Il Mediterraneo fra tradizione biblica, greci, romani fino ai nostri giorni è da sempre crocevia di civiltà, luogo di incontri, scambi e relazioni tra popoli

di Giuseppe Messina

Seconda puntata del volume di Giuseppe Messina “MediterraneoMar Continente liquido – La guerra del pesce e la pace normalità dei nostri sistemi”

I pescatori creano rete con il più importante strumento del loro lavoro, instaurano legami di amicizia, donano affetto, con semplicità, allegria, gentilezza, rispetto; invocano giustizia e perdono, provano amore incondizionato con sincerità, generosità, onestà, pazienza; accolgono, condividono, si aiutano reciprocamente, veicolano diritti umani. La pesca non è solo strumento di sostentamento, ma soprattutto di civilizzazione. Il mare è un ecosistema complesso, in relazione con molte condizioni essenziali per la vita umana, ed i pescatori lavorano per valorizzare i loro prodotti e allo stesso tempo mantenere sano e vivo il loro ambiente. “In quel tempo, mentre camminava lungo il mare di Galilea, Gesù vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare ;erano infatti pescatori.E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori d iuomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedèo loro padre, riparavano le loro reti,e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.” Così recita il Vangelo secondo Matteo (Mc 1, 16-18). 8Sopra, foto del Mediterraneo tratta da Wikipedia)

L’immagine evangelica dei pescatori

Una bella e nota immagine evangelica è quella di Simone ed Andrea, fratello di Simone che gettavano le reti in mare, erano infatti pescatori ed un poco oltre Giacomo figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello mentre riparavano le reti lungo il mare di Galilea, eletti a “Pescatori di uomini”. Così quegli uomini si fanno portatori della parola di Cristo, che, senza di loro, non sarebbe conosciuta. Numerosi sono i messaggi del Santo Padre Francesco, rivolti alla tutela ed al rispetto del Creato. In più occasioni, Egli ha sottolineato l’importanza del mare. Testo essenziale per il pensiero ambientalista è l’Enciclica “ Laudato Sì” di Papa Francesco del 2015, adottata come frame al G20 di Parigi da tutti gli Stati presenti, che non è soltanto un documento ecologista, ma anche e soprattutto di denuncia di una società consumista nella quale regna la sopraffazione dei più deboli, correlata ad un ingiustificabile divario sociale ed economico, dove principi laici e religiosi sono uniti da una stessa preoccupazione”. Affinché il mare possa ritornare in salute, l’ecologia integrale dei mari richiede tre atteggiamenti che somigliano sostanzialmente a tre vie d’uscita. La prima via raccoglie l’eredità spirituale di chi vede nel mare un “dono”, un mistero aperto del Creatore. Il secondo fondamentale atteggiamento è la custodia dell’equilibrio del mare e degli ecosistemi: preservare la salute dei mari significa custodire la salute della Terra, ed in definitiva, dell’uomo. La terza via la suggerisce l’Enciclica: un “sistema di governance degli oceani“. (Laudato Sì n.174)

Si deve a Giulio Cesare la parola “Mediterraneus”, in mezzo alle terre

Dal punto di vista etimologico, il termine Mediterraneo è un aggettivo che deriva dalla parola, creata da Giulio Cesare, «Mediterraneus», che significa “in mezzo alle terre” (medius «medio» e terra «terra»). Il mar Mediterraneo, attraverso la storia dell’umanità, è stato conosciuto con diversi nomi. Il viaggiatore Mercatore, nel suo “Atlante” (Amsterdam, 1609), ha annotato che “Il Mediterraneo riceve più nomi, in rapporto alle terre fino alle quali arriva”. Le denominazioni del mare dipendono dalla sua posizione, dal suo rapporto con le terre che bagna e dalla sua appartenenza a quelli che ci vivono accanto. Popoli antichi, come gli Egiziani e i Sumeri, chiamavano il Mediterraneo “Mare Superiore”, in relazione alla posizione che esso aveva nei confronti della loro terra. Nella Bibbia si trovano più nomi: Mare Grande, Mare Ultimo, Mare dei Filistei. Sia Ecateo che Erodoto chiamano il Mediterraneo “Mare Grande”, così come lo chiamavano anche i Fenici, che furono i primi a percorrerlo tutto. Tucidide, nelle “Guerre del Peloponneso”, lo definisce, secondo l’appartenenza, “Mare Ellenico”. Per i Greci era il “nostro mare”, definizione che da essi riprenderanno i Romani. Gli antichi Romani lo chiamavano, infatti, Mare nostrum, ossia “il nostro mare” e, in effetti, la conquista romana toccò tutte le regioni affacciate sul Mediterraneo. Con maggiore riguardo, Platone lo indica “il mare che si trova accanto a noi”. Nello scritto noto col titolo “De Mundo”, il Mediterraneo è denominato “mare interno” in opposizione a quello esterno, l’Oceano. Da questo nome deriverà, nella traduzione latina, Mediterraneo. (Sopra, l’autore del libro, Giuseppe Messina)

Il “Continente liquido” che racchiude molti popoli, molte culture e molte economie all’interno di uno spazio dai confini ben precisi

All’epoca in cui Roma diventa una grande potenza marinara, “Mediterraneus” indicava uno spazio sul continente, circondato da ogni parte da terra, in opposizione al termine “Maritimus”. Isidoro di Siviglia (Cartagena, 560 circa – Siviglia, 4 aprile 636) teologo, scrittore e arcivescovo spagnolo, vescovo della città spagnola di cui prese il nome durante il dominio dei Visigoti ed esponente del mondo culturale suo contemporaneo, prese l’aggettivo comune “Mediterraneus” e lo trasformò in nome proprio: “il Mare Grande” (Mare magnum) è quello che, ad occidente, viene dall’oceano, rivolto a meridione e raggiunge il settentrione. Viene chiamato Grande perché, raffrontati ad esso, gli altri mari sono piccoli. Questo è il Mediterraneo, poiché bagna la terra circostante (mediam terram) fino ad oriente, dividendo l’Europa, l’Africa e l’Asia; ed è così che il mare verrà chiamato Mediterraneo. Per gli inglesi e le lingue romanze, è definito come il mare «tra le terre», per i turchi «mare bianco», per gli ebrei «Grande Mare», per i tedeschi «mare di mezzo». Gli scrittori moderni hanno coniato nuove espressioni: «Mare interno», «Mare cinti», «Mare amico» o il «Mare della fede» di varie religioni, il «Mare amaro» della seconda guerra mondiale, il «Mare corruttore» di innumerevoli micro ecosistemi trasformati dalle relazioni con questo o con quel vicino, cui hanno attinto ciò di cui erano privi e cui hanno offerto il loro surplus. Ed ancora, a mio avviso, va definito come «Continente liquido», che racchiude molti popoli, molte culture e molte economie all’interno di uno spazio dai confini ben precisi.

L’origine in una remota frattura della crosta terrestre

Il Mediterraneo è, al contempo, un’interfaccia liquida e un’individualità storica per via del suo peculiare aspetto ellittico, una sorta di vasto lago salato, una forma che deriva da una remota frattura della crosta terrestre, che ha determinato la formazione di quest’ampia distesa d’acqua marina fra le terre emerse. Grazie a questa felice posizione geografica e al clima temperato del quale ha finora goduto, il bacino è da sempre un baricentro dinamico, un crocevia di civiltà, un luogo di incontro, scambi e relazioni tra mondi e popoli. Barriera, ostacolo, pericolo, il Mediterraneo è soprattutto una cerniera che ha assunto, sin dalle prime mappe e cartografie, una posizione e una funzione gravitazionali e centripete indiscusse, dal punto di vista fisico e simbolico. Un’interfaccia, una cerniera, un ponte che ha unito le sponde in senso est-ovest, dal Vicino Oriente alla Penisola Iberica, e nord- sud, dai massicci montuosi dell’Europa centro-meridionale al deserto del Sahara. Se lo stretto di Gibilterra è una sorta di porta verso l’ignoto, la Turchia è invece un grande varco verso l’Asia; sia dall’una che dall’altra sono transitate, nel Mediterraneo, merci, uomini, idee, saperi, tecnologia, modelli di comportamento che hanno consentito la nascita e la propagazione della civiltà urbana, il progressivo sviluppo demografico, complessi rimescolamenti sociali e politici.

Fine della Seconda Puntata/ Continua

Prima puntata: Il “MediterraneoMar” tra passato, presente e futuro. La “Guerra del pesce” e il ruolo fino ad oggi completamente sbagliato dell’Unione europea

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