Canneto di Caronia vent’anni dopo alla luce dell’aereo a “raggi invisibili” ovvero armi ad energia diretta: parla Francesco Venerando Mantegna

Francesco Venerando Mantegna è lo scienziato che negli anni passati coordinò il Gruppo interistituzionale chiamato a studiare gli strani fenomeni che si verificavano a Canneto di Caronia

Ieri abbiamo raccontato della nuova arma già disponibile negli Stati Uniti d’America e in Italia: un aereo in grado di utilizzare i “raggi invisibili”. La notizia l’abbiamo appreso da un articolo pubblicato da la Repubblica: “Sarà il primo aereo d’attacco a non gettare bombe, lanciare missili né sparare proiettili: la sua arma saranno soltanto gli impulsi elettromagnetici”. La nostra memoria è volata su una storia cominciata poco meno di vent’anni in un angolo della Sicilia: Canneto di Caronia, una frazione di Caronia, nel Messinese, che si affaccia sul Mar Tirreno. Ieri abbiamo ripercorso, per grandi linee, una storia che è andata avanti per circa un decennio, tra alti e bassi, prima di essere archiviata. Avvenivano fatti assai strani, in quegli anni, a Canneto di Caronia: guasti elettrici che mandavano in tilt televisioni ed elettrodomestici, auto che prendevano fuoco, piccole abitazioni che diventavano un inferno, le radici di piante trovate carbonizzate e anche morie di animali. Tutto avveniva improvvisamente, come se una forza invisibile avesse deciso di mettere a soqquadro la vita di una piccola comunità. Allora si ipotizzò la presenza di esercitazioni militari con armi non convenzionali, ma anche il possibile ruolo degli UFO. Intervenne il Governo nazionale che diede incarico a un gruppo di scienziati di analizzare e studiare il fenomeno. Il coordinatore di questo Gruppo interistituzionale era Francesco Venerando Mantegna (foto sotto). Ed è proprio con questo scienziato che oggi torniamo a parlare di questi fatti.

Quindi gli americani hanno già pronto per l’uso un aereo da guerra che non getta bombe, non lancia missili e non spara proiettili. Non raggi laser, ma fasci d’onde così potenti in grado di distruggere i sistemi elettronici avversari. Insomma, un’arma non convenzionale per eliminare i mezzi militari avversari, aerei da guerra, droni da guerra e naturalmente navi e tank. Quest’arma le ricorda qualcosa legata ai fatti di canneto di Caronia?

“Si, mi ricorda quegli anni di intenso lavoro del Gruppo Interistituzionale per l’osservazione dei fenomeni anomali nel territorio di Caronia (2004-2009), istituito con Ordinanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri e da me coordinato. Ne fecero parte numerosi organismi tra cui l’Aeronautica militare, la Marina Militare e alcuni suoi corpi speciali, l’Istituto Idrografico della Marina Militare, diverse istituzioni pubbliche in ambito nazionale e regionale, scienziati e ricercatori. Avevamo conoscenza delle sperimentazioni tecnologiche sulle armi ad “energia diretta” condotte già da diversi anni dalle maggiori potenze militari. La notizia dell’aereo militare di attacco (EC-37B) dotato di sistema ad impulsi elettromagnetici ad alta potenza conferma ulteriormente, a distanza di tempo, le nostre ipotesi di allora. L’aereo è destinato specificamente ad operazioni di guerra elettronica, oltre a missioni di Electronic Counter Measures (ECM), per disturbare i segnali radar e le comunicazioni avversarie. La dotazione principale del velivolo consiste in un radar a scansione elettronica con celle orientabili da cui vengono emessi impulsi verso il bersaglio designato, cioè raggi di energia elettromagnetica in grado di distruggere o neutralizzare le strumentazioni elettroniche del nemico, paralizzando la gestione di aerei, navi, elicotteri e altri mezzi militari. Da quanto si apprende questo tipo di aereo sarà in dotazione dell’Aeronautica USA e probabilmente anche di quella Italiana. Va evidenziata la svolta epocale di queste nuove tecnologie “DEW–Directed Energy Weapons”, sostanzialmente basate sull’impiego dell’elettromagnetismo e di raggi laser, che rivoluzioneranno gli scenari delle guerre. In una delle interviste rilasciate allora a Rai 1 Mattina, dissi che le guerre del futuro non si faranno più con i proiettili…”.

La verità è che poco meno di dieci anni fa era già tutto chiaro: di mezzo c’erano le armi non convenzionali

Riprendiamo un’intervista dai lei rilasciata a noi negli anni passati: ‘I fenomeni in questione – ci diceva allora – sono di origine non naturale. Conclusione a cui siamo pervenuti dopo numerose campagne di misure e di accertamento effettuate in volo, sulla terraferma, presso il caseggiato di Canneto, sulla ferrovia, su tutto ciò che trasmette e riceve in un raggio di 5 km centrato su Canneto, nel territorio di Caronia ed in mare. Abbiamo ritenuto plausibile l’ipotesi che la zona sia stata coinvolta da emissioni impulsive elettromagnetiche di grande potenza concentrata, sul cui punto sorgente ci è stato materialmente impedito di proseguire l’indagine scientifica. Una quantità di anomalie riportate in un apposito registro che abbiamo aggiornato costantemente (oltre 400 anomalie e testimonianze registrate), non soltanto nel caseggiato di Canneto, bensì in una vasta area territoriale, ci hanno indotto a puntare l’attenzione sulla plausibile ipotesi dell’origine elettromagnetica, non escludendo la possibilità di sperimentazioni in quella zona… In particolare, le armi elettromagnetiche sono non letali, ma destinate a neutralizzare i sistemi di attacco o difesa della forza avversaria. In buona sostanza, mandano in tilt ogni apparato elettronico e senza l’elettronica, oggi, è inconcepibile l’impiego di una forza armata’. Sembra proprio che lei e il Gruppo Interistituzionale che coordinava per studiare i fatti di Canneto di Caronia eravate allora sulla pista giusta. E’ così?

“Infatti così avvenne. Dopo un primo periodo di rilevamenti e osservazioni, giungemmo alla considerazione della plausibilità dell’origine elettromagnetica dei fenomeni, attraverso l’emissione di impulsi concentrati e di grande potenza provenienti da qualche sorgente artificiale che per l’appunto intendevamo scoprire. La nostra attenzione si concentrò sulla possibile origine di tali emissioni al largo del mare costiero di Caronia, da una zona marina situata a NNW di Canneto, considerati gli allineamenti e le collimazioni che avevamo rilevato tra Canneto e l’entroterra. Una delle anomalie significative fu quella della carbonizzazione di qualche centinaio di apparati radicali di piante della specie Ampelodesmos mauritanicus sulla montagna a SSE di Canneto, con la presenza di intervalli di bruciatura delle lunghe foglie con gli stessi intervalli osservati sui cavi elettrici coinvolti dagli incendi nel caseggiato di Canneto, ove arrivarono a fondere alcuni contatori elettrici, anche in assenza di alimentazione”.

E’ plausibile affermare che siano stati gli americani a bloccare il gruppo di lavoro da lei coordinato in quegli anni?

“La missione del Gruppo Interistituzionale da me coordinato era esclusivamente quella dell’indagine scientifica sull’origine dei fenomeni, escludendo qualsiasi altra attività di competenza di altri organi dello Stato. L’attività del Gruppo si fermò in primo luogo per la richiesta del proprietario di liberare e restituirgli il suo appartamento ceduto per un certo periodo in comodato d’uso, all’interno del quale avevamo installato la stazione di monitoraggio interdisciplinare e di videosorveglianza 24h con strumentazioni fornite su nostra indicazione dal Dipartimento nazionale della Protezione civile. A quel punto proponemmo di sistemare un container ai margini del vicino piazzale di proprietà comunale, ove reinstallare le apparecchiature. Contemporaneamente progettammo anche la realizzazione di altre due stazioni di rilevamento permanente tra le Isole Eolie e la Calabria, al fine di poter fare delle triangolazioni e individuare il punto sorgente nell’istante delle emissioni. Ma le proposte non ebbero il riscontro auspicato, lasciando cadere un percorso operativo che per la prima volta avrebbe visto nascere in Italia un sistema di monitoraggio di quel genere”.

“Il sistema HAARP non c’entra nulla con i fenomeni anomali di Canneto di Caronia”

Si è accennato spesso al possibile ruolo dell’istallazione civile e militare denominata HAARP, che è stata realizzata negli Stati Uniti e, in particolare, in Alaska, nei pressi di Gakona, in una ex base della United States Air Force. E’ stata costruita nel 1993 ed è stata oggetto di polemiche per via di ipotetici complotti. Qualche anno fa abbiamo letto uno stralcio di uno studio di Popular Science ripreso da un articolo pubblicato dall’ANSU, l’Associazione Nazionale Studio UFO: “…le trasmissioni dell’IRI (Strumento di Ricerca Ionosferica), possono innalzare la temperatura corporea interna di persone vicine alle emissioni, incendiare automobili ed oggetti di metallo, fare esplodere missili che usano fusibili elettronici, e interrompere le comunicazioni di aerei ad alta e bassa quota, nonché fare insorgere avarie nei sistemi di controllo del volo…”. L‘HAARP può avere avuto un ruolo in questa storia?

“No, il sistema Haarp-High frequency active auroral Research Program di Gakona in Alaska, gestito da Marina e Aeronautica Usa con l’Università locale e Darpa, spento nel Maggio 2013, non c’entra nulla con i fenomeni anomali di Caronia. Quel sistema, nel periodo in cui era attivo, era costituito da 180 antenne trasmittenti su onde corte ed era destinato agli studi su una porzione della ionosfera, cioè quella fascia dell’atmosfera terrestre che si estende fra i 50 e i 1000 km di altitudine, essenziale per le radiotrasmissioni. Le ricerche dell’Haarp consistevano nello studio delle onde radio riflesse dalla ionosfera e apparivano abbastanza positive riguardo al miglioramento delle comunicazioni radio a lunga distanza e con i sottomarini. Ricerche e sperimentazioni basate sullo studio dei fenomeni naturali generati dall’interazione tra radiazioni solari, onde radio e la ionosfera. Le teorie complottiste sull’Haarp in grado di influenzare il clima terrestre e provocare terremoti o uragani con un comando remoto sono prive di fondamento”.

Tornando all’intervista che ci rilasciò negli anni passati, se non ricordiamo male, si registrarono strane anomalie e un incidente – anche in questo caso molto strano – all’elicottero con il quale stavate conducendo la campagna di rilevamento.

“Tra le molteplici anomalie che registrammo minuziosamente nel periodo di massima concentrazione, ci furono diversi casi di morie di animali domestici e da cortile nella zona e alcune persone segnalarono qualche disturbo, ma non ci furono evidenze di esami clinici di correlazione. A scopo preventivo raccomandammo agli abitanti di Canneto di non indossare collane e bracciali. Il fenomeno che colpì particolarmente la nostra attenzione fu la moria e lo spiaggiamento di milioni di esemplari di Velella velella (nota anche come Barchetta di San Pietro, colonia di sifonofori della famiglia Porpitidae) tra Sant’Agata Militello e il golfo di Palermo, un fenomeno abbastanza raro, la cui possibile causa è la brusca variazione termica dell’acqua marina. Tuttavia la concomitanza con il picco dei fenomeni non passò inosservata. L’incidente che costrinse l’elicottero ad un atterraggio di sicurezza per improvvisa perdita di potenza, durante una nostra missione di rilevamento strumentale, con tre delle quattro pale risultate danneggiate alla stessa distanza dal rotore, è rimasto inspiegabile e lo stesso costruttore dichiarò che mai in precedenza si erano verificati casi del genere. Salvo il fatto che una foto scattata da terra mostrò la presenza di un piccolo oggetto scuro in coda all’elicottero, ad una distanza di qualche centinaio di metri. Come in altri casi analoghi di osservazione di oggetti sospesi in quota, la distanza e la dimensione ridotta non resero possibili analisi approfondite”.

Alla fine lei che idea si è fatta di questa storia?

“Il Gruppo Interistituzionale era ovviamente tenuto al rigore del metodo scientifico e l’interruzione del monitoraggio, proprio nella fase in cui si stava ponendo in essere l’implementazione del sistema di rilevamento, ne impedì l’esito atteso. Desidero ricordare in particolare il grande e volontario impegno delle personalità che chiamai a comporre il Nucleo di coordinamento scientifico: il prof. Bruno Azzerboni (UNIME), il prof. Giuseppe Maschio (UNIPD), il dott. Massimo Chiappini (INGV), il dott. Vedruccio Clarbruno, oltre al prezioso supporto operativo del Colonnello Francesco Chiaravalloti Comandante del Reparto Territoriale Carabinieri di Messina e la costante collaborazione della Compagnia Carabinieri di S. Stefano di Camastra. Per rispondere alla sua domanda, data anche la circostanza che improvvisamente la sequenza dei fenomeni si affievolì fino a spegnersi (2009), inclusi i numerosi avvistamenti di Ovni, posso solo ribadire la supposizione iniziale, cioè che Canneto di Caronia, il suo caseggiato e le alture dell’entroterra furono probabilmente coinvolti da attività sperimentali esterne la cui origine non fu dato scoprire, se cioè potesse trattarsi di sperimentazioni tecnologico-industriali o militari o congiunte, tenuto anche presente che il Basso Tirreno è frequentato da flotte navali di diverse nazionalità. Comunque sia il Gruppo si era già orientato verso la plausibile origine non naturale dei fenomeni. Oggi quella supposizione trova riscontro nel forte avanzamento delle armi ad energia diretta collocate su piattaforme navali, aeree o su veicoli speciali. A Canneto nel periodo di massima criticità bruciavano persino le schede delle telecamere e prendevano fuoco motori e impianti elettrici”.

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