Perché quando piove Mondello e Partanna Mondello si allagano? Parla Mario Pagliaro, esperto di previsioni meteo. Il recupero di acque reflue e piovane

Una chiacchierata a trecentosessanta gradi con chi si occupa del clima e della tutela dell’ambiente. Finalmente scopriamo perché alcune aree di Palermo, anche con piogge non eccezionali si allagano. E cosa si può fare per porre fine a questo problema

Con i primi temporali autunnali, quest’anno un po’ in ritardo, a Palermo sono tornate puntualmente ad allagarsi le vie di Partanna e di Mondello (foto sopra tratta da MeteoWeb). Il fatto si ripete ormai da molti anni. Numerosi comitati di cittadini si rivolgono regolarmente al Comune e alla Regione perché intervengano. Ma ad ogni pioggia significativa, ecco tornare gli allagamenti. Abbiamo dunque deciso di sentire Mario Pagliaro (foto sotto). Il ricercatore del Cnr, oltre  a pubblicare regolarmente le previsioni meteo per Palermo e molte aree della Sicilia, ha condotto con il suo team numerosi studi sul recupero e il riutilizzo dell’acqua  piovana.

La prima domanda è quella che si fanno tutti. Ma perché ad ogni pioggia le strade di Mondello e di Partanna si allagano?

“Perché la rete fognaria che raccoglie anche le acque piovane è largamente insufficiente a veicolare l’acqua che riceve tanto dal cielo che dalla montagna – ormai completamente priva di alberi – di Capo Gallo, i cui canali convogliano l’acqua piovana nella pianura a valle, cioè a Partanna e a Mondello. Il risultato è l’allagamento delle strade che spesso copre anche i marciapiedi. L’acqua finisce così con l’invadere le aree al di sotto sotto del livello stradale. Sono stati purtroppo numerosi i casi di allagamento di edifici posti al di sotto del livello stradale. Per non dire delle zone pedemontane dove il flusso delle acque piovane miste a fango può arrivare ad essere così intenso da invadere le abitazioni di quelle zone”.

Perché si è creata questa assurda situazione?

“Perché il collettore nord occidentale costruito dalla fine degli anni ’80 del secolo passato, che avrebbe dovuto sversare in mare le acque piovane e quelle depurate dal depuratore Fondo Verde costruito con lo stesso finanziamento non entrerà mai in funzione, a causa dell’opposizione della Riserva naturale di Isola delle Femmine che veniva costituita proprio in quegli anni dalla Regione. Così oggi il depuratore di Fondo Verde Giardini invia le acque trattate attraverso una condotta fino a Villa Adriana. La condotta è dimensionata per una portata sufficiente ad inviare le acque depurate, ma non quelle piovane che vi si accumulano durante i temporali. L’acqua che non può essere pompata finisce così per tracimare, ad esempio dai tombini di via dell’Olimpo, via Castelforte o via Galatea, invadendo anche le strade limitrofe”.

Ci può dare qualche numero che ci aiuti a capire di cosa si tratta?

“Certo. Nel depuratore di  Fondo Verde Giardini sono trattate le acque reflue prodotte  da oltre 150 mila persone residenti nei quartieri Mondello, Valdesi, Partanna Mondello, Pallavicino, Zen e Villaggio Ruffini. Il depuratore era stato dimensionato per ricevere 1900 metri cubi di acque nere all’ora. Ma con le piogge il volume d’acqua capita che arrivi ad oltre 2800 metri cubi. Da anni, Palermo perde oltre 5mila abitanti all’anno. Nel 1981 aveva 702 mila abitanti. Oggi sono meno di 630 mila. Ma l’area Nord della città incrementa la propria popolazione: tutti vorrebbero vivere a Mondello fra il mare e il verde. Non più solo in Estate, ma l’intero anno. Per non parlare del boom del turismo, che attrae decine di migliaia di turisti ogni mese da Aprile a Settembre. E infatti nei 30 anni fra il 1990 e il 2020, il numero di nuove abitazioni in buona parte dell’area Nord di Palermo è cresciuto drasticamente. Questo non solo aumenta la quantità di reflui prodotti, ma si traduce nella crescente impermeabilizzazione del suolo, aumentando il volume di acque piovane che finiscono nella rete fognaria”. 

Quindi, in concreto, cosa si può fare? 

“Occorre fare quanto era previsto originalmente: ovvero mettere in funzione il grande collettore Nord Ovest, capace di portare a mare le acque piovane. Infatti, lo scorso Marzo la struttura commissariale governativa per la depurazione ha affidato al Consorzio nazionale interuniversitario per le scienze del mare la valutazione dell’impatto ambientale dello scarico tramite condotta sottomarina di acque piovane e depurate in un tratto di mare antistante l’Area marina protetta di Capo Gallo-Isola delle Femmine. E’ anche previsto il potenziamento dell’impianto di depurazione di Fondo Verde Giardini. Ma l’obiettivo deve essere quello di non mandare a mare neanche un litro di acqua fognaria depurata”. 

Intende il recupero delle acque reflue? E’ davvero possibile? O è un sogno per ambientalisti?

“E’ una necessità e un’opportunità di valorizzazione di una preziosa risorsa che devono cogliere sia le aziende che gestiscono i depuratori che le imprese agricole. Le acque reflue depurate vanno utilizzate per irrigare e per concimare: sono ricche di carbonio organico, di fosforo e di azoto in forma altamente biodisponibile. Il risultato è che queste acque non solo irrigano, ma concimano. La ha verificato direttamente la muncipalizzata alle acque di Bologna in collaborazione con l’Università fertirrigando per due anni a Cesena con acqua di fogna depurata un campo sperimentale con 120 colture: 66 alberi di pesco e 54 piante di pomodoro da industria. I risultati sono stati eccellenti sia in termini di qualità dei frutti e dei pomodori che in termini di sicurezza microbiologica su piante e terreno. L’azienda agricola universitaria ha anche risparmiato il 32% del concime azotato regolarmente usato per coltivare. Va fatto a Palermo, come in tutta la Sicilia. La scorsa settimana a convegno a Catania ho trovato concorde su questo tema il professore Fabio Fatuzzo, nuovo commissario governativo proprio alla struttura commissariale alla depurazione”.

E le acque piovane? Non è assurdo che finiscano a mare?

“Certo che lo è. Le famiglie e le imprese del vasto territorio settentrionale di Palermo possono dotarsi con un piccolo investimento di un semplice sistema di raccolta delle acque piovane con cui convogliare in uno o più serbatoi le acque raccolte dai tetti attraverso il sistema delle gronde. Ed utilizzare poi l’acqua raccolta per irrigare piante e giardini e pulire gli spazi esterni, oppure l’auto, o ancora il garage: è assurdo utilizzare l’acqua potabile per questi fini. Facendolo, oltre a diminuire l’apporto di acqua piovana alla rete fognaria, risparmieranno anche molto denaro che attualmente spendono per comprare dalla rete idrica acqua potabile poi utilizzata per irrigare o per pulire le auto. Mi lasci ricordare che i pannelli solari sono anche chiamati ‘collettori’ solari”.

Cosa c’entra l’energia solare con gli allagamenti?

“C’entra: perché occorre guardare agli edifici, e in particolare al tetto, come a dei collettori: tanto di energia solare che di preziosa acqua piovana. Dobbiamo solo dotarli dei pannelli, appunto i collettori, con cui convertire l’energia solare in elettricità e in calore. E, con un piccolo lavoro idraulico, deviare il flusso delle gronde dai tombini ai serbatoi per l’autoproduzione e l’autoconsumo di acqua non potabile. Ma egualmente preziosa”.

Un’ultima domanda: lei ha ricordato che Palermo si sta spopolando. C’è qualcosa di concreto che possiamo fare per mettere fine a questo crollo demografico?

“Certo. Dobbiamo investire proprio su queste opere di risanamento ambientale e sulla concreta economia circolare al fine di consolidare la crescita dei tre assi dello sviluppo cui è intrinsecamente vocato tanto il territorio che la popolazione di Sicilia: ovvero agricoltura, turismo ed energia solare. Proprio nell’area Nord di Palermo, l’azienda comunale dell’economia circolare dei rifiuti, e non più dell’igiene ambientale, sta distribuendo i kit per la raccolta differenziata che inizierà a Gennaio. Facendola, tanto Mondello quanto Partanna, Pallavicino e gli altri quartieri si libereranno dei cassonetti e della relativa sporcizia e del cattivo odore dovuto ai rifiuti organici prodotti da famiglie e strutture ricettive. Il territorio diverrà molto più attrattivo tanto per i turisti che per i residenti. Mentre l’azienda comunale non solo risparmierà il costo del conferimento in discarica dei rifiuti indifferenziati, ma aumenterà i guadagni vendendo la raccolta differenziata ai Consorzi di recupero. Con lo sviluppo economico del territorio, finirà anche il declino demografico”. 

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