Se il Ponte sullo Stretto di Messina lo vuole l’Unione europea ed è anche sostenuto dalla NATO perché dovrebbero pagarlo Sicilia e Calabria?

I grandi rivolgimenti in corso nel Mediterraneo

La verità è che il Ponte sullo Stretto di Messina, nelle mani del Ministro e ‘capo della Lega, Matteo Salvini, sta diventando una barzelletta. Si può essere a favore o contro quest’opera: l’importante è capire che cosa significa oggi sotto il profilo geopolitico. Nel Mediterraneo sono in corso grandi rivolgimenti. L’eliminazione di Gheddafi, voluta nel 2011 soprattutto dai francesi, ha creato un grande caos in Libia e oggi questo Paese è sostanzialmente nella mani di Turchia e Russia. La Francia, nel giro di qualche anno, perderà il controllo della decina di Paesi che ancora oggi vessa e sfrutta. L’Africa si accinge ad essere sempre più un Continente alleato di Cina e Russia. Se gli americani non avessero fatto esplodere la guerra in Medio Oriente il capo del Governo israeliano, Benjamin Netanyahu detto Bibi avrebbe completato la marcia di avvicinamento alla Russia di Putin e alla Cina di Xi Jinping, gli unici che hanno la forza e la credibilità per far convivere israeliani e palestinesi. I russi e gli israeliani, insieme, gestiscono in Sicilia la raffineria di Priolo. Chi ha un po’ di memoria ricorderà che Hamas è un’organizzazione appoggiata dagli Stati Uniti d’America contro l’OLP di Yasser Arafat. Non è un caso che, in queste ore, il presidente americano, Joe Biden, polemizzi aspramente contro Netanyahu, sollecitando addirittura un cambio di Governo in Israele. Se Netanyahu resisterà, ebbene, ciò significherà che la potente lobby ebraica presente in America ha mollato Biden e il Partito Democratico.

Il Ponte sullo Stretto di Messina risposta geopolitica a una Libia turco-russa e, in generale, ad un’Africa dove la Cina è sempre più presente

Ma il tema di oggi è il Ponte sullo Stretto di Messina che in questa fase storica sembrerebbe un’opera per tenere ancorata la Sicilia all’Europa: in pratica, per non fare ‘scivolare’ la nostra Isola verso la Libia ormai russo-turca, con la ‘benedizione’ della Cina. Non è una novità. L’Europa ha sempre guardato con favore al Ponte sullo Stretto di Messina. Basti pensare che nel lontano 1987 l’allora Ministro dei Trasporti, il siciliano Calogero Mannino, nominò la prima commissione tecnica per lo studio di fattibilità del Ponte ottenendo i finanziamenti necessari dall’allora dal Ministro del Tesoro, Beniamino Andreatta. L’interesse per il collegamento stabile tra la Sicilia e l’Italia non è mai scemato, anzi oggi sarebbe cresciuto. Sembrerebbe che Francia e Germania, in sede NATO, avrebbero posto il problema della necessità del Ponte sullo Stretto di Messina come risposta geopolitica a una Libia turco-russa e, in generale, ad un’Africa dove la Cina è sempre più presente. Questo anche grazie all’odio storico degli africani verso i Paesi occidentali che fino ad oggi hanno sfruttato e in parte sfruttano le risorse dell’Africa. Questo avrebbe consigliato di non affidare a Salvini la gestione del Ponte, perché il personaggio è oggettivamente divisivo e sta solo accentuando il sentimento No-Ponte, peraltro molto diffuso in Sicilia e in Calabria.

Il tentativo di scippare risorse al Fondo di sviluppo e coesione è un’altra prova che i fondi del Pnrr non esistono più, come dice da tempo il leader degli Indipendentisti siciliani, Ciro Lomonte

Inizialmente – anche con il sì dell’Olanda, quasi sempre contraria all’Italia – il Ponte sullo Stretto di Messina avrebbe dovuto essere realizzato con i fondi del Pnrr. Chi segue The Hour avrà sicuramente letto i tanti interventi del segretario politico di Siciliani Liberi, Ciro Lomonte (foto sopra), che sostiene che i fondi del Pnrr non ci sono più: a suo dire, la parte italiana del Pnrr sarebbe già stata utilizzata dall’Italia per pagare gli interessi sul debito pubblico italiano (circa 80 miliardi di euro all’anno); noi invece siamo convinti che la Ue sta utilizzando tutto il Pnrr per sostenere l’Ucraina nella guerra contro la Russia e per mantenere i circa 10 milioni di profughi ucraini già arrivati in Europa. Questo spiega perché il Ministro Salvini, non sapendo dove trovare i soldi per il Ponte, ha deciso di prelevarli dal Fondo di sviluppo e coesione: 718 milioni di euro dalla quota che fa capo alle amministrazioni centrali mentre 1,6 miliardi di euro verrebbero tolti a Sicilia e Calabria. Una porcata politica che sta mettendo in grandissima difficoltà i politici siciliani e calabresi che hanno aderito alla Lega, che rischiano di passare per gli affossatori di Sicilia e Calabria. Non solo. La Regione siciliana, o meglio, il Governo regionale di Renato Schifani si era impegnato a versare un miliardo di euro a valere sui fondi europei. Ma Salvini con un altro colpo di mano vorrebbe prendersi dalla Regione non un miliardo di euro ma un miliardo e 300 milioni di euro.

La replica piccata del presidente della Regione Renato Schifani al Ministro Salvini. la bruttissima figura dei parlamentari siciliani e calabresi della Lega, che rischiano di passare alla storia come gli affossatori delle loro rispettive Regioni

A stretto giro di posta la piccata replica del presidente Schifani: la Regione siciliana, ha detto il presidente, “ha sempre espresso totale disponibilità verso la realizzazione del Ponte sullo Stretto, opera che considera strategica e per questo la Giunta si era impegnata a destinare un miliardo di euro di risorse del Fes 2021-2027, dandone comunicazione al ministro Salvini. La decisione governativa (il riferimento è al Governo nazionale e, in particolare, al Ministro Salvini ndr) per cui la quota di nostra compartecipazione debba essere di 1,3 miliardi non è mai stata condivisa dall’esecutivo regionale. Si auspica – conclude Schifani – che Salvini si possa attivare per restituire le maggiori risorse sottratte alla Sicilia, necessarie per sostenere investimenti per lo sviluppo dell’Isola”. Il riferimento è ai fondi che il Governo nazionale sta scippando a Fondo di sviluppo e coesione? La Regione non erogherà il miliardo di euro per il Ponte? Per la cronaca, lo Stato ha già scippato alla Sicilia 9 miliardi di euro di fondi sanitari. Il nuovo scippo delle risorse dal Fondo dio sviluppo e coesione e il miliardo della stessa Regione sembrano veramente fuori luogo. Il vero problema – culturale prima che politico – è la presenza di Siciliani e calabresi nella Lega di Salvini e la presenza di siciliani e calabresi che votano Lega, formazione politica che ha sempre denigrato e penalizzato Sicilia, Calabria e, in generale, il Sud. Se il Ponte sullo Stretto di Messina lo vuole l’Unione europea perché dovrebbero pagarlo siciliani e calabresi? Fare scivolare il Ponte di Messina in questo crinale è stato un grande errore del Governo di Giorgia Meloni. Per concludere, Salvini è la persona meno indicata per gestire il progetto del Ponte.

Foto del Ponte e di Salvini tratta da Il Reggino

Marcello Caruso, Coordinatore regionale di Forza Italia in Sicilia:

“Il ponte sullo stretto di Messina è stata sempre un’opera cara a Forza Italia, che fin dai tempi del primo Governo Berlusconi si è battuta per la sua realizzazione. Non è un caso che il Governo regionale guidato da Renato Schifani abbia da subito dato la propria disponibilità a concorrere con proprie risorse alla sua realizzazione, avendo comunque attenzione a non pregiudicare opere già programmate o ritenute strategiche al superamento delle criticità infrastrutturali della Sicilia. Ipotizzare di finanziare il ponte con risorse già destinate allo sviluppo della nostra regione ci appare una proposta che rischia di apparire in contraddizione con gli impegni assunti a più riprese dal Governo nazionale ed in contrasto con il riconosciuto principio costituzionale della insularità. Da parte nostra massima disponibilità a qualsiasi forma di doverosa sinergia istituzionale, ma auspichiamo che il Governo nazionale ripensi a scelte che potrebbero contribuire ad acuire il gap che la Sicilia soffre rispetto ad altre aree del paese.”

Nuccio Di Paola, coordinatore regionale del Movimento 5 Stelle e deputato all’Ars e la senatrice del M5S Ketty Damante:

“Stiamo assistendo in queste ore ai goffi tentativi degli esponenti del centrodestra siciliano che provano a minimizzare la malaparata del presidente Schifani e del Governo Meloni che intende aumentare la quota di compartecipazione della Regione siciliana per la realizzazione del ponte sullo Stretto, senza che peraltro la Regione stessa lo sapesse. Come era prevedibile, le mire propagandistiche di Salvini, le pagheranno i siciliani di tasca propria, mentre continueranno a vivere con strade e trasporti fatiscenti”. Così gli esponenti del Movimento 4 Stelle Nuccio Di Paola e Ketty Damante commentano l’emendamento dall’esecutivo nazionale di Giorgia Meloni che prevede lo scippo di 2,3 miliardi di euro dal Fondo per lo Sviluppo e la Coesione destinati in buona parte a Sicilia e Calabria. “Questo disegno scellerato di Salvini e Meloni – spiegano i due portavoce M5S – ovviamente andrà a discapito delle opere già previste e finanziate da questo fondo. Schifani ci dica quali strade, ponti e ferrovie saranno stoppate”.

Anthony Barbagallo, segretario regionale del PD Sicilia:

“Sul Ponte sullo Stretto il presidente della Regione, Renato Schifani, si è incartato. Ieri infatti il governo nazionale ha annunciato che gran parte delle risorse arriveranno dalle quote del Fondo di sviluppo e coesione destinate alla Sicilia e alla Calabria. Adesso Schifani dica ai siciliani quante e quali opere saranno sacrificate sull’altare di Salvini grazie a questo scippo perpetrato, a suo dire, in modo non concordato, ai danni della Sicilia. Che l’iniziativa non sia stata concordata tra Regione e governo centrale è un aspetto ancor più grave. Fino ad ora, infatti, era stata sbandierata, come da prassi propagandistica, la concordia e l’unità di intenti tra i due governi di centrodestra. Tutto fumo negli occhi della Sicilia e dei siciliani che devono accollarsi da un lato, le fandonie del ministro Salvini, che utilizza il Ponte sullo Stretto per fare campagna elettorale in vista delle prossime europee ma accollando ora i costi solo a Sicilia e Calabria. E dall’altro un presidente della Regione inerte che si comporta da fedele scudiero del sovrano, limitandosi a partecipare a inaugurazioni farlocche per infrastrutture, in alcuni casi, di livello poco più che medievali”.

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