Oggi ricordiamo San’Agata martire, vittima di Imperatori bacchettoni e fanatici. La ricorda soprattutto Catania con una festa conosciuta in tutto il mondo

di Frate Domenico Spatola

Con le persecuzioni da parte dei romani intorno alla metà del ‘200 andarono distrutti tutti gli originali dei Vangeli e i Codici più antichi

La Sicilia, ogni cinque Febbraio, festeggia Sant’Agata (foto sopra tratta da lasiciliaweb). Ma è Catania che ne vanta i natali. Grande risonanza ebbe il suo martirio. La prima Chiesa ne raccolse la memoria nel più antico Canone della Messa. La sua morte è datata nel 250, quando era imperatore Decio. Bacchettone e fanatico, riteneva colpevoli i Cristiani delle disgrazie che in quel periodo attraversava l’impero: carestie, pestilenze, disfatte in guerra con i barbari. Gli dèi erano arrabbiati con gli uomini perché i cristiani non andavano nei templi a offrire l’incenso. Quella persecuzione si protrasse per un decennio, fino a Massimino, imperatore più fanatico di lui. I cristiani ebbero perdite gravissime, non soltanto in termini di vita, ma anche del patrimonio scritturistico. Andarono distrutti tutti gli originali dei Vangeli, e i Codici più antichi che possediamo sono dono provvidenziale dei copisti del quarto secolo.

La particolare reliquia custodita a Palermo

La vita della nostra Sant’Agata fu tramandata in “leggende”. Agata vuol dire “Buona”, ma certamente comprensiva di avvenenza e di bellezza. Piacque a Cristo cui ella offrì, in mistiche nozze, definitivo ed esclusivo il cuore. Catania tripudia, ma anche Palermo che la venera “compatrona” con Santa Rosalia. Si racconta che Lucia da Siracusa si sia recata al suo sepolcro per intercedere per la madre ammalata, e Agata le rispose che per guarirla sarebbe bastata lei stessa, da Santa qual era. Intese… tra Santi…
A Sant’Agata la preghiera di sollevare la Sicilia dagli annosi e mai risolti, attinenti all’onestà e al lavoro. Palermo ha della Santa una curiosa reliquia. Nella chiesa omonima di Santa Agata è custodita “la pedata”. Si tratta dell’orma del piede di fanciulla impressa in un grumo di lava.

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