Per gli agricoltori italiani la lotta sarà inutile se non si batteranno per un obiettivo fino ad oggi negato: l’etichettatura dei prodotti agricoli e ittici nella vendita al dettaglio

di Alfonso Luigi Marra

L’autore di questa riflessione, Alfonso Luigi Marra, è un meridionale di genio. Calabrese, già europarlamentare, costituzionalista e avvocato. Vive a Napoli. Le sue riflessioni sono un po’ critiche ma alcune verità sono innegabili

Le lobby stanno orientando da decenni l’alimentazione in direzione di prodotti industriali sempre più standard e pieni di solfiti, più facili da produrre e commercializzare e per loro più redditizi. Ma che risposta è quella degli agricoltori e pescatori italiani se non rispondono, contrapponendo che, grazie alla chimica della natura, i prodotti agricoli ed ittici italiani sono i migliori del mondo, per cui vanno resi riconoscibili e propagandati mediante delle campagne di Stato? Il pesce, ad esempio, già da Malta in giù è scadente, e questo è vero per tutto, per cui ne va resa possibile la precisa identificazione territoriale. Perché etichettare ad esempio ‘Mediterraneo’ non significa nulla, dato che la ‘zona d’oro’ è quella dei Fichi d’India: dalla Sicilia a Mondragone, ma anche il Centro e il Nord Italia sono ricchissimi di prodotti straordinari. Fichi d’India che a Malta sono grossi e di sapore erboso (immangiabili), così come ad esempio le triglie (e gli altri pesci) che, a Istambul, sono buone come le nostre ma, man mano che vai verso la Siria, cambiano finché, giunti a Iskenderun, cambiano via via colore e diventano praticamente degli insipidi pesci tropicali (mi spiace per il resto del mondo, ma, piaccia o no, è un fatto). (sopra foto tratta dal Corriere ortofrutticolo)

Cari agricoltori non potete lottare solo per qualche spicciolo in più come sembra stia accadendo in queste ore in Francia dove gli agricoltori hanno smesso di protestare in cambio di un paio di ‘mance’

Se cioè sono proprio gli agricoltori e i pescatori a tacere su questo, non dobbiamo allora concludere che sono sulle stesse posizioni morali e culturali dell’UE e che la loro è solo una lotta volta a null’altro che a vendere la pelle per qualche spicciolo in più? E che speranze hanno in questo caso, visto che le lobby hanno annientato categorie molto più potenti, come gli avvocati? Ma so di parlare invano perché nessuno vuol sentire nulla che causi realmente cambiamenti e continuerà così finché – tra pochissimo – il cambiamento sarà imposto dal clima. Sicché, amici miei, continuate pure ad andare avanti e indietro con i vostri trattori, ma sappiate che, se qualche beneficio bagatellare ve lo daranno, sarà solo per frazionarvi, altrimenti non vi darebbero nemmeno quello. La vostra lotta ha insomma un senso solo se è il principio di una più vasta lotta per il cambiamento culturale, ma francamente – spero di sbagliare – per ora non ne ha le caratteristiche.

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