Domani sciopero dei medici del servizio pubblico. Contemporaneamente la rete è piena di avvisi che invitano i medici lavorare nella sanità privata. Un caso?

La sensazione è che sia in corso un tentativo di smantellare la sanità pubblica per consegnare i cittadini nelle mani della sanità privata. “Ce lo chiede l’Europa”?

Domani va in scena lo sciopero nazionale dei medici, supponiamo dei medici che lavorano prezzo il servizio pubblico. Si tratta di uno sciopero di 24 ore proclamato, come si legge in un comunicato, “dalle sigle sindacali Anaao Assomed e Cimo-Fesmed in rappresentanza dei medici e dirigenti sanitari del Servizio Sanitario Nazionale (SSN)”. domani, leggiamo ancora nel comunicato, “alle ore 11, a Villa Magnisi, sede dell’Ordine dei Medici di Palermo (via Rosario da Partanna, 22), si svolgerà l’Assemblea dei medici siciliani aderenti allo sciopero. Nel corso dei lavori assembleari, i vertici dei sindacati Anaao Assomed e Cimo-Fesmed presenteranno un documento sulle criticità del sistema sanitario ospedaliero regionale. Interverranno, fra gli altri, il segretario regionale Anaao Assomed – Associazione Medici Dirigenti Antonino Palermo, il presidente regionale della Federazione Cimo-Fesmed (Federazione Sindacale Medici Dirigenti) Riccardo Spampinato e il segretario regionale Cimo (Confederazione Italiana Medici Ospedalieri) Giuseppe Bonsignore“. Nella foto sotto potete leggere le richieste dei medici pubblici al Governo nazionale.

La sanità pubblica italiana è in crisi perché subisce ogni anno un taglio superiore a 40 miliardi di euro

Lo sciopero dei medici non è una cosa normale: al contrario, è un fatto eccezionale. Se i medici che lavorano nel servizio pubblico hanno deciso di scioperare significa che la situazione è grave. Noi ci occupiamo spesso di sanità. Lo abbiamo fatto nei giorni scorsi, provando a illustrare che a ridurre ai minimi termini la sanità pubblica italiana, che era una delle migliori del mondo, è stata l’Unione europea. O meglio, l’adesione dell’Italia prima al Trattato di Maastricht, nel 1992, e successivamente l’adesione demenziale alla moneta unica europea che ha distrutto l’Italia con la truffa del debito pubblico (qui un nostro articolo). Ovviamente, la politica italiana, nel suo insieme, mai ammetterà che per pagare le ‘rate’ del debito pubblico i Governi che si sono succeduti dal Governo Monti ad oggi hanno tagliato dal Fondo sanitario nazionale oltre 40 miliardi di euro all’anno (leggere gli interessi sul debito pubblico che oggi ammontano a circa 80 miliardi di euro all’anno che l’Italia paga ogni anno). Logico che la sanità pubblica italiana, con oltre 40 miliardi di euro all’anno in meno si trovi oggi in grande crisi, se è vero, come denunciano gli stessi medici, che negli ospedali pubblici mancano, per l’appunto, medici e infermieri. Il tutto mentre le retribuzioni dei medici italiani che lavorano nel servizio pubblico sono tra le più basse dell’Unione europea. Non è, questa, una notizia di poco conto, se è vero che tanti giovani medici italiani – ma anche i meno giovani – scelgono, se lo possono fare, di andare a lavorare all’estero dove guadagnano di più e rischiano meno. Lo stesso discorso vale per gli infermieri. Questo perché lavorando negli ospedali pubblici italiani con carenza di medici e di infermieri il rischio di finire in Tribunale, soprattutto per medici, è maggiore. Di più: non sapendo dove trovare i soldi per pagare gli interessi sul debito pubblico, il Governo di Giorgia Meloni ha deciso di tagliare le pensioni ai dipendenti pubblici e, tra questi, anche ai medici.

Le novità di queste ultime settimane, che si leggono sulla rete, sono le offerte di lavoro ai medici: anche ai medici che operano nel servizio di emergenza, cioè nei Pronto soccorso

In questo scenario segnaliamo alcune notizie che si possono leggere in rete. Non mancano gli avvisi di studi legali che invitano legittimamente i cittadini vittime di malasanità a rivolgersi a loro per provare a ottenere risarcimenti. Tali avvisi, oltre che sulla rete, si possono ascoltare anche in radio. Questo ovviamente non incoraggia i medici a lavorare negli ospedali pubblici. Le novità di queste ultime settimane, che si leggono sempre sulla rete, sono le offerte di lavoro ai medici: anche ai medici che operano nel servizio di emergenza, cioè nei Pronto soccorso. La notizia ci ha colpiti, perché in quasi tutti i Pronto soccorso italiani si registra una carenza di medici. La lettura di questi avvisi fa sorgere un dubbio: non è che alla fine di questa storia avremo lo smantellamento della sanità pubblica per mancanza di medici e la crescita parallela della sanità privata? Conviene a un medico che opera in una struttura pubblica andare a lavorare in una struttura privata? Bisognerebbe capire se le retribuzioni nel privato sono maggiori rispetto al pubblico. Un fatto comunque è certo: un medico che opera nel privato, dopo le ore di lavoro, può visitare i pazienti in privato, mentre un medico che opera nel servizio pubblico, per potere visitare in privato, deve rinunciare a una parte importante della propria retribuzione. Lo prevede la legge Bindi di fine anni ’90, che oggi andrebbe abrogata perché, di fatto, non aiuta i medici a lavorare nel servizio pubblico.

Il numero chiuso nelle facoltà di Medicina ha consentito allo Stato di risparmiare ma ha scaricato sulle Regioni costi maggiori

In tutto questo – sempre a proposito della mancanza di medici – le facoltà di Medicina italiane sono a numero chiuso. Perché? Perché per ‘risparmiare’ lo Stato ha tagliato i fondi per la didattica e le facoltà di Medicina, ogni anno, non possono prendere più di un certo numero di studenti. Così almeno la raccontano e, in parte, è vero. Riuscirà lo sciopero dei medici pubblici a invertire la rotta? Non ci crediamo. In Calabria hanno chiamato i medici da Cuba. La Sicilia si accinge a chiamare medici dall’universo mondo. Sapete perché stanno puntando sui medici dei Paesi esteri? Per due motivi. In primo luogo, come già accennato, perché i medici italiani disponibili nel servizio pubblico sono pochi, sia perché in parte vanno a lavorare all’estero o nelle strutture private, sia perché le facoltà di Medicina immettono in Italia ogni anno un numero di medici inferiore al fabbisogno del nostro Paese. Ma c’è un secondo motivo: quando un ospedale pubblico è messo alle strette ricorre ai medici a gettone, che costano una barca di soldi. E’ interessante notare che lo Stato – che come già ricordato ha tagliato al Fondo sanitario nazionale oltre 40 miliardi di euro all’anno – ‘risparmia’ sui fondi per la didattica imponendo il numero chiuso nelle facoltà di Medicina; dopo di che le Regioni sono costrette a pagare una barca di soldi per i medici a gettoni e adesso cercano di risparmiare chiamando i medici dall’estero. Lo Stato ‘risparmia’ e le Regioni vanno in deficit e sono ‘cattive’ perché ‘sforano’. In pratica lo Stato penalizza le Regioni che gestiscono la sanità pubblica, ma non si deve dire. Di fatto, con lo smantellamento della sanità pubblica – perché questo sta succedendo – l’Italia si conferma un paese alla frutta.

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