Se ‘evapora’ il Cristianesimo perché non dovrebbero ‘evaporare’ Natale e Presepe? Il “Buon Natale” sparito dalla televisione nel nome del mercato

L’Italia è in grado di mantenere anche nelle scuole le proprie tradizioni cattoliche o le esigenze dei ‘mercati’ impongono quella che il filosofo Diego Fusaro definisce “l’evaporazione del Cristianesimo”? Il disegno di legge per difendere il Presepe

Fratelli d’Italia, il partito dell’attuale presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni, ha presentato al Senato un disegno di legge nel quale c’è scritto che “non sarà più possibile cancellare il Presepe, il Natale e la Pasqua all’interno degli istituti scolastici italiani di ogni ordine e grado”. Di fatto, il Parlamento italiano si aggiunge ad approvare una legge per cercare di ripristinare l’identità culturale che l’Italia, dagli anni della ‘presunta’ unificazione del 1860-1861, in realtà non ha mai avuto. Le scuole che tolgono dalle classi i crocifissi o che vietano il presepe sono espressioni di un Paese con punti di riferimento fragili che vengono travolti dagli eventi. Chi toglie crocifissi dalle classi e vieta i Presepi nelle scuole si giustifica dicendo che la scuola è laica. C’è sicuramente anche questo, ma c’è anche il fatto che le scuole italiane sono anche frequentate da ragazzi musulmani che non si riconoscono nella religione cattolica. Il cuore del problema si può riassumere nella domanda: l’Italia è in grado di mantenere anche nelle scuole le proprie tradizioni cattoliche o le esigenze dei ‘mercati’ impongono quella che il filosofo Diego Fusaro definisce “l’evaporazione del Cristianesimo”?

Se ci fate caso la televisione non augura più ai telespettatori “Buon Natale” ma utilizza la sola parola “Auguri”. Lo impone il ‘mercato’, perché bisogna accumulare denaro anche vendendo prodotti ai cittadini che non sono di tradizioni cattoliche

L’Italia sostengono alcuni – non deve togliere le proprie tradizioni – a cominciare dal presepe – ma semmai aggiungere anche i simboli delle tradizioni di altre culture e di altre tradizioni. Già questo sarebbe un dibattito serio. Ma il disegno di legge sul presepe, con tutto il rispetto dovuto a chi lo ha presentato, suona un po’ come propaganda politica che rischia di non sortire alcun effetto sulla debole identità culturale dell’Italia. E, soprattutto, ignora l’invasione dei mercato nelle tradizioni natalizie. Il Natale, nell’Occidente ultra-liberista e globalista, è l’occasione per vendere, vendere, vendere per accumulare denaro, denaro e denaro. Al capitalismo ultra-liberista e globalista del Natale, della nascita di Gesù Bambino, del presepe e, in generale, di Nostro Signore Iddio non gliene può fregare di meno. Nella società ci sono uomini, donne e ragazzi che non credono nei simboli del Natale? Ma noi capitalisti – questa è la logica ultra-liberista e globalista – dobbiamo vendere i nostri beni anche a loro, dobbiamo guadagnare anche con loro. Così dalle televisioni, ormai da qualche tempo gli auguri di Buon Natale sono stati sostituiti dalla parola “Auguri”. Come Parigi valeva bene una Messa, l’eliminazione, in televisione, delle due parole “Buon Natale” vale sicuramente i prodotti che si riusciranno a vendere anche a chi non appartiene alla tradizione cattolica. E al diavolo il Natale, il Presepe e altre tradizioni! Il mercato, il mercato, il mercato.

Foto Presepe napoletano tratta da Wikipedia

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