Ma a chi è venuto in testa di convocare i negoziati in Vaticano con la Russia ortodossa? Peraltro con l’Ucraina che vuole distruggere la Chiesa ortodossa? Dazi: Trump si è rotto i cabbasisi con l’Ue

L’ironia del Ministro degli Esteri russo Lavrov

Lo aveva anticipato ieri Dmitrij Peskov, portavoce del Presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin: “Non ci sono accordi specifici sui prossimi negoziati per una soluzione in Ucraina. Non sono stati raggiunti accordi in Vaticano per lo svolgimento dei negoziati sulla risoluzione ucraina”. Oggi il Ministro degli esteri russo, Sergej Lavrov è stato ancora più chiaro: la scelta del Vaticano come sede di negoziati è poco elegante. “Voglio solo dire – dice Lavrov – che non dovremmo sprecare le nostre capacità mentali elaborando opzioni che non sono molto realistiche, immaginando il Vaticano come una sede per i negoziati. Beh, direi che è un po’ poco elegante. Paesi ortodossi dovrebbero discutere su una piattaforma cattolica di questioni relative all’eliminazione delle cause profonde del conflitto. E una delle cause profonde è la tendenza verso la distruzione della Chiesa ortodossa ucraina”.

Ma chi è che, nella Santa Sede, si occupa di politica estera?

La responsabilità di questo ennesimo flop non può essere addebitata al nuovo Papa, Leone IV, che, con molta probabilità, è stato messo in mezzo dai globalisti dell’Unione europea dell’euro. Ricordiamo che sono Unione europea, NATO e Ucraina che stanno cercando disperatamente di fermare la guerra per un mese, per consenire alla stessa Ucraina di riarmarsi. E non hanno esitato a fari scudo con il Vaticano. Commettento peraltro un errore di ‘sintassi diplomatica’, offrendo come sede a un Paese di religione ortodossa la sede della Chiesa Cattolica. Non solo. Riuscite a immaginare un Paese ortodosso – la Russia – che tratta con un Paese come l’Ucraina che, come sottolinea il Ministro russo Lavrov, vuole distruggere la Chiesa ortodossa ucraina? Ma chi è che, nella Santa Sede, si occupa di politica estera?

La Russia non può trattare con Zelen’skyj e con l’Unione europea

Questo è il primo punto. Lavrov, che è un politico di grande esperienza e di sottole intelligenza, ha citato una formula che è stata più volte sottolineata da Putin: eliminare “le cause profonde” del conflitto in Ucraina. Le “cause profonde”, per chi ancora continua a non volerlo capire, sono due presenze: il presidente ucraino Volodymyr Zelen’skyj e l’Unione europea. Con questi due soggetti la Russia non può trattare. Di più: le trattative debbono partire dai risultati della guerra: la Russia ha vinto sul campo e si terrà le Regioni russe dell’Ucraina. Questo punto non è trattabile. E, in ogni caso, la trattativa non potrà avvenire con Zelen’skyj e con l’Unione europea. La Ue non ha fatto altro che ostacolare le trattative del presidente americano Donald Trump. E infatti lo stesso Trump non certo a caso ha scelto la giornata di oggi per comunicare che si è rotto i cabbasisi di trattare sui dazi doganali con l’Unione europea priva di stategie commerciali. E ha annunciato che, a partire dall’1 Giugno, le merci dei Paesi Ue, per entrare nel mercato americano, dovranno pagare dazi del 50%. Dichiarazione che ha fatto crollare le Borse europee. Quello di Trump è un ultimatum: gli ‘europeisti’ smuovano il culo e trovino tra di loro l’accordo su cosa offrire agli USA, alrime ti, come già accennato, si ‘sciropperanno’ i dazi del 50%.

La trattativa sui dazi tra Ue e America è una grandissima minchiata, perché ogni Paese Ue ha esigenze commerciali proprie: ogni Paese europeo deve trattare per i fatti propri

Trump ha ragione, perché non si può trattare con 27 Paesi Ue che hanno esigenze diverse e sono ‘comandati’ da una Commissione europea controllata dai tedeschi che vorrebbe convincere Trump a togliere i dazi sulle automobili tedesche. Qualcuno dovrebbe spiegare alla presidente della Commissione europea, Ursula on der Leyen, e al Cancelliere, naturalmente tedesco, Friedrich Merz, che all’America di Trump delle auto tedesche non gliene può fregare di meno. Gli USA debbono potenziare la propria industria automobilistica, altro che mantenere le auto tedesche! Ursula e Friedrich, per ripicca, appioppieranno dazi doganali del 50% ai prodotti americani esportati in Europa? Che lo facciano: a Trump non potrà che fare piacere, perché uno dei punti programmatici più importanti del suo programma di governo è lo smantellamento della globalizzazione. I soliti cialtroni ‘europeisti’ dicono che l’America di Trump si sta dando la zappa sui piedi. In realtà, è l’Ue che non ha una posizione sui dazi, perché, come già accennato, ha affidato tutto alla Germania che è concentrata sulle proprie auto. Trump, per essere ancora più chiari, ha dato all’Ue sette giorni di tempo per trovare un accordo commerciale con gli USA, tenendo fuori le auto tedesche.

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