Oggi ricordiamo Santa Caterina da Siena, “Luce di sanità e di dottrina” dichiarata Dottore della Chiesa da Papa Paolo VI

di Frate Domenico Spatola

Un faro di luce dunque, per cui, anche Gesù, nel Vangelo della liturgia odierna, loda il Padre che si è svelato ai semplici, e non agli orgogliosi dotti

È Santa dal XIV secolo. Visse in tempi difficili per la Chiesa. Alla loro soluzione contribuì. Da sessanta anni, il Papa si era relegato ad Avignone, ostaggio del re di Francia. La Chiesa languiva e Roma era ridotta a poco più di un villaggio. Soprattutto i malcostumi tuttavia impensierivano la nostra Santa che, a trent’anni, nel 1377, si recò per convincere Gregorio XI, “il dolce Cristo in terra” (sic!), a tornare a Roma. Fu esaudita. Ma, alla di lui morte, eletto l’italiano Urbano VI, non fu riconosciuto dai cardinali di nazionalità francese. Essi, tornati ad Avignone, elessero un nuovo antipapa. Caterina fu richiamata per ricucire lo strappo, ma, nel 1380, per il dolore, a soli trentatré anni, morì. La frattura passerà alla Storia come “Scisma d’Occidente”, e troverà, nel 1414, momentanea soluzione nel Concilio di Costanza. Del trauma risentì l’intera Cristianità, e la “Riforma”, nella Chiesa auspicata a Costanza, “in capite et in membris”, non si attuerà. Cent’anni dopo (1517), Lutero trascinerà in un nuovo scisma, più grave e non rimarginabile per la eresia, intere popolazioni del Nord-Europa. Santa Caterina del suo tempo fu “luce di santità e di dottrina”. Di quei bagliori, volle cogliere guizzi per il nostro tempo, Paolo VI, che la dichiarò “Dottore della Chiesa”. Novità che piacque anche ai dotti teologi. Già nel 1939, con San Francesco d’Assisi, Caterina si era meritata il titolo di “Patrona di Italia”. Un faro di luce dunque, per cui, anche Gesù, nel Vangelo della liturgia odierna, loda il Padre che si è svelato ai semplici, e non agli orgogliosi dotti. La loro scienza aveva infatti ucciso la Sapienza, che ne era la madre, per vedere come fosse fatta.

Foto tratta da La Luce di Maria

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