Coccodrilli negli invasi abbandonati? L’ecologo Riggio: “E’ possibile. In Sicilia non sono mancate persone che hanno adottato coccodrilli”. ‘U cuncutrigghiu di Palermo

La nostra idea – che ci è venuta in mente quando nelle scorse settimane è stato avvistato un coccodrillo nell’Agrigentino, tra Cammarata e San Giovanni Gemini – non è campata in aria. I ricordi del docente di Ecologia legati ai siciliani che hanno adottato coccodrilli

Due giorni fa siamo tornati a scrivere del coccodrillo avvistato oltre un mese fa dalle parti di Cammarata e San Giovanni Gemini, nell’Agrigentino. Oggi torniamo sull’argomento grazie alle storie che ci ha raccontato Silvano Riggio, docente universitario di Ecologia e naturalista. E, soprattutto, grande conoscitore di fatti, personaggi e cose legati al mondo della natura della Sicilia. La prima domanda è legata a un’ipotesi che abbiamo formulato quando è venuta fuori la storia del coccodrillo avvistato nelle campagne agrigentine. La nostra ipotesi è che negli invasi siciliani abbandonati ci possano essere animali esotici introdotti abusivamente. Che pensa Silvano Riggio della nostra idea? “Che è un’idea plausibile. Tra l’altro, in Sicilia non sono mancati i casi di persone che hanno adottato coccodrilli. Ricordo un caso tra la metà e la fine degli anni ’60 del secolo passato. Ero appena laureato e, a Palermo, ho conosciuto Sandro Cestelli, un giovane di talento che diventerà docente di Biologia molecolare all’università. Questo giovane di genio aveva adottato un coccodrillo. La cosa mi colpì: un coccodrillo tenuto in casa non era cosa di tutti i giorni”. Chiediamo: come finì con questo coccodrillo? Riggio (foto sotto) sorride: “E come doveva finire? Da piccolo si poteva anche tenere in casa. Ogni tanto, mi raccontava Sandro Cestelli, ci scappava qualche morso. Poca cosa, perché i morsi di un coccodrillo piccolo non sono pericolosi. Poi, però…”. Però? “E vabbè, quando il coccodrillo è diventato grandicello ha cominciato ad assestare morsi, come dire?, un po’ più pericolosi e dolorosi. Alla fine, a malincuore, Cestelli ha dovuto dire addio al coccodrillo”.

“Gli invasi siciliani abbandonati sono pieni di pesci ed è plausibile che possano esserci coccodrilli”

Chiediamo: dov’è finito questo coccodrillo? “Forse in uno zoo – ci risponde il professore Riggio -. anche se, a onor del vero, non lo ricordo con esattezza. Del resto, sono passati più di cinquant’anni. Detto questo, ricordo benissimo questo coccodrillo, perché l’ho visto con i miei occhi”. Altra domanda: i coccodrilli non si affezionano alle persone? “No – ci risponde Riggio -. Il loro cervello non si presta per i sentimenti. I coccodrilli mordono e, se sono di grande mole, come i coccodrilli del Nilo, sono anche in grado sbranare animali di grande taglia”. Il professore Riggio ricorda anche un grande personaggio, Eliodoro Catalano, che lavorava, da tecnico, all’università. Anche lui che aveva adottato un caimano: “Per la precisione – racconta sempre Riggio – Eliodoro Catalano, persona eccezionale, grande conoscitore di animali e piante, aveva adottato un esemplare di cayman sclerops. Questo è un animale un po’ meno pericoloso del coccodrillo, ma sempre da tenere a bada. Non sono, lo ribadisco, animali che si affezionano all’uomo. Tenerli in casa è sempre problematico”. Riggio ci racconta una storia più recente: un suo amico che aveva portato nella sua abitazione una tartaruga del Vietnam. “Era un animale ben messo come mole. E’ una tartaruga pericolosa, molto pericolosa. Il mio amico la teneva chiusa con la catena. Queste tartarughe ti staccano un dito con un morso”. Concludendo questa nostra chiacchierata è possibile, allora, che in Sicilia siano stati introdotti i coccodrilli nei fumi e nelle dighe abbandonate? “Nei fiumi siciliani mi sembra molto difficile – ci dice Riggio -. Nella nostra Isola non abbiamo fiumi in grado di ospitare coccodrilli. Ma negli invasi artificiali abbandonati, dove il fango non è mai stato rimosso, sì. Gli invasi siciliani abbandonati sono pieni di pesci ed è plausibile che possano esserci coccodrilli. Il cibo non gli mancherebbe“.

La leggenda del cuncutrigghiu di Palermo arrivato dal Nilo in ‘bilico tra il fiume Papireto e la Vucciria

Il professore Riggio ci ricorda una storia di Palermo, con un coccodrillo in ‘bilico’ tra il Papireto e la Vucciria. E’ la leggenda del cuncutrigghiu. Oggi il Papireto – un fiume noto anche con il nome di torrente Danisinni – non è più visibile. Il Papireto oggi è un corso d’acqua sotterraneo che, con molta probabilità, ha conosciuto, mettiamola così, gli scavi per il Tram che, con grande ‘lungimiranza’, passa proprio, in sotterranea, da quelle parti. A differenza del fiume Papireto, il mercato della Vucciria di Palermo, nato come mercato del pesce, è rimasto in superficie ma è ormai una sorta di ‘anima morta’. A distruggerlo ha pensato la politica cittadina con divieti di sosta, multe e altre diavolerie varie che hanno impedito ai cittadini di frequentare questo mercato storico. In compenso, a due passi, hanno aperto un centro commerciale. Volete mettere? Sopravvive, invece, la leggenda del cuncutrigghiu, il coccodrillo che sarebbe arrivato a Palermo dal Nilo. Si racconta, infatti, che il Nilo sia collegato alla Sicilia da un canale sotterraneo. Questo canale sotterraneo attraverserebbe il Mediterraneo e percorrendo sempre in sotterraneo la nostra Isola da sud a nord, arriverebbe fino al fiume Papireto. Nel fiume Papireto, insieme con i papiri, c’era anche questo coccodrillo. La leggenda narra che il coccodrillo sia stato ucciso e impagliato ai tempi del Re Pietro d’Aragona, a metà del ‘200. Nessuno ha mai capito come questo coccodrillo sia arrivato alla Vucciria. Nella seconda metà dell’800 di questo coccodrillo imbalsamato parla lo scrittore Gioacchino Di Marzo. In verità, in quegli anni, di coccodrilli imbalsamati, a Palermo, ce n’erano tanti. Insomma, non è detto che si tratti del coccodrillo che ha attraversato il Mediterraneo. La leggenda vuole che il coccodrillo – quello ‘vero’ arrivato dal Nilo – aveva trovato posto nella fontana di Piazza Caracciolo, alla Vucciria. Ogni tanto, all’imbrunire, usciva e mangiava qualche bambino. La cosa non piaceva e la leggenda racconta che cinque uomini di buona volontà lo aspettarono al tramonto e lo uccisero. Noi, quando i politici cittadini hanno cominciato a far morire il mercato della Vucciria speravamo che il coccodrillo fosse ancora vivo, magari per fare giustizia, mangiandosi gli sfasciacarrozze di politici che hanno ucciso la Vucciria. Purtroppo non è andata così. Ah, dimenticavamo: il coccodrillo impagliato è ricomparso in via dell’Argenteria, nel 2011.

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