Ma quali elezioni europee nel Giugno del prossimo anno, se andrà bene si voterà nel 2025 (ma non è detto che andrà bene con le guerre in corso)

E’ probabile che le elezioni europee previste nel Giugno del prossimo anno verranno rinviate di almeno un anno. Proviamo a raccontare il perché. Intanto ItaliaOggi e Ital Communicationsm, ‘numeri’ alla mano, raccontano che la Sicilia è ultima in tutto

In Sicilia quello che succede nel resto del mondo non conta. Non c’è da stupirsi, considerato che oltre il 50% dei siciliani, ormai da tempo, fa a meno della politica disertando sistematicamente le urne, proprio perché la politica siciliana è ormai incapace di ‘leggere’ la società siciliana. Rimangono ormai solo il voto clientelare di partiti e sindacati e un minoritario voto di chi non si è ancora rassegnato alla realtà. E la realtà siciliana la raccontano con i numeri ItaliaOggi e Ital Communications, in collaborazione con l’Università Sapienza di Roma, da dove viene fuori che, come qualità della vita, la Sicilia, in Italia, è ultima in tutto, con la sola eccezione della provincia di Ragusa che è un po’ meno indietro rispetto alle altri otto province dell’Isola. Ed è anche logico. La Regione siciliana, dal 2007 ad oggi, ha perso 9 miliardi di euro scippati al Fondo sanitario regionale, ha regalato allo Stato, nel 2015, circa 10 miliardi di crediti che vantava in massima verso lo Stato, e con la scrittura Azzeccagarbugliesca delle norne di attuazione dell’articolo 36 dello Statuto regala ogni anno allo Stato quote notevoli di gettito IRPEF e IVA che, a norma di Statuto, dovrebbero essere trattenuti dalla Regione. Non solo. Gli ospedali pubblici sono in sofferenza in tutta l’Italia ma in Sicilia siamo al delirio. Con l’attuale Governo regionale che, di fronte al dramma della sanità pubblica che non riesce a fronteggiare le liste di attesa, non trova di meglio che scaricare nelle tasche dei privati quasi 18 milioni di euro in vista di improbabili elezioni europee. Tutto questo mentre nelle Aziende ospedaliere siciliane mancano medici e infermieri, con turni massacranti per gli stessi medici e infermieri e con ospedali pubblici che ormai ‘risparmiano’ anche sui Cappellani. Un disastro economico, finanziario e sociale ora certificato anche da ItaliaOggi e Ital Communications. L’ascarismo della politica siciliana, nascosta dall’informazione, si prende la rivincita nella realtà…

L’unica ‘certezza’ nella Sicilia di oggi sono i 14 mila euro al mese circa che finiscono nelle tasche dei 70 deputati dell’Assemblea regionale siciliana. Due seggi in meno per la Sicilia alle elezioni europee?

Tutto precipita in Sicilia, tutto va a rotoli, a parte ovviamente i 14 mila euro al mese circa che si mettono in tasca i 70 deputati dell’Assemblea regionale siciliana. Completamente al di fuori della vita vera della Sicilia, i ‘califfi’ di Sala d’Ercole pensano già alle elezioni europee. In queste ore gli eredi siciliani di Silvio Berlusconi riuniti a Taormina si concentrano ‘narcisisticamente’ su un solo tema: le prossime elezioni europee che dovrebbero essere celebrate nel Giugno del prossimo anno. Nessuno ne parla ma sullo sfondo campeggia una notizia ‘drammatica’: i seggi al Parlamento europeo da sempre quasi tutti a disposizione della politica siciliana potrebbero passare da otto a sei. Questo perché la Sardegna ha chiesto ufficialmente la fine del collegio unico Sicilia-Sardegna (V Circoscrizione denominata Italia insulare). Motivazione: in Sicilia ci sono circa 5 milioni di abitanti, in Sardegna un milione e mezzo e ad ogni elezione gli 8 seggi disponibili vanno quasi sempre tutti alla Sicilia. La cosa più razionale è scindere i due collegi e assegnare 6 euro-seggi alla Sicilia e due alla Sardegna. Una prospettiva che non va giù alla politica siciliana che perderebbe due seggi. Per la cronaca, un eurodeputato costa in media, tra indennità parlamentare e fondi per i collaboratori, circa 60 mila euro al mese. Perdere due eurodeputati per la politica siciliana significherebbe perdere circa 120 mila euro al mese…

Da Borrell la doccia fredda per l’Unione europea

Naturalmente la politica siciliana non si occupa delle guerre. Se ne occupa invece Josep Borrell, rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza. Cosa dice Borrell? Che gli Stati Uniti d’America ridurranno drasticamente gli aiuti economici all’Ucraina in guerra contro la Russia. E che le spese saranno a carico dell’Unione europea. Borrell chiama i politici europei a confrontarsi con la realtà. In America è già iniziata una lunga campagna elettorale che si concluderà a fine Dicembre del prossimo anno con l’elezione del nuovo presidente USA. La guerra in Ucraina non finirà, a meno che la NATO decida di perdere la faccia: cosa molto improbabile. La controffensiva dell’Ucraina e di tutto l’Occidente che appoggia la stessa Ucraina è stata disastrosa. I russi non stanno avanzano: si limitano a bombardare acquedotti e centrali elettriche per costringere la popolazione ucraina – che rappresenta il 72% dei circa 44 milioni di abitanti dell’Ucraina – a riversarsi in Europa. Quindi la Ue non deve soltanto sostenere economicamente l’Ucraina in guerra contro la Russia ma si deve anche occupare dei profughi ucraini che sono già arrivati e dei profughi che arriveranno in Europa. L’Unione europea, come da tradizione ‘democratica’, non dà molte informazioni sui profughi ucraini presenti nell’Unione europea. Già in Europa si contano da 8 a 10 milioni di profughi ucraini. Ma da qui a Marzo ne potrebbero arrivare altri 10 milioni, forse 15 milioni, volendo anche 20 milioni. Occuparsi, contemporaneamente, di sostenere l’Ucraina in guerra e ospitare da 15 a 25 milioni di profughi ucraini non sarà una passeggiata.

Netanyahu e il suo esercito, a Gaza, vanno avanti come rulli compressori ignorando l’America di Biden

Tutto questo senza aver considerato quello che potrebbe succedere in Medio Oriente, dove Israele di Benjamin ‘Bibi’ Netanyahu ha sostanzialmente esautorato l’America di Joe Biden. Ricandidato alle elezioni presidenziali, Biden pensava, o forse si illudeva, di affrontare la campagna elettorale americana come il ‘salvatore’ e il ‘pacificatore’ del mondo. Ma Netanyahu e il suo esercito ignorano gli USA e, a Gaza, vanno avanti come rulli compressori. Anche se Cina e Russia non sembrano – almeno in questa fase – gettare benzina nel fuoco, un allargamento del conflitto in Medio Oriente con il coinvolgimento di una parte del mondo arabo, ovviamente contro Israele, sembra nelle cose. In questo scenario non possono essere escluse manovre su petrolio e gas, con effetti inflazionistici pesanti in tutto l’Occidente. Pensare che l’Unione europea possa celebrare le elezioni tra guerra in Ucraina, milioni di profughi ucraini in arrivo nella stessa Europa e guerra in Medio Oriente, con altri effetti negativi sull’economia mondiale, è improbabile. Molto più logico attendere l’esito delle elezioni americane del Dicembre del prossimo anno e provare a celebrare le elezioni europee nel 2025. Ma non è nemmeno detto.

Foto tratta da Socialist e Democrats

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