Annata grano duro 2025: la siccità in Canada e in Francia, la produzione in Sicilia, la pasta e il pane, le controversie sul glifosato: parla Sandro Puglisi, analista dei mercati internazionali delle materie prime

Puglisi esplora l’impatto di fattori macroeconomici, geopolitici e climatici, guidando investitori e operatori con strategie data-driven. E’ il protagonista dell’iniziativa “La Banca del Grano”

di Giulio Ambrosetti

Sandro Puglisi, è un esperto analista dei mercati delle materie prime, a livello internazionale. E’ specializzato in grano e agribusiness e, da oltre sei anni, offre analisi approfondite su prezzi e tendenze globali. Attraverso studi pubblicati su prestigiose riviste economiche e di settore, Puglisi esplora l’impatto di fattori macroeconomici, geopolitici e climatici, guidando investitori e operatori con strategie data-driven. Si occupa anche di gestione del rischio, logistica e innovazione fintech per la trasparenza nel commercio. E’ una voce autorevole che consente a diversi operatori di navigare con consapevolezza il mondo delle materie prime agricole. Con Sandro Puglisi facciamo il punto della situazione del grano duro nel mono, con riferimento all’attuale annata.

Dottor Puglisi, la stagione del grano duro 2025 dipende dal clima in Saskatchewan e Alberta?

“Non solo. Il Canada (52% delle esportazioni globali) è cruciale, ma il 2025 sarà influenzato dall’andamento della produzione nell’Unione europea, dalla produzione di grano duro della Turchia e del Nord Africa. Lo stress idrico in Canada e le scorte basse (4,9 Milioni di tonnella, IGC) possono spingere i prezzi in su, come abbiamo avuto modo di vedere con il rialzo a 330 euro a tonnellate del grano duro canadese ad Altamura, in Puglia”.

LA POSSIBILE RIDUZIONE DELLA PRODUZIONE DI GRANO DURO CANADESE

Cosa succederebbe se la produzione canadese di grano duro scendesse sotto i 5 milioni di tonnellate?

“Un calo sotto 5 Milioni di tonnellate, dai 5,9 Milioni di tonnellate, stimati da IGC, potrebbe far salire i prezzi fino a 400-450 euro a tonnellata. L’Italia, che importa 2,5 Milioni di tonnellate di grano duro canadese (dato ISTAT 2023), affronterebbe rincari su pasta (+5-10%) e competizione per grani USA o grani australiani”.

In Sicilia quali sono le previsioni per il grano duro?

“Le recenti piogge che abbiamo registrsto nella nostra Isola potrebbero mettere a rischio la qualità della produzione. Piogge intense infatti hanno colpito la Sicilia (75 mm in 3 giorni) e minacciano il grano duro, con possibili cali di prezzo da 285 euro a tonnella a 250-270 euro a tonnellata per pre-germogliazione e micotossine. In Canada, precipitazioni previste in Saskatchewan potrebbero stabilizzare le rese, ma con rischi qualitativi. In Francia, areali settentrionali sopra la media controbilanciano le perdite al Sud, limitando rincari (285 €/t). Il mercato resta volatile”.

LO STUDIO DELL’ISTITUTO RAMAZZINI SUL GLIFOSATO

Lo studio Ramazzini di Bologna, dopo uno studio durato anni, dice che glifosato è cancerogeno. Il grano canadese importato in Italia contiene residui di questo erbicida?

“Il glifosato usato in Canada è controverso, come dimostrano gli studi di IARC (Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro) e dell’EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare). I controlli italiani rilevano residui minimi, 0,02-0,11 mg/kg, sotto il limite previsto dall’Unine europea. Promuovere filiere tracciate e controllate potrebbe eliminare ogni rischio”.

Tornando all’andamento della produzione mondiale di grano duro, lei segnala problemi in Francia a causa della siccità. Quali i possibili effetti?

“In Occitania e Provenza piogge scarse e alte temperature potrebbero ridurre la produzione di grano duro della francia, alzando i prezzi dagli attuali 285 euro per tonnellata fino a 350-400 euro per tonnellata (che sigificherebbe 35-40 euro al quintale). L’Italia, che importa il 15% dalla Francia, vedrebbe rincari su pasta e pane”.

IN SICILIA CON IL GRANO DURO SI LAVORA IN PERDITA

Gli agricoltori siciliani dicono che con il grano duro venduto al prezzo di 30 euro si va in perdta È vero?

“Sì, hanno ragione. Con il prezzo del grano duro a 310 euro per tonnella (Altamura, 20/06/2025), ovvero a 285 euro per tonnellata, prezzo considerato per l’arrivo al mulino, in Sicilia la situazione, per le aziende che producno grano duro, diventa problematica. Ricordo che i costi di produzione si attestano intorno a 400-500 euro per tonnellata, con una resa di 3 tonnellate per ettaro. Ebbene, in questo scenario i costi non sono coperti, neanche con aiuti PAC. Tra l’altro, la siccità del 2024 ha ridotto le rese, rendendo ancor più necessaria la strutturazione filiere locali”.

Le importazioni estere deprimono i prezzi. Come possono difendersi gli agricoltori siciliani?

“Le importazioni di grano duro estero, che si attestano intorno a 2,5 Milioni di tonnellate (dato ISTAT 2023) certamente fanno pressing sui prezzi locali. Le soluzioni? Contratti di filiera, certificazioni IGP e i consorzi possono essere validi strumenti se ben utilizzati. L’iniziativa di Banca del Grano mira ad avere come sottostante fisico per pagamenti e/o finanziamenti, le produzioni fisiche dei produttori agricoli, offrendo loro uno strumento innovativo che apre a nuovi orizzonti”.

Cinque Paesi dell’Est Europa rifiutano il grano ucraino per prezzo e qualità. Quanto grano ucraino importa l’Italia?

“L’Italia importa poco grano ucraino (200.000 tonnellate di grano tenero e 50.000 tonnellate di grano duro, dai ISTAT 2023). La qualità è inferiore (10-12% proteine), ma i controlli escludono contaminanti. Le proteste dell’Est Europa riguardano più i prezzi bassi più che la qualità”.

CON CHE GRANO DURO VIENE PRODOTTA LA PASTA IN ITALIA?

La pasta del nostro Paese con che percentuale di grano duro italiano viene prodotta?

“Circa il 40% dei produttori usa grano duro italiano al 100% (dato Unione Italiana Food, 2024). L’Italia produce 3,5 Milioni di tonnellate di pasta (-8% nel 2024). Molti pastifici miscelano grani duri esteri”.

Il pane siciliano è prodotto con grano siciliano?

“Circa il 35% usa grano tenero locale (200.000 t/anno, dato ISTAT 2023), soprattutto nei panifici artigianali. I grandi panifici usano grani esteri (65%) perché i prezzi sono più bassi”.

PIANO MATTEI

Sul Piano Mattei e le rinnovabili in Sicilia, cosa pensa?

Il Piano Mattei (es. caffè etiope, ENI-GIZ) è valido, ma il grano è più strategico. In Sicilia, gli impianti per la produzione di energie rinnovabili (20% energia, Terna 2024) occupano terreni agricoli”.

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