La sanità pubblica dell’Isola è in grave crisi, gli ospedali di Petralia e di Sciacca rischiano di chiudere. E cosa fa l’Ars? Prepara 300 milioni di euro di clientele!

Questi 300 milioni di euro sono arrivati in Sicilia in forza dell’accordo Stato-Regione. Poiché è un accordo (sbagliatissimo) che regala allo Stato 9 miliardi di euro rubati al Fondo sanitario regionale siciliano, è logico che tali fondi debbano essere spesi in Sicilia per la sanità pubblica. Invece maggioranza e opposizione dell’Ars li vogliono utilizzare per clientele elettorali

“Gli ospedali non chiuderanno. Stiamo lavorando per individuare e attivare tutte le procedure indispensabili per la risoluzione delle carenze di organico nelle strutture di Petralia, sulle Madonie, e di Sciacca, nell’Agrigentino. Proprio ieri ho convocato e presieduto una riunione a Palazzo d’Orleans, alla quale ne seguiranno a breve altre, con tutti i soggetti coinvolti, fino alle determinazioni necessarie. Il problema, purtroppo, è strutturale: serve incrementare, nel lungo periodo, il numero dei medici impiegati nel Servizio sanitario regionale pubblico. Nel frattempo, utilizzeremo tutti gli strumenti in nostro possesso per scongiurare la chiusura dei due ospedali: lo dobbiamo a tutti i cittadini residenti in quei territori e nelle zone più periferiche dell’Isola”. Queste le parole del presidente della Regione siciliana, Renato Schifani. Già è surreale che venga presa in considerazione l’ipotesi di chiudere l’unico ospedale delle Madonie e l’ospedale di Sciacca. Eppure questo sta accadendo. Questo avviene, come leggerete appresso, mentre il parlamento siciliano si appresta a ‘immolare’ poco meno di 300 milioni di euro in clientele elettorali. Tutta la sanità pubblica italiana è in grandissimo affanno. In quasi tutta l’Italia mancano medici e infermieri. Il perché è noto a tutti ma non si deve dire. Passa la linea di un ‘grande’ giornalista di un ‘grande’ quotidiano italiano che, qualche anno fa ha detto a chiare lettere che lui bloccava le notizie negative sull’Unione europea. Perché lui è ‘europeista’ e non si deve scrivere e parlare male della Ue e delle porcate di questa fallimentare consorteria massonica. Il problema della sanità pubblica italiana è tutto qui: per pagare le ‘rate’ (leggere interessi sul debito) del truffaldino debito pubblico italiano da almeno un quindicennio e forse più i Governi italiani tagliano i fondi alla sanità pubblica. L’accelerazione ai tagli alla sanità pubblica è arrivata con il Governo di Mario Monti, a fine 2011. Se andate a leggere i dati scoprirete che i tre Governi successivi – Governo Letta, Governo Renzi, Governo Gentiloni- hanno tagliato fondi alla sanità pubblica. Non è vero che i Governi di Giuseppe Conte non hanno tolto fondi alla sanità pubblica. La spesa per la sanità con i due Governi Conte è aumentata, ma solo per la pandemia, mentre gli ospedali pubblici italiani, nei due anni del Covid, sono stati ulteriormente penalizzati, tant’è vero che milioni di cittadini non si sono potuti curare. Dallo scorso anno i tagli alla sanità pubblica sono ripresi. Per il 2024 l’attuale Governo di Giorgia Meloni prevede nuovi tagli.

Il ‘regalo’ del Governo Meloni ai medici pubblici, ovvero pagare gli aumenti delle retribuzioni dei medici pubblici previsti dal nuovo contratto di lavoro con i tagli alle pensioni future

Sbagliato, però, prendersela solo con il Governo Meloni. Come racconta da alcune settimane il segretario politico di Siciliani Liberi, Ciro Lomonte, l’Unione europea non ha nemmeno i soldi per pagare il Pnrr. Anche questa notizia – e torniamo al nostro ‘grande giornalista’ che nasconde le notizie – deve restare nascosta. L’Italia non ha ricevuto la terza rata del Pnrr pari a 18 miliardi e 500 milioni. Questa somma è arrivata ma è frutto di un ulteriore indebitamento. Di questa truffa ‘europeista’ del Pnrr e della guerra in Ucraina che sta affondando l’Unione europea (e quindi anche l’Italia) parleremo in un altro articolo. Oggi ci limitiamo alla sanità pubblica italiana, ricordando che sono in arrivo altri ‘regali’ per gli attuali medici pubblici del nostro Paese: i tagli alle loro pensioni. Conti alla mano, i medici che lavorano nel servizio sanitario pubblico italiano a partire dalla prima metà degli anni ’90 rischiano di ritrovarsi con una pensione decurtata di oltre mille euro al mese. Così ha deciso il Governo Meloni che non sapeva dove trovare i soldi per pagare i doverosi aumenti delle retribuzioni dei medici pubblici. In pratica, l’attuale Governo italiano sta pagando gli aumenti delle retribuzioni dei medici pubblici, previsti dal nuovo contratto di lavoro, con i tagli alle pensioni future. Si tratta, sotto il profilo finanziario, del gioco delle tre carte. Incredibile ma vero. I medici pubblici italiani l’hanno capito? Questa volta sembra di sì, tant’è vero che il prossimo 5 Dicembre sciopereranno. Non sappiamo in che termici si articolerà questo sciopero, dal momento che quello sanitario è un servizio pubblico. Ma già è un segnale importante.

In Sicilia esistono i sindacati dei medici? Esiste un Ordine dei Medici della Sicilia? Veramente dobbiamo assistere in silenzio allo scempio della sanità pubblica?

Questo lo scenario nazionale. Andiamo alla Sicilia. La cui sanità pubblica sta pagando un prezzo elevatissimo a causa dei 9 miliardi di euro che lo Stato, a partire dal 2007, ha scippato al Fondo sanitario regionale siciliano, con la connivenza di una politica siciliana che, invece di fare gli interessi di 5 milioni di siciliani, ‘para il culo’ a Roma. Di fatto, la politica siciliana ha regalato allo Stato i 9 miliardi di euro di fondi sanitari scippati al Fondo sanitario regionale dal 2007 ad oggi in cambio di alcune ‘briciole’, ovvero quattro soldi ‘pochi, maledetti e subito’ (300 milioni di euro). In questi giorni in quello che resta dell’Assemblea regionale siciliana si sta discutendo il disegno di legge sulle Variazioni di Bilancio. Da quello che abbiamo capito, i 70 ‘califfi’ dell’Ars, insieme con l’attuale Governo, si stanno dividendo una buona parte dei 300 milioni di euro arrivati da Roma in cambio della rinuncia della politica siciliana alla richiesta di restituzione dei citati 9 miliardi di euro strappati agli ospedali pubblici siciliani. Questi 300 milioni di euro – lo ricordiamo a tutti i siciliani e, in particolare, ai cittadini delle Madonie e ai cittadini di Sciacca e del suo circondario – sono stati erogati alla Sicilia per fronteggiare la gravissima emergenza che si registra negli ospedali pubblici della nostra Isola. Cosa stanno facendo, invece, i nostri 70 deputati di Sala d’Ercole? Maggioranza e opposizione, per l’occasione insieme all’insegna del consociativismo a 24 carati, hanno messo su un disegno di legge omnibus che non è altro che una sommatoria informe di clientele in vista delle elezioni europee del Giugno del prossimo anno. Invece di utilizzare questi 300 milioni di euro per gli ospedali pubblici siciliani in gravissima difficoltà, la politica siciliana si appresta a utilizzare la maggior parte di questi 300 milioni di euro per obiettivi che nulla hanno a che vedere con la sanità. Tutto questo mentre l’ospedale delle Madonie e l’ospedale di Sciacca sono a rischio chiusura. Ci chiediamo e chiediamo: ma in Sicilia esistono i sindacati dei medici? Esiste in Sicilia un Ordine dei Medici? Dobbiamo assistere in silenzio a questo scempio?

P. s.

Stasera vi racconteremo dove finiscono – naturalmente a nostro modesto avviso – i 9,5 miliardi di euro che ogni anno si spendono per la sanità siciliana (ammesso che siano ancora 9 miliardi e mezzo, ma di questo ne saprete di più stasera). Seguiteci.

Foto tratta da Buttanissima Sicilia

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