Riuscito lo sciopero dei medici ma ancora manca un’analisi economica sul perché si prosegue con i tagli alla sanità pubblica. I problemi di debito pubblico e Ue

Lo sciopero di ieri dei medici è stato voluto da Federazione Cimo-Fesmed e l’Anaao Assomed-Associazione Medici Dirigenti. E le altre organizzazioni sindacali che dicono?

I medici italiani cominciano a far sentire la propria voce. In verità sono due le organizzazioni sindacali che stanno dando battaglia: la Federazione Cimo-Fesmed e l’Anaao Assomed-Associazione Medici Dirigenti. Sono queste le organizzazioni sindacali protagoniste dello sciopero di ieri. Di altre organizzazioni sindacali non si hanno notizie. Ma sono bastate queste due sigle a dare la ‘sveglia’ alla politica italiana. Conti alla mano, dal 2010 ad oggi, la sanità italiana ha subito tagli per circa 45 miliardi di euro. E’ una cifra enorme che spiega il perché, oggi, negli ospedali pubblici italiani – a cominciare dai Pronto soccorso – mancano medici e infermieri. Con tutto questo, oggi i medici italiani che lavorano nel servizio pubblico, sono tra i meno pagati d’Europa. Chi ha un po’ di memoria ricorderà che il Governo Berlusconi 2008-2011 bloccò gli stipendi dei dipendenti pubblici, colpendo anche i medici. Niente aumenti di stipendio per circa dieci anni e quando il contratto è stato rinnovato non sono stati riconosciuti gli arretrati. Anche il rinnovo dei contratti dei medici finanziato dall’attuale Governo di Giorgia meloni prevede, per i medici pubblici, aumenti di stipendi che non è esagerato definire ridicoli. Il risultato è che, ormai da qualche anno, medici e infermieri italiani – soprattutto i giovani ma non soltanto i giovani – vanno a lavorare all’estero dove vengono pagati di più e lavorano meno.

“Chiediamo la depenalizzazione dell’atto medico essendo l’Italia insieme a Polonia e Messico le uniche nazioni dove l’atto medico è considerato un reato”

Adesso leggiamo il commento dei rappresentanti dei sindacati protagonisti dello sciopero di ieri: “Il successo dello sciopero evidenziato dalle numerose adesioni, è indicativo del disagio dei medici – ha detto Riccardo Spampinato, presidente della Federazione Cimo-Fesmed Sicilia nel corso di una partecipata assemblea sindacale dei medici siciliani e dirigenti sanitari del SSN (Servizio sanitario nazionale) aderenti allo sciopero nazionale che si è tenuta ieri nella sede dell’Ordine dei Medici di Palermo -. Negli ospedali di tutta Italia sta montando un grande movimento di protesta che non si esaurirà con la manifestazione di oggi: questo sciopero è solo l’inizio di un percorso volto a difendere la sanità pubblica, tutelare il diritto alle cure dei cittadini e valorizzare i professionisti della salute. I medici – ha aggiunto Spampinato – si sono sempre fatti in quattro per garantire la migliore  assistenza possibile, e sono stati ripagati con una manovra che riserva briciole al rinnovo dei loro contratti e al finanziamento del Servizio sanitario nazionale”. Spampinano non ha risparmiato critiche alla sanità privata, “interessata solo ai propri profitti”. Il dirigente del Cimo Sicilia ricorda che “l’AIOP (Associazione Italiana Ospedalità Privata) non rinnova il contratto dei propri medici dipendenti da 18 anni eppure in Sicilia diventa interlocutore privilegiato al tavolo di confronto regionale per la riforma della rete ospedaliera, lasciando fuori i sindacati firmatari del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro”. Tutto questo avviene, ha aggiunto Spampinato, “in una regione che certifica il fallimento del sistema della programmazione sui bisogni di personale medico per i propri ospedali, aprendo in questi giorni un bando a medici stranieri nel tentativo disperato di colmare lacune colpevoli”. Il riferimento ovviamente è alla Regione siciliana che sta provando a reperire medici dai Paesi esteri. “Davanti a tutto questo per troppo tempo siamo stati in silenzio, e abbiamo sbagliato. Adesso è tempo di far sentire forte e chiara la nostra voce, e di dire basta al definanziamento della sanità. Inoltre, tra le altre rivendicazioni – ha concluso Spampinato – chiediamo la depenalizzazione dell’atto medico essendo l’Italia insieme a Polonia e Messico le uniche nazioni dove l’atto medico è considerato un reato”. (nella foto sotto da sinistra Giuseppe Bonsignore e Riccardo Spoampinato)

Il problema del cosiddetto privato accreditato

Nel corso dell’assemblea sindacale, la segreteria regionale Cimo (Confederazione Italiana Medici Ospedalieri) della Sicilia, guidata da Giuseppe Bonsignore, ha presentato ai mezzi di informazione un documento sulle criticità della sanità siciliana dove viene evidenziata la grave situazione gestionale determinata dal prolungato commissariamento delle Aziende sanitarie in Sicilia che, ha sottolineato Bonsignore, “dura ormai da mesi e che non sembra sia prossimo a soluzione, a meno di ricorrere a un sorteggio!”. Il riferimento dovrebbe essere alle Aziende sanitarie provinciali (Asp). Inoltre, Bonsignore ha ribadito “la grave carenza di personale, non soltanto medico, che attanaglia gli ospedali siciliani e, in primo luogo, l’ambito dell’emergenza/urgenza, con una drammatica contrazione dell’offerta sanitaria di cui ancora non si vede la fine e che sembra anzi indirizzata ad aggravarsi. Torniamo a chiedere alle Istituzioni preposte di prendere in carico il problema della sicurezza all’interno degli ospedali – ha aggiunto il segretario regionale Cimo – e di riuscire finalmente ad arginare il fenomeno delle aggressioni nei confronti del personale sanitario che, puntualmente, torna a manifestarsi e che, nelle attuali condizioni di scarsità dell’offerta sanitaria, è destinato anzi ad aumentare”. Bonsignore affronta la questione economica: “Chiediamo – ha affermato – di risolvere il mistero delle risorse economiche che vengono presentate dal Governo regionale come esigue quando devono essere destinate alla sanità pubblica e al suo personale, ma che vengono elargite a piene mani quando vengono destinate al cosiddetto privato accreditato”. Il riferimento, in questo caso, è agli studi medici privati accreditati con la Regione siciliana.

Il rischio, continuando a smantellare il sistema sanitario pubblico, è che potranno curarsi solo i ricchi

Impietosa l’analisi di Bonsignore sullo stato della sanità: “In una Regione in cui vengono lesinate le miserevoli indennità da corrispondere al personale, in una Sicilia in cui le norme di un Contratto di Lavoro prossimo alla scadenza non sono in larga parte mai state applicate ci continuiamo a chiedere perché i medici non vogliono più accettare di lavorare nei nostri ospedali pubblici? Non riusciamo a capire perché i giovani medici preferiscono andare a lavorare in altri Paesi europei dove il contenzioso medico-legale è quasi inesistente e l’atto medico non costituisce reato? Ci meravigliamo se intere schiere di medici si dimettono per andare a lavorare nel privato o, addirittura, nelle Cooperative a fare il medico a gettone, lavorando di meno e guadagnando molto di più? Se chi ci governa non riesce a dare risposte a tali semplici interrogativi allora la Sanità pubblica è veramente giunta al punto di non ritorno, non per incapacità amministrativa ma per un chiaro disegno di smantellamento di quel sistema di assistenza universalistico ed equo che ci è stato invidiato nel Mondo e che oggi è in serio pericolo, avviandosi verso una realtà in cui l’accesso alle cure sarà soltanto ad appannaggio dei ricchi”. Quindi l’appello di cittadini siciliani che si accorgono della crisi della sanità siciliana solo quando finiscono nel caos dei Pronto soccorso: “Accanto ai medici – ha concluso Bonsignore – oggi dovrebbero scendere in piazza a manifestare i cittadini che sono le vere vittime di questo scellerato disegno politico di annientamento del nostro sistema sanitario”.

“Esigiamo rispetto per medici, dirigenti sanitari ed infermieri eroi di ieri, oggi usati come un bancomat dal governo”

“Abbiamo scioperato assieme a Cimo e Nursing Up per difendere la sanità pubblica – ha evidenziato Antonino Palermo, segretario regionale Anaao Assomed – Associazione Medici Dirigenti -. L’unione fa la forza. Ci fermiamo per un giorno per non fermare il sistema di cure pubbliche per sempre. Chiediamo un forte impegno affinché vengano completate le piante organiche di tutti gli ospedali. Inoltre, chiediamo che venga migliorata la qualità del lavoro e la sicurezza di tutti gli operatori sanitari. Esigiamo rispetto per medici, dirigenti sanitari ed infermieri eroi di ieri, oggi usati come un bancomat dal governo. L’attuale manovra finanziaria proposta è peggiore della legge Fornero, ricordata come legge lacrime e sangue. Oggi lacrime non ce ne sono più, solo sangue. Reclamiamo soluzioni efficaci per contrastare il depauperamento degli organici e bloccare l’esodo dei lavoratori dagli ospedali pubblici. Contestiamo il disegno di legge sull’atto medico – ha concluso Palermo – che propone addirittura la reclusione fino a 5 anni. I medici non sono criminali”.

Non si può plaudire a un’Unione europea che penalizza l’Italia togliendo dalle tasche dei cittadini italiani 80 miliardi di euro all’anno per pagare gli interessi su un debito pubblico truffaldino e poi lamentarsi che mancano i soldi per la sanità pubblica

Che dire? Che l’analisi sulla situazione negli ospedali, da parte dei rappresentanti delle organizzazioni sindacali protagonisti dello sciopero di ieri, è ineccepibile. Detto questo, bisognerebbe illustrare meglio il perché la sanità pubblica italiana è stata definanziata. Che in Italia, di pari passo con il definanziamento della sanità pubblica, sia aumentata la povertà è sotto gli occhi di tutti. Se ne deduce che non c’è un problema di sprechi. Il riferimento ai provati accreditati, che in alcuni casi usufruiscono di lauti fondi pubblici, è un fatto importante ma non spiega lo spaventoso definanziamento della sanità pubblica. Bisogna avere il coraggio di dire che la sanità pubblica è stata impoverita – insieme con altri settori della vita pubblica: per esempio la scuola – per pagare gli interessi sul debito pubblico che ammontano a circa 80 miliardi di euro all’anno. Se non si affronta questo problema – ovvero il sistema monetario dell’euro, con una monetazione a credito che non è altro che strozzinaggio autorizzato dalle leggi europee – non si va da nessuna parte. Non si può plaudire a un’Unione europea che penalizza l’Italia togliendo dalle tasche dei cittadini italiani 80 miliardi di euro all’anno per pagare gli interessi su un debito pubblico truffaldino e poi lamentarsi che mancano i soldi per la sanità pubblica. La categoria di medici ha sempre fornito alla politica italiana personale di grande preparazione. Ebbene, i medici non possono ignorare questo argomento, perché è da lì, dalla truffa del debito pubblico italiano ‘pilotato’ dalla Germania che nascono i gravi problemi economici e sociali italiani. Nessun Paese al mondo è in grado di pagare quasi 3 mila miliardi di euro di debito pubblico. Questo folle sistema serve soltanto per strappare ogni anno dalle tasche dei cittadini italiani 80 miliardi di euro. Non sapendo dove trovare questi soldi i Governi italiani di tutti i colori politici non fanno altro che tagliare fondi e servizi.

Foto di prima pagina tratta da Il Messaggero

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