Natanaèle e la metafora del fico utilizzata da Gesù venuto ad abitare sulla Terra

di Frate Domenico Spatola

5 Dicembre 2024, Venerdì prima della Epifania: Giovanni 1,43-51

Gesù voleva altri discepoli. Dalla Giudea fece ritorno in Galilea dove cercò Filippo. Senza preamboli, lo comandò: “Seguimi!”. Sarà stato più laborioso il convincimento, ma di Filippo si sottolinea con la prontezza anche l’entusiasmo, andò infatti a comunicare all’amico Natanaèle, la notizia di avere incontrato il Messia. Specificò convintamente che era “Colui descritto dalla Legge e atteso dai Profeti”. Ma al nome e soprattutto alla provenienza: “Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret”, fu di repulsa la reazione. Di Nàzaret la fama era negativa per essere covo di rivoltosi, “zeloti” che ordivano da terroristi contro Roma. Ironizzò che da lì non poteva venire nulla di buono. Filippo gli propose un incontro. Acconsentì. Gesù, mentre gli veniva incontro, lo disse “un vero Israelita senza falsità”. Sorprese Natanaèle: “Come mi conosci?”. Gli rispose con una metafora. Quella del fico, l’immagine di Israele: “Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi”. Lo annoverava tra i giusti di Israele che attendevano il Messia “riformatore e restauratore” del culto e della Legge di Mosè. Convinta parve la replica di Natanaèle: “Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!”. Non era tuttavia quanto Gesù attendeva, ben altro egli avrebbe visto: “Cose più grandi: cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo”. Evocato era il sogno di Giacobbe a Betel. Ormai però la scala intravvista dal patriarca non saliva a Dio, perché in Gesù (“Figlio dell’uomo”) egli era venuto ad abitare sulla Terra.

Foto tratta da Io resto con Gesù

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