Un nuovo soggetto politico siciliano per competere alle prossime elezioni e rimandare a casa i politici che noi (e non altri) abbiamo mandato, con i nostri voti, a Palermo, a Roma e a Bruxelles

di Renato Sgroi Santagati

Questo vale anche per gli agricoltori siciliani in lotta: meglio fare e sbagliare piuttosto che non fare

Credo che sia giunto il tempo, per noi Siciliani, di fare un minimo di serena autocritica. In particolare, ciascuno di noi dovrebbe chiedersi cosa ha fatto in passato, cosa fa oggi e cosa intende fare in futuro, concretamente, per cambiare ciò che, a proprio modo di vedere, non va in questa nostra terra di Sicilia.
È l’informazione? Orbene, se pensiamo che sia l’informazione a non funzionare, scendiamo in piazza per raddrizzarla o cambiarla. È la giustizia? Orbene, se riteniamo che sia la giustizia, a funzionare male od a non funzionare scendiamo in piazza e protestiamo fermamente contro ogni tipo di ingiustizia. È la politica (locale o nazionale) a non funzionare? Orbene, se riteniamo che sia la politica a non funzionare, organizziamoci per creare un nuovo soggetto politico siciliano che possa competere alle prossime elezioni e rimandare a casa i politici che noi (e non altri) abbiamo mandato, con i nostri voti, a Palermo, a Roma e/o a Bruxelles e che hanno tradito le nostre aspettative: questo è il solo modo per cambiare tutto ciò che non va come dovrebbe andare. Non serve a nulla lamentarsi (a parole o usando la tastiera del computer) oppure rassegnarsi e tacere: CHI TACE ACCONSENTE E… NON FA NIENTE PER FARE SÌ CHE LE COSE CAMBINO. Chiediamoci, dunque, se abbiamo tentato di cambiare le cose che, a nostro avviso, non andavano e, al tempo stesso, chiediamoci se abbiamo sbagliato qualche mossa e in cosa eventualmente abbiamo sbagliato se non siamo riusciti nel nostro intento. Criticare è facile; fare è molto meno facile. In ogni caso, a mio sommesso avviso, è meglio fare e sbagliare piuttosto che non fare.

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