esercizi commerciali. Le vie prive di negozi sono al buio

Qualche giorno fa ci siamo avventurati di sera negli svincoli del quartiere ZEN: ebbene, l’illuminazione è carente ed è difficile leggere le indicazioni. Chi non conosce la zona farebbe bene ad evitarla con il buio. Di fatto, a Palermo, le via illuminate sono quelle dove sono presenti gli esercizi commerciali. Sono gli esercizi commerciali che illuminano la città, non il Comune. Un esempio eclatante è rappresentato dal tratto finale di via Dante, ovvero il tratto che va dall’incrocio con via Filippo Parlatore e la fine della stessa via Dante, ovvero via Serradifalco. In questo tratto di via Dante non ci sono esercizi commerciali e trionfa il buoi, anche perché va ad incrociare la via Serradifalco che definire illuminata con luci fioche è un eufemismo. Attraversare di sera, in questo tratto di via Dante, è pericoloso. Gli esempi sono tanti, tantissimi. Un altro caso eclatante: il tratto di via Emilia compreso tra viale Campania e via Alcide De Gasperi è completamente al buio. A questo punto è opportuno capire di chi sono le responsabilità. Prendersela con il Comune di Palermo e con la società collegata allo stesso Comune che si occupa di illuminazione non ci consegna la verità dei fatti, anzi. Allora come stanno le cose?

Come stanno le cose in materia di illuminazione pubblica nei Comuni siciliani lo ha illustrato nell’Aprile del 2021 il presidente dell’ANCI Sicilia, Paolo Amenta

Il problema lo ha chiarito il presidente dell’ANCI Sicilia (Associazione Nazionale Comuni Italiani), Paolo Amenta nell’Aprile del 2021: “La storia della fornitura di energia elettrica ai Comuni è incresciosa. E ho fatto più volte presente alla politica siciliana di intervenire a tutela dei cittadini. Lo scenario è il seguente. Già paghiamo l’energia elettrica maggiorata del 30%. Se un Comune non paga le bollette nei termini prestabiliti – e purtroppo succede spesso, perché i Comuni sono in molti casi in grande difficoltà – vengono trasferiti nel cosiddetto mercato di salvaguardia, con una maggiorazione dei costi del 40%. Se il Comune non paga il credito viene venduto alle società private di riscossione. Così cominciano le trattative, le sanzioni, gli interessi da far pagare agli ignari cittadini. Ti fanno una cortesia a non spegnere paesi e città. Ma bisogna pagare. E’ un sistema folle. Mentre a Roma discutono di ripartenza con il Recovery plan, nei territori Comuni vengono strozzati” (qui trovare per esteso l’intervista a Paolo Amenta). Insomma, la difficoltà finanziarie dei Comuni siciliani non mancano, ma c’è chi ne approfitta per guadagnare di più sulla pelle dei cittadini.

Proviamo a raccontare perché, oggi, la stragrande maggioranza dei Comuni siciliani si ritrova senza soldi

La domanda è: perché i Comuni siciliani, sotto il profilo finanziario, sono quasi tutti in crisi? Sono spendaccioni? Assolutamente no. Si ritrovano senza soldi perché sono stati indirettamente taglieggiati e perché la Sicilia, nell’ultimo decennio, si è impoverita. A partire dal 2014 il Governo nazionale ha ripetutamente ‘rapinato’ la Regione siciliana. Lo ha fatto nel 2015, quando ha tagliato dal Bilancio regionale circa 6 miliardi di euro di crediti che la stessa Regione vantava in gran parte verso lo Stato. E l’ha fatto con la complicità del Parlamento dell’Isola (legislatura 2012-2017, Assemblea regionale siciliana a maggioranza di centrosinistra e nessuna opposizione da parte delle ‘opposizioni’ di centrodestra). Un anno dopo è arrivata la riscrittura delle norme di attuazione dell’articolo 36 dello Statuto siciliano grazie alla quale lo Stato ha sanato gli scippi finanziari del passato e deciso di tenersi parti consistenti di IRPEF e IVA che, a norma di Statuto, dovrebbero restare nelle ‘casse’ della Regione. A causa di questi scippi il Fondo per le Autonomia locali – ovvero i soldi che ogni anno la Regione eroga ai Comuni – è passato da quasi un miliardo di euro all’anno a circa 300 milioni di euro all’anno erogati in ritardo. Il ritardo è importante, perché è anche a causa dei ritardi nei pagamenti delle bollette della luce che i Comuni siciliani, come ha spiegato Amenta, finiscono nel mercato di salvaguardia che maggiora le stesse bollette. A questo scenario si è aggiunta la crescita della povertà in Sicilia, con tanti cittadini che non pagano più né tasse, né imposte comunali. Così i Comuni siciliani si ritrovano, contemporaneamente, con una riduzione del 66% circa dei trasferimenti regionali e con una caduta verticale delle entrate tributarie. Risultato: il buio…

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