Toh, la CIA siciliana prende posizione contro l’Ue. Paura di perdere iscritti? Le lodi sbagliate sui controlli governativi del grano se è vero che non si conoscono i risultati delle analisi

Amici della CIA siciliana: un conto è la siccità, altra e ben diversa cosa è l’impossibilità di utilizzare l’acqua degli invasi

Dobbiamo ammettere che il comunicato della CIA Sicilia Orientale sui problemi dell’agricoltura della nostra Isola tocca alcuni puntu cruciali sollevati dagli agricoltori che protestano. Certo, in parte cerca di non perdere iscritti ammettendo, in verità con un po’ di ritardi, i disastri provocati dall’Unione europea ultra-liberista e globalista. Ma volendo ci sta. La CIA è una sigla che sta per Confederazione Italiana Agricoltori, organizzazione agricola che non abbiamo mai visto molto attiva nel criticare le follie ‘europeiste’. Rispetto ad altre sigle un po’ di differenza c’è, ma non si è mai schierata con forza e determinazione contro la Ue. In questa presa di posizione qualcosa si comincia a muovere. Leggiamo il comunicato: “Prendiamo atto delle risposte del Governo regionale a sostegno della zootecnia per far fronte alla mancanza di foraggio e di acqua prevedendo pure l’attivazione del servizio di protezione civile, ma gli interventi disposti per alleviare lo stato di disagio che vive il comparto agricolo in questa fase di debolezza strutturale e di mercato, non bastano. Serve un Piano straordinario”. La CIA Sicilia Orientale ribadisce “la necessità di affrontare il dramma della siccità e della mancanza di acqua negli invasi, con una visione politica a lungo raggio, a difesa del territorio e della qualità dei prodotti”. (Sopra, la diga Rosamarina, foto tratta da Regione siciliana)

L’acqua nelle dighe non manca: il problema è che le dighe sono piene di fango

Già su questo punto va fatta qualche precisazione. Intanto da qualche giorno in Sicilia piove ed è sbagliato parlare di siccità. Giusto, invece, segnalare la mancanza di acqua nelle dighe artificiali della nostra Isola. Precisando, però, che tante dighe artificiali della Sicilia sono abbandonate da decenni e le poche che funzionano debbono, in alcuni casi, erogare una parte dell’acqua ai centriabitati, stante la disorganizzazione della Pubblica amministrazione siciliana che con il via libera a Sicilaque spa ha complicato la situazione maggiorando i costi del servizio idrico. Il tutto con le tante dighe artificiali che abbandonate o lasciate a metà erano negli anni ’80 del secolo passato e tali sono ancora oggi. Con il dubbio che in alcune dighe abbandonate da decenni siano stati introdotti animali esotici! Il coccodrillo avvistato lo scorso anno tra San Giovanni Gemmini e Cammarata, nell’Agrigentino, non è un fatto casuale. Insomma, in Sicilia non manca l’acqua, perché le piogge, bene o male arrivano: in tanti casi l’acqua non si può utilizzare perché le stesse dighe sono piene di fango e la politica siciliana non affronta tale questione per motivi mai chiariti.

L’invaso di Lentini

Torniamo al comunicato. “Viviamo una delle peggiori annate agrarie e nonostante il lavoro serio e professionale svolto nei tavoli istituzionali, con l’ottenimento di liquidità finanziarie e l’accelerazione dei pagamenti spettanti, gli interventi tardivi sulle infrastrutture irrigue e la perdurante siccità non lasciano presagire soluzioni ottimali. Gravano sulle nostre spalle gravi responsabilità politiche, di una classe dirigente che con evidente miopia, ma anche con un approccio, spesso clientelare e di corto respiro, mirato a curare il proprio orticello, non ha puntato sulla programmazione degli interventi. Gli invasi attuali sono coperti dai detriti e quello di Lentini, con i suoi limiti strutturali vistosi, può essere utilizzato parzialmente, e restiamo speranzosi che il piano suppletivo per il sollevamento delle acque possa, almeno, essere tempestivo. Per il resto, il nulla: non si riesce a conservare l’acqua piovana; non si riesce a ridurre lo spreco nella distribuzione che per ampie distese avviene a scorrimento; non si riesce ad utilizzare le acque reflue per fini irrigui, per non parlare della desalinizzazione delle acque marine”.

Scopriamo con piacere che la CIA siciliana è diventata anti-globalista

“Gli stessi segnali provenienti da Bruxelles – prosegue il comunicato – non sono per nulla rassicuranti, sembrano, piuttosto, il tentativo di dare una risposta parziale allo stato di disagio, senza affrontare le questioni vere sulla semplificazione delle procedure e la salvaguardia del reddito degli agricoltori attraverso misure che diano un senso alla PAC, nell’ambito della quale l’agricoltore sia il protagonista e non il problema”. C’è un segnale di dissenso verso l’Unione europea: già è un passo avanti. Un passaggio del comunicato è dedicato alla globalizzazione dell’economia, che in agricoltura è una forma di criminalità internazionale organizzata: “Ci vuole un segnale forte e chiaro sul diritto alla reciprocità sulle regole negli accordi commerciali con i Paesi terzi. Non possiamo produrre attenendoci a protocolli stringenti, quando dall’Estero arriva di tutto: merce prodotta senza alcun rispetto delle regole e con l’utilizzo di prodotti di sintesi dannosi per la salute che noi abbiamo ridotto o addirittura abolito; merce che spesso, rifiutata da altri Paesi Europei, entra in Italia introducendo anche gravi fitopatie, già riscontrate negli agrumi; merce che in modo indiscriminato invade i nostri mercati, che fagocita i nostri prodotti e rende il prezzo poco remunerativo, come accade con le arance, se non  addirittura nullo, come per i limoni, rimasti invenduti sulle piante. Sono del tutto disattese le clausole di salvaguardia  per evitare che le importazioni creino destabilizzazioni nei mercati”.

Ci auguriamo che anche la CIA siciliana, invece di lodare governi e istituzioni opache, chieda al Governo siciliano di rendere noti i risultati delle analisi sul grano estero arrivato a Pozzallo

“Non ci pare che sia stata colta la gravità del problema, né a livello UE ma neppure del Governo italiano – leggiamo ancora nel comunicato -. I costi di produzione aumentano, i prezzi al consumo dei prodotti agricoli aumentano, mentre il reddito degli agricoltori si assottiglia sempre di più. Il sequestro del carico di grano al porto di Pozzallo avvenuto nei giorni scorsi è senza dubbio un fatto positivo – prosegue la nota –. CIA Sicilia Orientale plaude all’eccezionale lavoro svolto dal personale impegnato nella lotta alla contraffazione a garanzia della sicurezza alimentare; ma auspica che tali operazioni siano sostenute e diffuse e vadano oltre gli annunci e operazioni ‘una tantum’. Uno strumento che CIA Sicilia Orientale aspetta da tempo, per esempio, è il registro telematico, perché sarà in grado di garantire un controllo sistematico ed efficace sulla provenienza delle merci”. Con rispetto parlando, questo “eccezionale lavoro svolto dal personale impegnato nella lotta alla contraffazione a garanzia della sicurezza alimentare” noi in Sicilia non l’abbiamo mai visto. Dopo nove giorni, per esempio, non sono stati ancora resi noti i risultati delle analisi sul grano arrivato nel porto di Pozzallo. Né ci sembra che la CIA siciliana si sia mai interessata a tale argomento. Anche perché gli amici della CIA siciliana sanno benissimo che la presenza di contaminanti “entro i limiti di legge” è un imbroglio, perché i limiti di legge li hanno riscritti nel 2006 e in altre occasioni i ‘Signori’ dell’Unione europea, con riferimento soprattutto a glifosato e micotossine DON. Ci auguriamo che anche la CIA siciliana, invece di lodare governi e istituzioni opache, chieda al Governo siciliano di rendere noti i risultati delle analisi, perché la presenza di contaminanti “entro i limiti di legge” fissati dalla Ue è già di per sé un fatto grave.

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