Eurostat e Istat: inflazione ridotta. Ma i cittadini nella vita reale non notano alcuna riduzione dei prezzi dei generi alimentari. Ci prendono in giro?

La storia strombazzata da televisione e mezzi d’informazione di regime che in Italia l’inflazione si sarebbe ridotta è una grandissima balla. Per rendersene conto basta andare a fare la spesa

Certo che bisogna avere le facce come il culo per diffondere allegramente i dati sul calo dell’inflazione nell’Eurozona e in Italia. Ci raccontano, Eurostat e Istat, che l’inflazione in Europa è scesa al 2,9% (dal 4,3%) con rialzo mensile dello 0,1%. Mentre l’Italia sarebbe andata sotto il target del 2% fissato dalla Banca Centrale Europea (BCE) con un aumento dei prezzi pari all’1,8%. Dobbiamo essere felici di questi ‘numeri’? Noi, ovviamente, non siamo bravi come i ‘filosofi’ di Eurostat e Istat, due entità ‘oniricheggianti’ (nel senso che prediligono il sogno alla realtà) e, da giornalisti, rimaniamo terra terra. Noi ci interessiamo della realtà di ogni giorno. E nella realtà di ogni giorno non possiamo non notare che sì, l’inflazione vista dai grandi commentatori economici si sarà anche abbassata, ma ancora in questo momento, andando a fare la spesa per una famiglia media di quattro persone ci si accorge che questo straordinario calo dei prezzi dei beni alimentari non c’è proprio. Anzi.

Il prezzo dell’olio d’oliva extra vergine è cresciuto. E non è vero che il prezzo dell’olio di semi si è ridotto

Stamattina abbiamo pubblicato un’intervista a Maio Pagliaro, grande esperto di agricoltura e mercati agricoli, che, ‘numeri’ alla mano’, ha illustrato i prezzi dell’olio d’oliva extra vergine in Sicilia, che ‘viaggiano’ tra i 10 e 12 euro al litro in media (ci sono particolari casi in cui il prezzo è molto più alto). Questo fa piacere per gli agricoltori ma è un po’ meno piacevole per i consumatori, se è vero che nei supermercati una bottiglia di olio extra vergine di oliva oggi non si acquista a un prezzo inferiore a 8 euro. Attenzione: il fatto è positivo, perché un litro di olio extra vergine di oliva italiano non può costare meno di 7-8 euro. Ma siamo sicuri che quello che vendono è olio d’oliva extra vergine italiano? E che dire dell’olio di semi? Questo è un grasso vegetale nazionalpopolare. Bene la cosiddetta “offertissima” che abbiamo trovato a Palermo è pari a 1,75 euro a bottiglia. Certo, rispetto ai 2,50 euro ordinari il prezzo si è ridotto. Ma è pur sempre una “offertissima”. E, in ogni caso, prima della guerra in Ucraina una bottiglia di olio di semi si trovava senza problemi a 1 euro. Cosa vogliamo dire? Che anche con la cosiddetta “offertissima” c’è un aumento del prezzo del 75%. Detto questo, il prezzo medio di una bottiglia di olio di semi è pari a 2,50 euro: 1 euro e mezzo in più rispetto al periodo precedente alla guerra.

Aumentati i prezzi di pasta e pane. Ponetevi qualche domanda sulla qualità di questi prodotti, considerato che l’Italia, da gennaio ad oggi, ha importato fiumi di grano duro e grano estero. Ortofrutta sempre cara

Vogliamo parlare della pasta? Cominciamo con la qualità, argomento tabù, considerato che da Gennaio ad oggi, nel nostro Paese, a fronte di una considerevole riduzione della produzione di grano duro italiano, è arrivato un fiume di grano duro canadese, ucraino e russo: quest’ultimo contrabbandato come grano duro arrivato dalla Turchia. Già questo dovrebbe fare riflettere i consumatori prima di acquistare pasta industriale. Ciò posto, a parte alcune offerte, il prezzo della pasta industriale è raddoppiato. Non solo costa il doppio, ma c’è il punto interrogativo sulla qualità del grano duro estero. Vogliano parlare del pane? Inutile entrare nel dettaglio, considerato che nel Centro Nord Italia il pane si prepara con il grano tenero, mentre nel Sud e in Sicilia dovrebbe prevalere il grano duro: cosa non vera, perché anche al Sud c’è chi utilizza il grano tenero. Per il grano tenero va detto che l’Italia ne produce sempre meno e che in buona parte è importato dall’estero. Si potrebbe discutere anche della qualità del grano tenero – soprattutto del grano tenero canadese e ucraino – ma evitiamo: diciamo soltanto che il prezzo del pane è alle stelle e che – nonostante la retorica sull’inflazione che si sarebbe ridotta – il prezzo non è sceso. Lo stesso discorso vale per l’ortofrutta: non abbiamo dubbi sul fatto che, tranne rare eccezioni, agli agricoltori italiani viene pagata quattro soldi, ma i consumatori pagano l’ortofrutta a prezzi esorbitanti e non è vero che si sono ridotti con il Patto contro l’inflazione strombazzato dal Governo di Giorgia Meloni. Per non parlare dell’ortofrutta estera, di qualità in molti casi pessima, che viene venduta allo stesso prezzo dell’ortofrutta italiana. Una vergona! Il fatto che la televisione riporti notizie di politici del Governo che si vantano della riduzione dell’inflazione non significa nulla: è solo una presa in giro.

Sempre cari salumi, formaggi, pesce e carne

Anche sui salumi i prezzi non sono affatto diminuiti. Al massimo funzionano le offerte, ma nel complesso i prezzi sono alti e non stanno diminuendo. Non parliamo dei formaggi, che sono e restano carissimi. Il prezzo della carne è diminuito? Ma quando mai! I prezzi della carne restano alti; e alti sono anche i prezzi del pesce, che in buona parte l’Italia importa. Forse ci si salva con l’acqua ma senza esagerare. Mentre per le altre bevande i prezzi non sono certo diminuiti. E che dire delle lettiere per gatti? Milioni di famiglie acquistano la lettiera per gatti. Ebbene, in media, il prezzo di una confezione di lettiera da 5 Kg, nell’ultimo anno, è passato da 1 euro a 1,30 euro. Idem per i detersivi, al netto di alcune offerte. Questi sono i fatti, le chiacchiere che stanno a zero le lasciamo alla televisione e ai politici. Tirando le somme, la riduzione dei prezzi, nei generi alimentari, non c’è stata. L’unica, visibile riduzione che i cittadini italiani notano è quella del potere d’acquisto: rispetto a un anno fa con 50 euro acquistano meno generi alimentari e altri prodotti di supermercato.

Foto tratta da BariToday

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