Domande all’assessorato all’Agricoltura della Sicilia: qual è l’alternativa alla bruciatura delle stoppie? Altri costi di produzione a carico degli agricoltori?

La questione la pone Cosimo Gioia, agricoltore, produttore di grano nell’entroterra della Sicilia

Bruciatura delle stoppie: sì o no? Il problema si pone per lo più nelle aree dove è stato coltivato il grano. Scrive Cosimo Gioia, produttore di grano nell’entroterra della Sicilia, dalle parti di Valledolmo e dintorni, provincia di Palermo: “Vado controcorrente. Capitolo incendi senza controllo: chi ha promulgato le sanzioni che proibiscono di bruciare le stoppie e lasciare paglia e residui vegetali sul terreno sa cosa significherà coltivare con i residui vegetali sul terreno? Conosce l’agricoltura ed i cicli di coltivazione per la semina del grano? Con quali attrezzi? Al solito incompetenza… E’ da un secolo che si bruciano le stoppie con controfuochi e controlli da parte degli agricoltori e mai è successo nulla”. Non era mai successo nulla, perché nei giorni scorsi qualcosa invece è avvenuto a Valledolmo: “Un’industria artigianale distrutta da un incendio che veniva da chilometri di distanza, assolutamente incontrollato. Un artigiano amico mio ha perso tutto… Perché, qualcuno, aggiungo io delinquente, visto che non si possono più bruciare le stoppie, e chi lo fa subisce grandi punizioni e multe varie, ha pensato di appiccare il fuoco per pulire il terreno senza farsi vedere e dove finisce finisce… Ecco, il risultato è questo e chissà quanti quanti altri casi si verificheranno!”.

I pro e i contro della bruciatura delle stoppie

Il problema sollevato da Gioia non è di poco conto. La bruciatura delle stoppie – ovvero la pratica di bruciare i residui delle colture, soprattutto cerealicole – è tuttora ampiamente diffusa non solo per la velocità con la quale vengono eliminati i rifiuti agricoli, ma anche per alcuni vantaggi agronomici come la riduzione di erbe infestanti, la riduzione di patologie vegetali come, ad esempio, il mal del piede del frumento. Questa antica pratica agronomica, facendo molta attenzione a non creare danni agli alberi, si pratica anche per combattere il mal secco, malattia fungina che colpisce gli alberi di limone, o negli oliveti per combattere il fleotribo, un parassita che indebolisce gli alberi di olivo. La scienza agronomica, ormai da anni, ci dice che gli effetti negativi della bruciatura delle stoppie sono maggiori degli affetti positivi. Il primo problema potrebbe essere rappresentato dalla propagazione degli incendi: e infatti, nelle Regioni del Sud Italia la bruciatura delle stoppie è vietata in Estate. La combustione provoca sempre la produzione di agenti inquinanti e, soprattutto, la distruzione dei composti azotati e, in generale, la perdita di sostanza organica. Ci sono anche danni alla flora microbica del suolo e perdita degli insetti utili che vivono nello strato superficiale dei terreni agricoli.

Giuste le alternative alla bruciatura delle stoppie. Ma i costi chi dovrebbe caricarseli? Gli agricoltori che già sono costretti a risparmiare sulla concimazione in pre-semina per il grano?

Insomma, la scienza agronomica ci dice che esistono alternative alla classica bruciatura delle stoppie. Quali? Per esempio, la trinciatura e l’interramento parziale o totale dei residui delle colture, che vanno così ad arricchire i terreni di sostanza organica. Oppure la raccolta di questi residui vegetali per la produzione di compost o per la produzione di energia: in pratica, le biomasse vegetali che, bruciate in particolari impianti, producono energia. Sul piano teorico le alternative alla bruciatura delle stoppie non fanno una grinza. Sul piano pratico si scontrano con la realtà che oggi è quella che è. Non ci sono dubbi sul fatto che la trinciatura e l’interramento parziale o totale dei residui vegetali sia una pratica agronomica positiva. La domanda è: i costi di questa operazione chi dovrebbe caricarseli? Già i produttori di grano del Sud Italia e della Sicilia, da due anni, pagano il doppio le sementi, pagano il doppio i fertilizzanti, pagano il doppio la mietitrebbiatura. Qualche giorno fa abbiamo raccontato che, a causa della guerra in Ucraina e delle demenziali sanzioni della Ue alla Russia gli agricoltori europei pagano il doppio i fertilizzanti. In Sicilia tanti agricoltori che producono grano non effettuano più la concimazione azotata in presemina perché ormai troppo costosa. Ora un agricoltore che produce grano e che è già costretto a risparmiare sulla concimazione azotata in pre-semina dovrebbe andare a spendere una barca di soldi per trinciare e interrare i residui delle colture? E’ così difficile capire questo?

La verità è che, a parte l’erogazione dei fondi europei – che sono già soldi degli agricoltori – l’assessorato regionale all’Agricoltura della regione siciliana rappresenta oggi il vuoto pneumatico-politico

Non sappiamo quale sia lo scenario nelle altre Regioni del Sud Italia. Ma in Sicilia, negli ultimi due anni, il prezzo del grano duro in convenzionale si è ridotto del 40-50%, mentre i costi di produzione sono raddoppiati. Lo sanno bene gli agricoltori siciliano e lo sa bene Cosimo Gioia che ha sollevato il problema. Coltivare i terreni a grano senza eliminare i residui vegetali è un problema serio. I teorici della scienza agronomia sono bravissimi. Ma nelle facoltà di Agraria o Scienza agrarie si studia tanta economia: economia generale, economia agraria aziendale e politica agraria. Si studia economia per ricordare che una pratica agronomica innovativa deve fare i conti con la realtà economica aziendale. Se una pratica agronomica innovativa in un dato momento storico risulta diseconomica va aggiornata. A questo serve la ricerca nelle università. La verità è che di questi problemi si dovrebbe occupare – tornando alla Sicilia – anche la Regione e, segnatamente, l’assessorato regionale all’Agricoltura. Che senso ha sanzionare la bruciatura delle stoppie in Autunno se non si danno alternative concrete agli agricoltori? Ha torto Gioia quando scrive la parola “incompetenza”? La verità amara è che, in Sicilia, l’assessorato regionale all’Agricoltura funziona male.

P. s. Non c’è nemmeno bisogno di sottolineare che con gli incendi boschivi estivi la bruciatura delle stoppie non ha nulla a che vedere: le cause – dolose – sono altre. Però se non si darà agli agricoltori che producono grano un’alternativa non ci sarà da stupirsi se cominceranno a bruciare i terreni agricoli pieni di stoppie…

Foto tratta da SanBartolomeo.info

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