La proposta: una NATO-Europa fino a Reggio Calabria controllata dalla UE e una NATO-Mediterraneo sotto l’egida degli americani con dentro la Sicilia che valorizzarebbe così la propria Autonomia

di Andrea Piazza

Una riflessione in chiave politica sulla NATO che potrebbe essere 2.0. La nostra speranza è che il presidente Donald Trump si intesti questo progetto

È sempre più evidente un disallineamento all’interno dell’aggregazione difensiva NATO. Da un lato sussiste la linea prevalente USA, portata avanti dall’amministrazione del Presidente Donald Trump e, dall’altro lato, la contrapposizione permanente, riconducibile alla coalizione dei così detti volenterosi, identificabili sostanzialmente in un fritto misto “Francia-Germania in rappresentanza dell’Unione Europea + l’Inghilterra”. Al contempo è evidente ai più l’irrilevanza globale dell’Unione Europea che tenta di ricucirsi un ruolo decisionale, anche se alla prova dei fatti non riesce a toccare palla neanche nella risoluzione del conflitto in Ucraina. È un momento storico rilevante che, in prospettiva, riapre un nuovo corso storico, dove gli Stati Uniti d’America sono attivi e propositivi per contribuire a ridisegnare il Medio Oriente, rilanciando gli Accordi di Abramo (in proiezione potrebbero estendersi alla Siria ed Iran qualora impoldesse il regime teocratico iraniano ed al riconoscimento della Palestina ).

Si punta a valorizzare il Mediterraneo fino ad oggi penalizzato dall’Unione Europea di Maastricht 1992

Assistiamo, a differenza dell’area UE, ad una stretta e propositiva interlocuzione degli Stati Uniti d’America con la Federazione Russa, anche nella logica di riavvicinare le affinità con l’orso russo, allontanandolo dal soffocamento cinese. Ritorna al centro del mondo il mare Mediterraneo, penalizzato nell’ultimo trentennio da Maastricht 1992, sacrificato come un agnello pasquale sull’altare di Bruxelles. Alla luce di questo quadro di insieme, va invece in controtendenza l’Unione Europea tra il fallimento dello sviluppo economico del Green deal e la volontà di dare corso ad un’economia bellica per il riarmo in chiave anti russa. È ictu oculi evidente la contrapposizione in fieri tra l’attuale amministrazione degli Stati Uniti d’America e l’Unione Europea che, peraltro, contro la volontà di una parte della maggioranza politica, vorrebbe divenire nel tempo un soggetto unico militare.

Le due NATO

La contrapposizione tra USA e UE non può non riflettersi all’interno della governace NATO, dove sussistono obiettivamente insanabili diversità di vedute strategiche, ad iniziare dai rapporti con la Federazione Russa, e la centralità del Mare Mediterraneo alternativo al ruolo dell’Europa. Non sarebbe un azzardo ipotizzare che, con l’ormai irreversibile cambiamento geopolitico globale, sia necessario ridisegnare la governance, non tralasciando il mutamento del sentimento politico che, nel corso dei decenni, ha mutato il proprio DNA. E allora? Potrebbe essere possibile,, in questa fase di cambiamento ciclico, pensare ad un’evoluzione-mutazione interna con una rimodulazione della NATO in simbiosi al sentimento di appartenenza di ciascuno Stato aderente. La riflessione porterebbe ad una suddivisione in due sezioni, l’una come NATO EUROPA e l’altra come NATO MEDITERRANEO. La prima ovviamente sarebbe destinata al controllo prevalente della rappresentanza UE con conseguenziale impiego finanziario e l’altra come sezione Mediterraneo sotto la direzione USA. La posizione geografica dell’Italia imporrebbe un duplice inserimento a cavallo, assegnando gioco forza la Sicilia all’area di rappresentanza del Mediterraneo, rimanendo la penisola e la Sardegna nell’area Europa.

Sicilia fino ad oggi marginalizzata dentro l’Italia

Da sempre, la nostra Isola un tempo “più felice”, sotto il profilo prettamente militare è sotto il controllo esclusivo degli Stati Uniti d’America (incluso il Muos a Niscemi e il transito di cablaggio di trasmissione direttamente con gli USA dallo stretto di Sicilia). In seguito al venir meno della guerra fredda e l’avvento del globalismo, il ruolo unico della Sicilia “considerata una portaerei permanente sul Mediterraneo” è stato marginalizzato nella logica dirigista globalista, determinando la cessazioni di molteplici presidi-basi realizzate durante la guerra fredda. Anche i bombardieri subsonici B2 Sprint che nella notte tra Sabato scorso e Domenica scorsa hanno colpito le postazioni nucleari in Iran, sono transitati nei cieli della Sicilia.

Fino ad oggi lo Stato italiano ha penalizzato, se non eliminato, l’Autonomia siciliana. Nella nuova configurazione la nostra Isola potrebbe valorizzare la propria Autonomia e trasformarsi in un’aquila sicula

Le ricadute legate alla governance militare sarebbero molteplici e genererebbero degli effetti positivi in termini economici come nuove realizzazioni infrastrutturali, flusso di operatori e di mezzi e via continuando. Tutto ciò avrebbe una ricaduta anche civile, ovverosia turistica con rafforzamento degli scambi e nuovi investimenti commerciali, qualora ricadessero anche formalmente sotto il controllo americano. In più la nuova macro area “Mediterraneo”, con America e Sicilia unite militarmente, metterebbe in connessione diretta la nostra Isola con tutta l’area mediorientale. Gli effetti positivi si estenderebbero alla gestione politica interna, anche in chiave di una valorizzazione incompiuta dell’Autonomia statuaria siciliana. La nostra Isola diventerebbe altresì un presidio di “sicurezza strategica in chiave globale”, soggetto ad un controllo territoriale interno più stringente in chiave antimafia e via mare contro i traffici illeciti, a cominciare dall’immigrazione clandestina. Ne trarrebbe giovamento anche con benefici a cascata lo Stato italiano. In più l’Italia a cavallo tra le due sezione potrebbe concordare con gli stessi Stati Uniti d’America una riduzione del contributo sul PIL e di pretendere la verità sull’abbattimento del DC9 Itavia sui cieli di Ustica avvenuto il 27 Giugno 1980. Se la Sicilia rientrasse in questa nuova area sotto il controllo anche formale USA, le ricadute favorevoli sarebbero molteplici anche per istituire successivamente una macro area di libero scambio, riportando economia e sviluppo. In conclusione, se accadesse e si arrivasse ad una riassegnazione militare, la nostra amata terra di Sicilia avrebbe la possibilità di spiccare il volo e trasformarsi in un’aquila sicula.

Foto tratta da ilSicilia.it

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