Sinalp: il Governo Meloni sta abbandonando il Sud e la Sicilia. La follia dell’Autonomia differenziata. Spariti i fondi per la Perequazione infrastrutturale e per le ZES

Oggi il Governo Meloni vuole approvare l’Autonomia differenziata. Ci aveva già provato il PD nel 2019 con l’allora Ministro Boccia. Ma la pandemia blocco tutto

Il Parlamento nazionale approverà la legge sull’Autonomia differenziata? Chi scrive, nel corso degli ultimi sei-sette anni ha pubblicato decine di articoli cercando di mettere inevidenza l’assurdità di questa legge che, se diverrà operativa, toglierà a Sud e Sicilia da 60 a 70 miliardi di euro all’anno. La legge stava per essere approvata nell’Autunno del 2019, quando Ministro delle regioni era Francesco Boccia, meridionale della Puglia, esponente del Partito Democratico. Boccia, addirittura, aveva proposto di approvare la legge sull’Autonomia differenziata senza la preventiva approvazione dei Lep, sigla che sta per Livelli essenziali delle prestazioni, Lep che sarebbero stati approvati contestualmente o dopo l’approvazione della legge sull’Autonomia differenziata: “Per i Lep, i Livelli essenziali delle prestazioni – proponeva allora Boccia – ho voluto utilizzare il modello che fu utilizzato sulle leggi Bassanini e quindi proporrò un commissario, un alto dirigente dello Stato. Serve qualcuno che abbia l’autorità di pretendere quei dati e penso che mentre noi lavoriamo sulla legge quadro e sulle intese, intanto un nucleo di tecnici dello Stato avrà questo compito. Ovviamente se nel corso del 2020 i Lep non dovessero vedere la luce partiremo con i fabbisogni standard, su cui si sta già lavorando” (qui per esteso l’articolo che racconta quando il PD era favorevole all’Autonomia differenziata. Poi è arrivata la pandemia e dell’Autonomia differenziata non se n’è fatto nulla. Oggi il PD è contro la legge sull’Autonomia differenziata! E i sindacati ‘cinghia di trasmissione del PD’, che nel 2019 tacevano, ora organizzano proteste contro l’Autonomia differenziata. gente coerente e seria…

Il discorso del Sinalp è corretto: lo lo Stato applicherà l’Autonomia differenziata va applicato integralmente lo Statuto autonomistico siciliano

Sull’Autonomia differenziata registriamo un comunicato del sindacato Sinalp: “Apprendiamo dalla stampa e dai TG – dice il segretario regionale di questa organizzazione sindacale, Andrea Monteleone – che è ripreso il confronto Parlamentare sulla legge per le Autonomie Differenziate Regionali, legge, questa, fortemente voluta dal Ministro Roberto Calderoli e dalla Lega. Nella conferenza stampa di fine anno della Premier Giorgia Meloni avevamo evidenziato il grande pericolo che questa legge potrebbe causare alla struttura dello Stato Italiano in caso di una sua approvazione senza alcun correttivo o norme che comunque ne confermino l’idea unitaria dello Stato, e chiedevamo, da Siciliani, che come contropartita venisse finalmente applicata per intero la Costituzione Siciliana che dalla sua nascita, con R.D.L. del 15 maggio 1946, n. 455, ad oggi, non è mai stata resa esecutiva per intero. Questa mancata attivazione dello Statuto Siciliano ha costretto la Sicilia a dover agire e crescere ‘con il freno a mano’ rispetto allo sviluppo della Penisola italiana. Dopo la nostra precedente nota di denuncia avevamo ricevuto da diversi esponenti politici, conferma e reale volontà da parte di questo Governo di voler dare, finalmente, completa
applicazione alla Costituzione Siciliana”.

Ridotti al lumicino il Fondo per la Perequazione Infrastrutturale

Qui arriva la notizia: “Purtroppo oggi apprendiamo che la Legge di Stabilità Finanziaria della Repubblica Italiana, appena approvata, come per incanto ha di fatto ‘annullato il Fondo Perequazione
Infrastrutturale che era nato appunto per colmare il gap sociale, infrastrutturale ed economico che a tutt’oggi esiste e bisogna avere il coraggio di ammetterlo. Bisogna avere il coraggio di denunciare una Nazione a due velocità, ed a due diversi concetti di fabbisogno sociale economico ed infrastrutturale. La legge di Stabilità Nazionale, sicuramente per le ennesime esigenze emergenziali, ha prosciugato il Fondo, che comunque era già insufficiente a risolvere il gap sociale e produttivo che in 160 anni di Unità Nazionale si è realizzato grazie a politiche miopi ed egoistiche, nord-centriche. Da 4,5 miliardi il Fondo si è ridotto ad appena 800 milioni di euro. A questo punto, se fossimo in presenza di una classe politica in grado di metterci ‘la faccia’, sarebbe stato meglio chiuderlo del tutto, ammettendo, in maniera inequivocabile, quali saranno le strategie di sviluppo e crescita di questa Nazione per gli anni a venire, che si può dichiarare unita solo se gioca la Nazionale di calcio”. Per la cronaca, va ricordato che il Fondo di perequazione Infrastrutturale è stato introdotto con la legge statale sul Federalismo voluta sempre dal leghista Calderoli: la legge n. 42 del 2009. Solo che questo Fondo Perequativo non ha mai funzionato, perché lo Stato, a parte qualche ‘briciola’, ha dato poco o nulla alla Sicilia e al Sud. In generale, i fondi arrivati da Roma per grandi infrastrutture da realizzare in Sicilia sono stati gestiti da imprese del Nord Italia che, dagli anni della legge sul Federalismo ad oggi, non hanno completato una sola grande opera pubblica. Almeno in Sicilia le cose sono andate e continuano ad andare così, nel resto del Mezzogiorno non sappiamo.

Gli amici del Sinalp lo sanno che i fondi del Pnrr non esistono più?

“Come se non bastasse questo scippo – dice sempre Monteleone – per porre la parola fine ad un Sud da sempre sfruttato, hanno avuto il coraggio, nel silenzio di tutta la classe politica italiana, di rimodulare verso il basso anche gli investimenti dedicati al Sud per il Piano di Resilienza e per le Infrastrutture. Il Sinalp chiede agli esponenti politici di maggioranza come è stato possibile tutto ciò, come hanno avallato la pervicace volontà di far morire il Sud con queste scelte miopi, gravi ed irresponsabili”. Qui dobbiamo intervenire per precisare che sì, la volontà del Governo nazionale era quella di spendere nel Sud e in Sicilia appena il 20% del Pnrr. Ma dalla terza annualità in poi i fondi del Pnrr non esistono più, come ha dimostrato il Segretario politico Ciro Lomonte (qui trovate una serie di articoli dove si dimostra che i fondi del Pnrr non esistono più in tutta l’Italia). In ogni caso, la spesa dei fondi delle prime tre annualità è stata minima, come ha certificato l’Ufficio del Bilancio della camera dei deputati (qui un nostro articolo con allegati i documenti dell’Ufficio del Bilancio di Montecitorio).

Non ci sono i soldi per finanziare le ZES, le Zone Economiche Speciali

“Ci chiediamo – prosegue il segretario del Sinalp della Sicilia – ormai a cosa serviranno questi ‘famigerati’ progetti delle aree LEP e ZES. Proposte di fatto vuote ed inutili visto che alle loro spalle non c’è alcun finanziamento degno di questo nome. Ma chi ha partorito questa idea di ‘sviluppo e crescita’ del Sud si è reso conto che si è ritrovato con un pugno di mosche in mano? Si è reso conto che chi ci governa, chi fa le vere scelte di sviluppo industriale di questa nazione, non solo ha da sempre abbandonato il Sud al suo destino ed alla sua desertificazione sociale culturale ed economica, ma sta attuando una pervicace idea di investimenti e crescita tutta nord-centrica? L’aver tagliato, e di fatto abolito, il Fondo di Perequazione Infrastrutturale ha dato l’idea netta e precisa di quanto interessi il Sud a questo Governo nazionale. Se proprio il Sud non interessa allo Stato Italiano che almeno si abbia il coraggio di ammetterlo, liberandolo dalle catene normative che fino ad ora lo hanno relegato nei titoli di coda di ogni agire politico. Giunti a questo punto riteniamo essenziale e propedeutica ad ogni agire di scelte politiche, capire cosa sono realmente per la classe politica nazionale i LEP (Livelli essenziali delle prestazioni) e cosa sono le ZES (Zone Economiche Speciali). Ci pare di capire, e ci auguriamo vivamente di sbagliarci, che per una certa classe politica questi strumenti, di fatto fino ad oggi mai applicati, non sono altro che condizioni di declassamento sociale, culturale ed economico, del Sud Italia nella sua interezza”. Veramente qualcuno ha pensato che lo Stato italiano avrebbe finanziato le ZES?

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