Danilo Galvani attacca frontalmente il Ministro Lollobrigida: cerca di dividere gli agricoltori in lotta ma non ci riuscirà. “Nei prossimi dieci giorni il Governo avrà le risposte che merita”

Il cognato della Presidente del Consiglio, Ministro Francesco Lollobrigida, ne ha combinate un’altra delle sue. Da qui le critiche serrate del leader del Movimento degli Agricoltori traditi Danilo Galvani

“Nessuno sta parlando a nostro nome con il Ministro delle Politiche agricole, Francesco Lollobrigida. Nessuno di noi ha fatto accordi con il Governo nazionale. Noi non ci vendiamo. Dieci anni fa è successo che alcuni traditori hanno fatto accordi sulla pelle degli agricoltori per bloccare una sacrosanta rivolta sociale. E ci sono riusciti. Questa volta non ci riusciranno. Questa volta non succederà. Questa volta nessuno di noi mollerà”. E’ durissimo il video di Danilo Galvani, leader del Movimento degli Agricoltori traditi (nella foto sopra tratta da VICE) che circola in queste ore sulla rete. Va giù pesante, Galvani. Un attacco frontale al Ministro Lollobrogida. Cosa avrebbe combinato stavolta il cognato della Presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni? Galvani racconta che il Ministro, nel corso della Fiera di Verona che è in corso di svolgimento, avrebbe organizzato una sorta di recita a soggetto con alcuni personaggi che si sarebbero auto-proclamati rappresentanti del Movimento. gente che, a suo dire, farebbe capo a Fratelli d’Italia, il partito del Ministro Lollobrigida. In pratica, ci sarebbe stato questo incontro con il Ministro Lollobrigida e questi tizi che, a nome del Movimento, avrebbero detto di aver trovato un accordo con il Ministro. Un tentativo – denuncia Galvani – per far terminare la protesta che, a quanto pare, fa molta paura all’attuale Governo italiano. “Non c’è alcun accordo del nostro Movimento con il Ministro Lollobrigida – dice Galvani nel video -. Chi mette in giro questa notizia lo fa per screditare il nostro lavoro e il nostro Movimento. Ribadisco: dieci anni fa alcuni traditori hanno fatto questo lavoro da miserabili. Ma questa volta non riuscirà. E vi dico di più: nei prossimi dieci giorni il Ministro Lollobrigida e il Governo del quale fa parte vedranno cosa saremo capaci di fare. Altro che dialogo con il Governo!”.

Le folli politiche ‘green’ di una fallimentare e affaristica Unione europea

Riprendiamo alcuni passi di una bella intervista rilasciata da Galvani di TAG 24, il giornale online dell’Università degli studi Nicolò Cusano. Il leader del Movimento degli agricoltori traditi riassume le ragioni della protesta. Contesta le politiche ‘green’ dell’Unione europea e gli accordi siglati dal Governo italiano e dall’Unione europea con altri Paesi del mondo. Agli agricoltori europei, dice Galvani, “viene vietato, giustamente, di usare presidi sanitari come i pesticidi per preservare il benessere animale e ambientale. Anni fa, tuttavia, l’Italia ha sottoscritto i Green corridors con i Paesi del Nordafrica, permettendo a questi di esportare qui le loro produzioni, esenti da regole come questa sui pesticidi, grazie a una semplice autocertificazione”. E’ quello che The Hour denuncia da quando è in rete: in Italia, grazie alla criminale globalizzazione dell’economia, arrivano prodotti agricoli in molti casi di pessima qualità che contengono residui di pesticidi che la farmacopea agricola italiana ha bandito da decenni perché dannosi per la salute umana. Una vergogna. Galvani attacca la Coldiretti i cui iscritti “non si riconoscono più nel sindacato”, cioè non si riconoscono più nella stessa Coldiretti. In effetti, un’organizzazione agricola che, davanti a una grande protesta europea degli agricoltori, si schiera dalla parte di coloro i quali vengono contestati dagli stessi agricoltori deve fare riflettere (qui un video del presidente della Coldiretti, Ettore Prandini dove si tessono le lodi del Governo Meloni). Galvani ricorda inoltre che l’attuale Governo Meloni ha reintrodotto l’IRPEF sui fondi agricoli per fare ‘cassa’ a scapito degli agricoltori, “triplicando sulla carta un reddito che noi non abbiamo”. Ancora: “Hanno addirittura inserito l’obbligo assicurativo sui trattori storici che non vanno più su strada. La situazione è di una gravità inaudita: e questa sarebbe la sovranità alimentare del Ministero?”.

La “sovranità alimentare” del Governo Meloni è una sonora presa per i fondelli a danno degli agricoltori italiani

In effetti, la “sovranità alimentare” citata dal leader del Movimento degli agricoltori traditi è la parte tragicomica del Governo Meloni e del Ministro Lollobrigida (foto sopra). Hanno cambiato il nome del Ministero, che ora si chiama Ministero delle Politiche agricole e forestali e della Sovranità alimentare. Un bla bla bla ipocrita, se è vero che il Governo Meloni, lo scorso anno, si è guardato bene dal bloccare il fiume di grano ucraino che ha invaso l’Italia: grano ucraino che ben cinque Paesi dell’Europa dell’est hanno rifiutato: e si tratta di cinque Paesi che fanno parte dell’Unione europea: Polonia, Romania, Ungheria, Slovacchia e Bulgaria. Oltre al grano ucraino, in Italia è arrivato il solito grano canadese e il grano russo ‘camuffato’ da grano turco. Il tutto per la gioia degli industriali, se è vero che il prezzo del grano duro italiano è crollato del 50%. Così si assiste al paradosso: mentre i prezzi di pane, pasta e, in generale, di tutti i derivati del grano salgono, il prezzo del grano duro ha perso il 50% del proprio valore. Sarebbe questa, dice giustamente Galvani, la “sovranità alimentare” del Governo Meloni? Ci vuole veramente una grande sfacciataggine. Noi non abbiamo avuto bisogno della recita a soggetto del Ministro Lollobrigida, visto che nei giorni scorsi abbiamo chiesto le sua dimissioni (come potete leggere qui).

I fondi europei per l’agricoltura che finiscono regolarmente nelle tasche dei soliti noti

Da Galvani arriva un’altra denuncia sempre riportata da TAG 24: “LEuropa stanzia tanti miliardi – ad esempio con i fondi pubblici del FEASR o della PAC – per aiutare gli agricoltori e sovvenzionare l’acquisto di mezzi o il rinnovo dell’aziende. Peccato che solo una piccola percentuale arrivi davvero agli agricoltori: i Centri di Assistenza Agricola (CAA) che svolgono i ruoli di controllori non sono infatti gestiti dallo Stato, ma da associazioni private che distribuiscono le risorse solo ai soliti noti. Questo sistema taglia fuori il 95% degli agricoltori italiani che, a differenza dei colleghi europei, gestiscono in media molti meno ettari di terra e che si trovano oggi a pagare pure l’IRPEF”.

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