Il rigassificatore di Porto Empedocle nel centro abitato è pericolosissimo. L’incidente di Viareggio e la strage di Ravanusa non hanno insegnato nulla

L’ultima follia del Governo Meloni: il ritorno del vecchio progetto di un mega rigassificatore che vedrebbe la luce nel cuore di Porto Empedocle, a due passi dalla casa di Luigi Pirandello

In Italia c’è da realizzare due mega rigassificatori. Si tratta di impianti pericolosissimi che ormai vengono realizzati lontano dai centri abitati. Il primo da realizzare in Sicilia, a Porto Empedocle (vecchio progetto bloccato anche dalla Magistratura targato Enel al quale il Governo regionale siciliano ha rinnovato la concessione), nell’area detta Kaos, proprio sotto la casa di Luigi Pirandello; il secondo nel porto di Gioia Tauro, in Calabria. Quando c’è da piazzare impianti industriali pericolosi e inquinanti Sud e Sicilia sono sempre a disposizione. Piccolo raffronto: se una bombola di gas, esplodendo, rade al suolo una palazzina di due piani che succederebbe se dovesse esplodere un rigassificatore che contiene un quantitativo di gas pari a miliardi e miliardi e miliardi e ancora miliardi di bombole di gas messe assieme? Ricordate l’incidente di Viareggio accaduto il 29 Giugno del 2009? Ricordiamolo: “Il disastro – leggiamo su Wikipedia – ebbe origine dallo svio di un treno merci, che provocò il danneggiamento di una cisterna contenente GPL, la cui fuoriuscita innescò un incendio, presto degenerato in un’esplosione, che interessò il sedime della stazione di Viareggio qualche centinaio di metri a sud del fabbricato viaggiatori e le aree abitate circostanti, causando in totale 32 morti e un centinaio di feriti”. Per la cronaca, il GPL non è altro che il gas ridotto allo stato liquido che arriverebbe a Porto Empedocle con le navi metaniere. Facciamo un altro raffronto: un vagone di un treno merci carico di GPL, esplodendo, ha danneggiato una parte della stazione ferroviaria e le aree abitate circostanti, provocando 32 morti. Il mega-rigassificatore che il Governo ‘sicilianista’ e ‘meridionalista’ di Giorgia Meloni vorrebbe realizzare a Porto Empedocle verrebbe costruito non in mezzo al mare ma nell’area portuale che è praticamente parte di questa cittadina di poco meno di 16 mila abitanti. Non c’è nemmeno bisogno di precisare che cosa succederebbe se il rigassificatore dovesse esplodere… Ricordiamo che Porto Empedocle si trova, in linea d’aria, a qualche chilometro dalla Valle dei Templi di Agrigento. Se i Templi di Agrigento sono a est del futuro rigassificatore, a poche centinaia di metri ad ovest del futuro rigassificatore c’è il tratto di costa chiamato Scala dei Turchi. Chi vuole capire, capisca.

Che cosa succederebbe in caso di un incidente

Ricordate la tragedia di Ravanusa? Lo scoppio di una conduttura di gas ha distrutto quattro palazzi causando una strage. Perché stiano ricordando questa strage? Perché il gas che arriverà nel rigassificatore di Porto Empedocle sotto forma liquida verrà traportato sotto forma gassosa mediante condutture. Per distribuirlo dovranno realizzare le reti che dovrebbero passare sotto terra. Considerato che la Sicilia è l’ultima delle colonie italiane, le condutture dovrebbero attraversare la nostra Isola per portare il gas nel Nord Italia. Cosa stiano cercando di dire? Che se dovesse esplodere il rigassificatore non ci sarebbero danni terribili solo a Porto Empedocle e dintorni. L’esplosione e i relativi incendi (come l’incendio che ha colpito la stazione ferroviaria di Viareggio) si diffonderebbero lungo tutta la linea di trasporto del gas coinvolgendo i territori della Sicilia attraversati dalle condutture di gas. Qualcuno potrebbe obiettare: sono gli stessi rischi dei tanti metanodotti che attraversano il Pianeta Terra (in Sicilia ce ne sono due). Non è così, perché un rigassificatore è cosa molto diversa da un metanodotto che trasporta il gas da un Continente all’altro. Un rigassificatore presuppone un porto con le navi gasiere, peraltro molto inquinanti (anche di questo aspetto si parla poco: chissà perché) che vanno e vengono scaricando gas liquido. I pericoli di incidenti, nel caso di un rigassificatore, sono di gran lunga più elevati rispetto ai comuni gasdotti (che, peraltro, in tempo di guerra diventano obiettivi sensibili: vedi il sabotaggio dei gasdotti Nord Stream 1 e Nord Stream 2 nel Mar Baltico). Ah, dimenticavamo: il trasporto di GPL con i vagoni ferroviari era considerato “sicurissimo”: impossibile il verificarsi di incidenti perché l’attenzione è massima: si è visto che è successo a Viareggio. Con una differenza: che a Viareggio è esploso un vagone, a Porto Empedocle potrebbe esplodere il rigassificatore…

Il rigassificatore di Porto Empedocle ci riporta alle ‘piroette’ politiche del Governo di Raffaele Lombardo con PD e Confindustria Sicilia di Antonello Montante

Si potrebbe ovviare a questi possibili incidenti che provocherebbero stragi? Due le possibili ipotesi. Prima ipotesi (radicale): dare vita a un grande movimento di massa contrario al rigassificatore di Porto Empedocle. Progetto, lo ricordiamo, voluto dal dannosissimo Governo regionale di Raffaele Lombardo 2008-2012, Governo del ‘ribaltone’ di centrosinistra con Confindustria Sicilia di Antonello Montante (chissà perché di questo particolare non si ricorda quasi nessuno…). In realtà, due anni prima di essere eletto presidente della Regione siciliana, il Movimento per l’Autonomia di Lombardo era schierato ‘pancia a terra’ contro il rigassificatore di Porto Empedocle. Agli atti del Parlamento siciliano c’è una mozione contro l’impianto di rigassificazione. Tre anni dopo Lombardo e i suoi seguaci degni, in tutto e per tutto del loro ‘capo’, cambiavano idea e, da contrari al rigassificatore di Porto Empedocle, diventarono favorevoli. Sempre per la cronaca, negli anni del Governo Lombardo si creò un movimento contrario al rigassificatore e il progetto venne bloccato. Seconda ipotesi: trasferire in mezzo al mare il rigassificatore per tutelare in primo luogo gli abitanti di Porto Empedocle. Questo significherebbe cambiare il progetto. Lo faranno? Un conto è tutelare gli abitanti del Nord Italia, altra e ben diversa cosa è tutelare i ‘cafoni’ siciliani e meridionali in generale. Esageriamo? Assolutamente no. Negli anni passati, quando venne appurato che certi processi industriali nella produzione dell’acciaio erano molto inquinanti, i Governi italiani decisero di interrompere questi processi produttivi nel Nord Italia mentre nell’acciaieria di Taranto tutto venne lasciato come prima. Tutto quello che abbiamo scritto per il rigassificatore di Porto Empedocle vale anche per il rigassificatore di Gioia Tauro, in Calabria, altro luogo del Sud Italia da ‘immolare’ agli interessi del Nord Italia. Soprattutto nel caso in cui anche il progetto del rigassificatore di Gioia Tauro – che noi non conosciamo – dovesse essere realizzato a due passi dal centro abitato o dell’area portuale che a noi risulta molto frequentata.

Lo svarione del Ministro piemontese Gilberto Pichetto Fratin, che pensa sia l’Italia a portare il gas in Sicilia e non viceversa

Chiudiamo con una ‘perla’ del Ministro piemontese dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin. Su La Sicilia leggiamo una spettacolare, unica, leggendaria e irraggiungibile intervista a questo Ministro a proposito del rigassificatore di Porto : “Il rigassificatore è una scelta di indirizzo, perché dà una sicurezza energetica. Il GNL costa qualcosa in più, però avere i rigassificatori significa potere comprare gas in tutto il mondo, quindi mettere in sicurezza il sistema di approvvigionamento. In atto ne abbiamo quattro nel Centro-Nord, ne aggiungeremo un quinto a Ravenna, e sono in fase di autorizzazione altri due, a Porto Empedocle e a Gioia Tauro. Ma stiamo anche lavorando su un altro percorso, quello della rete, perché fino a tre anni fa era concepita per trasportare gas da Nord a Sud, adesso va ribaltata per trasportare da Sud verso Nord”. E noi che pensavamo che i due gasdotti che attraversano la Sicilia – il Greenstream proveniente dalla Libia che arriva a Gela (lungo 520 chilometri) e il e il TransMed che collega l’Italia all’Algeria attraversando la Tunisia fino a Mazara del Vallo (2 mila chilometri) servono per portare il gas dal Nord Africa in Sicilia per poi trasferirlo nel Nord Italia! Ma guarda un po’ quante cose si imparano dal Governo Meloni e soprattutto dai suoi Ministri. Ironia a parte, il Ministro Fratin lo sa che da quando la Russia ha interrotto la fornitura di gas all’Europa – ad eccezione di Germania ed Austria – il gasdotto TransMed è diventato strategico per l’Italia? Ministro Fratin, grazie a un’intuizione di Graziano Verzotto che risale alla fine degli anni ’60 del secolo passato, la Sicilia fornisce gas algerino a tutta l’Italia dagli anni ’70!

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