Tante navi commerciali non passano più dal Mar Rosso. In Israele i prezzi di trasporto delle merci sono aumentati del 400% ma nella Ue l’inflazione diminuisce…

L’Occidente, oltre ad aver perso la guerra in Ucraina, sta perdendo la faccia anche nel Mar Rosso

Torniamo a fare il punto della situazione sui trasporti marittimi nel Mar Rosso (foto sopra tratta da Il Messaggero). Ne abbiamo scritto lo scorso 19 Dicembre annunciando un aumento dell’inflazione e crisi economica in generale. Per percorrere il Canale di Suez, direzione Mar Mediterraneo, le navi mercantili debbono passare dallo Stretto di Bab al-Mandab (foto sotto). Ed è lì che si sta concentrando un nuovo focolaio di guerra. Alcune navi commerciali dirette in Europa vengono attaccate dai ribelli Houthi, un gruppo armato prevalentemente sciita zaydita dello Yemen. I ribelli hanno cominciato a prendere di mira alcune delle navi commerciali occidentali, per ora solo con bombe e droni. Questo punto è controverso. I ribelli Houthi sostengono di bombardare solo le navi israeliane. C’è invece chi sostiene che in pericolo sono tutte le navi occidentali. In ogni caso, visto il clima di guerra che si è creato, molte compagnie di navigazione, ormai da quasi un mese, non percorrono più il Mar Rosso e il Canale di Suez ma preferiscono passare per il Capo di Buona Speranza. Con una maggiorazione dei costi che si riflette sui prezzi dei prodotti che esportano: petrolio, gas liquido ma anche tanti altri beni. Dietro i ribelli Houthi ci sarebbe l’Iran. In realtà, la questione è molto più complessa, perché l’Iran è un Paese alleato della Russia e, di conseguenza, anche della Cina. 

E’ fallita l’operazione navale internazionale per garantire la sicurezza di navigazione nel Canale di Suez

Non è facile districarsi in questa storia. Si sa che gli americani stanno cercando di mettere su una sorta di operazione navale internazionale – denominata Guardian of Prosperity – per garantire la sicurezza delle spedizioni nel Mar Rosso. All’inizio tanti Paesi occidentali hanno aderito all’iniziativa. Ma a poco meno di un mese si vanno ritirando tutti. Ed è anche logico: come già ricordato, molte compagnie di navigazione, piuttosto che avventurarsi nel Mar Rosso e quindi nel Canale di Suez, con il rischio di venire colpiti da droni e bombe varie, preferiscono passare dal Capo di Buona Speranza. Peraltro gli conviene alla grande: con la scusa che spendono un sacco di soldi in più per la maggiore distanza che percorrono fanno la ‘cresta’ sui prezzi dei beni che trasportano. Invece di dire – per citare un esempio – che hanno avuto una maggiorazione dei costi di trasporto del 15%, gli aggiungono 5 punti e ci guadagnano un 5% in più. Trattandosi di beni che vanno per lo più in Europa ci si attende un aumento dell’inflazione nella stessa Europa. Invece, come per ‘magia’, l’inflazione nell’Unione europea diminuisce. E’ chiaro che in materia di Inflazione i vertici della Ue e i Governi dei Paesi della stessa Unione raccontano bugie.

Le compagnie di navigazione che si sono ritirate dal Mar Rosso. Come i vertici della Ue prendono per i fondelli 500 milioni di cittadini europei nascondendo la vera inflazione

Vediamo, per grandi linee, qual è la situazione nel Mar Rosso. La BP (British Petroleum) ha sospeso temporaneamente il transito di tutte le propria navi petroliere. La compagnia di navigazione taiwanese Evergreen Evergreen ha interrotto temporaneamente l’accettazione di merci israeliane e ha anche deciso di sospendere la navigazione attraverso il Mar Rosso. Le navi portacontainer di questa compagnia di navigazione passano dal Capo di Buona Speranza. La compagnia di navigazione singaporiana ONE ha smesso di collaborare con Israele. Questo perché le navi che lavorano con gli israeliani vengono prese di mira dai ribelli Houthi. Si ha notizia che anche i gruppi petroliferi Front Line e la Yangming Shipping Company di Taiwan non fanno più passare le proprie navi dal Mar Rosso ma hanno optato per il Capo di Buona Speranza. Una notizia arriva anche da Israele, dove la compagnia di navigazione Zim ha informato i propri clienti di un aumento del prezzo da 100 a 400 dollari per la spedizione di container. Da qui una domanda: se il costo di spedizione, per Israele, è aumentato del 400%, come mai nell’Unione europea l’inflazione addirittura diminuisce? Ci stanno o no prendendo per i fondelli? Leggiamo su un canale Telegram: “I prezzi del gas naturale sono già aumentati del 13%, i futures sul Brent del +3,9%, il costo di spedizione delle merci dall’Asia ai porti del Mediterraneo è aumentato del 12%, il numero di navi mercantili che transitano dal Mar Rosso è sceso del 35% rispetto all’inizio del mese. Gli attacchi alle navi commerciali degli Houthi stanno mettendo a rischio il commercio globale. Ancora una volta, a pagare i rialzi saranno in primo luogo i consumatori europei, che si sono legati alle forniture di GNL via metaniere da quando hanno abbandonato il gas russo”

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